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“Nelle vigne di Nazareth Aglianico, Fiano e Nero d'Avola .. Enologo italiano consulente in Palestina e Israele” C'è un enologo italiano che sta portando i vitigni italiani in Palestina e in Israele e che fa da “flying-winemaker” per i salesiani di Betlemme e per un'azienda di Nazareth. Sta dando anche nuove speranze a ragazzi palestinesi che lavorano nelle vigne. Si chiama Riccardo Cotarella ed è uno dei più importanti tecnici dell'enologia italiana, impegnato in quattro progetti che, oltre a Palestina e Israele, interessano Russia, Francia, e Stati Uniti. La storia è raccontata dal sito specializzato www.winenews.it.
L'esperienza più coinvolgente, sicuramente sul piano umano per questo enologo umbro, proprietario insieme al fratello Renzo della Falesco, è quella che ha da poco intrapreso in Palestina e in Israele. Nel primo caso, si tratta di una consulenza fornita alla cantina Cremisan, situata a Betlemme e gestita dai frati Salesiani. Una cantina con una grande storia alle spalle, che nel passato aveva raggiunto anche una produzione di 700.000 bottiglie, un numero ragguardevole per una realtà produttiva così particolare. Cotarella ha riscoperto e mantenuto in produzione vitigni indigeni come i bianchi Handani e Yandali e come il rosso Argman. “Decisamente è l'esperienza che mi tocca più profondamente - spiega Cotarella a winenews - perchè si tratta di un progetto dai risvolti storici, religiosi e profondamente emozionali, arricchito da un'umanità, i ragazzi che lavorano in azienda sono tutti palestinesi, che specie in un periodo come questo, rappresenta una piccola ma solida speranza”. L'altra faccia di questo impegno in Terra Santa è un progetto che sta ascendo proprio adesso nella regione di Afula, non lontano da Nazareth, intorno all'azienda Hashool, 60 ettari circa a vigneto. “Qui la mia consulenza - spiega l'enologo umbro - è incentrata sui vitigni italiani, precisamente quelli campani, Fiano, Greco, Aglianico e Piedirosso, che sembrano adattarsi magnificamente al clima della zona. Anche in questa esperienza, però, oltre al fattore tecnico emerge una grande umanità: il mio collaboratore per l'Israele è un tecnico arabo, precisamente algerino, che si sta dedicando con grande passione a quest'azienda e guai a chi gliela tocca ...”.
Altro progetto in divenire (sono in corso gli impianti e la costruzione della cantina) è quello che Cotarella sta sviluppando in Russia, precisamente nei pressi del Mar Nero. 130 ettari a vigna nella zona di Anapa, di proprietà dell'uomo d'affari russo Andrej Dodko. “Un'esperienza che mi riporta dove si può dire è cominciato tutto - spiega Cotarella - e dove ho pensato di introdurre vitigni quali il greco, il Fiano, l'Aglianico, ma anche il nero d'Avola e il Primitivo”.
Ultimo in ordine di tempo (2008) la consulenza che l'enologo umbro ha in essere con Chateau Ste Michelle, forse la più importante azienda della Columbia Valley, che conta su oltre 2.000 ettari di vigneto. “L'azienda si distinguer specialmente per la produzione dei bianchi - spiega Cotarella - ma anche i rossi trovano una loro particolare espressione, compresi quelli ottenuti da vitigni italiani. Le condizioni climatiche sono molto estreme, siamo in una zona desertica, mitigata soltanto dalle acque del grande fiume Columbia. L'azienda è molto stimolante, specie dal punto di vista della ricerca - conclude Cotarella - collaboro, infatti, con un team di 12 enologi e lo scambio di esperienze è davvero molto stimolante”.
Più vecchie le consulenze francesi che Cotarella ha in essere fin dalla fine degli anni '90, come nel caso Chateau de Frausseilles a Gaillac, “una zona caratterizzata da un clima particolare - spiega Cotarella - molto favorevole a vitigni quali il Merlot, il Syrah e il Brocol, dalle caratteristiche assai simili al nostro Gaglioppo". Dal 2001 è consulente anche per tre Chateau bordolesi, precisamente Chateau Rollan de By, Chateau La Clare e Chateau Tour Seran, situati in Haut-Medoc "dove trovano grande espressività alcuni fra i più particolari vitigni del bordolese - aggiunge Cotarella - come il Petit Verdot e il Cabernet Franc”.
Insomma, una molteplicità di esperienze professionali davvero a tutto campo, si potrebbe dire, ma che Cotarella preferisce ricondurre sul piano della ricchezza di umanità: “è addirittura banale sottolineare l'importanza di queste esperienze dal punto di vista tecnico. Ma quello che mi attrae maggiormente, senza naturalmente nulla togliere agli altri aspetti, sono gli uomini, le loro culture, i loro caratteri così diversi eppure così simili. La curiosità, la voglia di scoprire ed imparare specialmente di coloro che si accostano per la prima volta al vino senza, diciamo , “inquinamenti”. Ti fa venire veramente la voglia di non andare mai in pensione”.

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