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Il Nuovo

Lo scontro Francia-Usa minaccia lo champagne: i contrasti fra le due sponde dell'Atlantico sull'Iraq rischiano di danneggiare le esportazioni francesi e tedesche negli Usa. Washington sta già studiando super dazi contro i vini e formaggi di Parigi ... La posizione “alternativa” di Francia e Germania rispetto agli Stati Uniti sulla crisi irachena sta dando una nuova centralità a Parigi e Berlino sul piano diplomatico; l’acuirsi dello scontro con Washington, però, ha già riportato in auge vecchi pregiudizi e caricature (americani cow-boy, francesi mangia-formaggio) e minaccia di danneggiare anche i rapporti commerciali tra le due sponde dell’Atlantico.

Secondo quanto riporta il Financial Times, gli industriali tedeschi – che temono un boicottaggio – stanno preparando una campagna mediatica, fatta di pubblicità sui giornali e incontri con gli investitori, per rafforzare i legami economici con gli Stati Uniti. Per la Bga, l’associazione che riunisce le aziende di grande distribuzione e gli esportatori tedeschi, ci sono “evidenti segnali” che gli scontri politico-diplomatici “cominciano a coinvolgere” gli scambi commerciali.

Ma soprattutto la tensione fra Parigi e Washington, aggravata da una diffidenza reciproca tra Chirac e Bush, diversissimi per età e indole, ha riesumato le vecchie tentazioni delle lobbies americane del settore alimentare. Così, alcuni deputati repubblicani hanno proposto di inserire nuovi dazi, elevatissimi, su prodotti tipici francesi, come vini pregiati, acque minerali e formaggi.

Lo stesso speaker della Camera, il repubblicano Dennis Hastert – secondo l’organizzazione degli importatori Usa di vino (Nabi) – “sta studiando la possibilità di imporre sanzioni commerciali contro i vini francesi”. E la settimana scorsa alcuni grandi investitori statunitensi hanno rifiutato di acquistare obbligazioni lanciate dalla società elettrica Legrand, perché “in questo momento non si può sostenere un’azienda francese.

Al contrario, sempre in parallelo con il risiko diplomatico, migliorano sempre più i rapporti fra Usa e Gran Bretagna, finora l’alleato più fedele e utile di George Bush; e infatti la Confederazione industriale britannica e l’Associazione per il commercio anglo-americano dichiarano una “maggiore disponibilità” all’ascolto da parte dei politici americani.

I tedeschi sono i primi a correre ai ripari: la Atlantic-Brucke ha acquistato un’intera pagina del domenicale del New York Times, in cui difende i vantaggi delle relazioni fra Washington e Berlino. Ma la battaglia del commercio è soo agli inizi.

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