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IL VELINO

Vinitaly, Winenews: bottiglie “da ricchi” non si ostentano, si bevono … Sembra finito il tempo in cui non era mai l’occasione giusta per aprire un barolo o un brunello, preziose bottiglie custodite gelosamente in cantina per anni, perché stapparle significava perdere il loro valore e non annoverarle più tra i propri “possedimenti”. Oggi, in tempo di neo-pauperismo post-crisi - fa sapere Winenews - si sta diffondendo una nuova filosofia di segno opposto: possediamo realmente un vino solo se lo abbiamo stappato, assaggiato e bevuto. Insomma, unicamente se diventa esperienza da socializzare. Un grande valore, quello della condivisione, che è sempre più raro, e che per questo diventa il più grande lusso possibile. Una nuova tendenza di cui si parlerà a Vinitaly, a Verona dal 7 all’11 aprile, evento di riferimento dell’enologia internazionale. Il lusso è alla portata di pochi, desiderato da molti, vantato da coloro che lo posseggono e che spesso, storicamente, l’hanno ostentato fino a farlo diventare status symbol. Ma cos’è il lusso oggi? La domanda è solo in apparenza retorica mentre nasconde, in realtà, pieghe e riflessioni che segnano probabilmente un cambio di prospettiva materiale e psicologica. Se il lusso in passato faceva rima con ricchezza e possesso (sinonimo di vere e proprie icone: dall’oro ai diamanti, dalle pellicce agli orologi, dal caviale allo champagne, tanto per citarne alcune che hanno fatto epoca), oggi il concetto di lusso cambia pelle. Perché se è vero che solo ciò che è raro può essere considerato un lusso, allora oggi è un lusso il tempo (sempre meno quello a disposizione di ognuno, in virtù di una società che da dinamica è diventata frenetica), lo spazio (inteso come ambiente salubre e bello in cui vivere, o comunque passare il tempo) e le esperienze, cioè la capacità di vivere e raccontare delle emozioni. In definitiva potremmo dire - proseguono da Winenews - che la società contemporanea sposta il concetto di lusso dal possesso all’esperienza. Meglio un viaggio in compagnia di una persona cara che un abito griffato e costoso. Questo è il nuovo paradigma che pare valere anche per il vino. Se anni fa l’acquisto, il possesso, il dono di una bottiglia “importante” poteva bastare, oggi solo chi ha provato l’esperienza di un grande vino può considerarsi soddisfatto. Ecco allora che pare finita, o comunque sulla via del tramonto, la voglia di possedere cantine sterminate (che seguono più le logiche maniacali del collezionismo che quelle del sano edonismo), tanto per i ristoranti e le enoteche quanto per i privati. Le scelte si fanno più personali, gli appassionati seguono la loro curiosità e il loro istinto, e preferiscono stappare le bottiglie piuttosto che conservarle per vantarne il possesso. Soprattutto, preferiscono condividerle con persone che riconoscono e apprezzano il valore di ciò che hanno nel bicchiere. Ci si spoglia del possesso, in nome di un nuovo minimalismo e di una ritrovata leggerezza, conservando gelosamente il ricordo di una degustazione memorabile, piuttosto che una bottiglia intonsa.

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