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Il Riformista

Veronelli, l'anarcoenologo teorizza la rivoluzione dal basso con il sostegno dei new global ... Oggi e domani, al centro sociale la Chimica di Verona, Luigi Veronelli, 78 anni, padre nobile della critica enologica italiana, anarchico da sempre, socialista per un po' («Collaboravo ai Problemi del socialismo, la rivista di Lelio Basso. Ho lasciato perché non mi piaceva Craxi»), patrocinerà un «controVinitaly» incentrato sul tema dei prezzi esorbitanti del vino. E alla conferenza stampa di apertura del Vinitaly ha attaccato il ministro delle politiche agricole, Gianni Alemanno: «Che ha fatto per impedire la concorrenza sleale dei vini del terzo mondo, prodotti con metodi proibiti in Italia?». Che intende per terzo mondo? «Australia, Nuova Zelanda, California (dove si utilizza manodopera messicana pagata due dollari l'ora)» dice l'anarcoenologo. Perché ha puntato sui no global per il progetto del critical wine, il vino alternativo? «Da buon anarchico ho sempre frequentato i centri sociali, come il Ponte della Ghisolfa a Milano. E siamo in un momento in cui i grandi cambiamenti devono partire dal basso. I no global, anzi i new global devono partecipare. La mia proposta è il prezzo sorgente. I produttori devono indicare il prezzo di vendita all'ingrosso sulla bottiglia. Così il consumatore capisce che ricarico c'è sul vino».
Il prezzo al consumo esorbitante rispetto a quello all'ingrosso è un tormentone del settore agricolo, tornato in auge ora che l'enologia italiana, per la prima volta dopo tanti anni, è in crisi (Alemanno parla di «imbottigliamento»). «Capisco che un'enoteca di via Montenapoleone, dove un sommelier serve in bicchieri di cristallo, non può fare lo stesso prezzo di una trattoria di campagna - dice Veronelli - ma io che bevo deve essere in grado di valutare costo alla sorgente e ricarico». Qualcuno ha già aderito alla iniziativa? «Una delle principali enoteche di Milano stava stava per fallire, ha abbassato il margine di guadagno al 10 per cento. Non solo ha venduto tutto il vino che doveva smaltire. Ha anche avuto un grande rilancio. Alla fine della guerra, nel '46, dopo la Resistenza sono andato a Londra. Al Savoy c'era Luigi Carnacina che ti faceva pagare due uova una cifra. Cosa legittima perché il cuoco era Cesare Balestrieri. Sul vino no. Bevevi i Chateau Petrus non dico al prezzo di costo ma quasi. Questa è la strada da seguire».
Dopo il controVinitaly, il 30 maggio Veronelli terrà a battestimo il Dist, manifestazione sui distillati (grappe eccetera) al Leoncavallo (dove qualche mese fa ha portato Aimo e Nadia a cucinare), finalmente droghe legali nei centri sociali. «È una cosa seria. Ci saranno produttori da tutto il mondo. Vietnam del Nord, Corea compresi. E camerini dove mettendo due tre gocce di distillato in un macchinario si potrà sentire il profumo».
Anche se Alemanno alla conferenza stampa lo ha trattato da matto quasi non rispondendo alle sue domande, Veronelli resta il wine writer più prestigioso e soprattutto indipendente in Italia, fior di produttori fanno la fila per fargli assaggiare i loro vini, e le sue iniziative, critical wine, prezzo sorgente, controVinitaly eccetera, non sono fuori dalle logiche in cui si muove il mercato.
«Sono anarchico ma non antisistema» conclude Veronelli. «Detesto la violenza. In tutta la mia lunga vita non ho mai incontrato un anarchico violento e mi incazzo quando sento la tv parlare di attentati anarco-insurrezionalisti. Mi sa di invenzioni. Certo non tutti gli anarchici sono d'accordo con me sulla necessità di partecipare. Ma io ne sono convinto. Bisogna andare in tv, entrare nelle istituzioni. Ho sempre votato (ma sempre sbagliato). Praticamente tutti i partiti (tranne la Dc perché sono ateo). Alle ultime politiche ho votato Ulivo, lo voterò anche alle prossime anche se mi toccherà dare il voto a Occhetto».

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