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Il Venerdi Di Repubblica

La bottiglia. Il Fontalloro, un Sangiovese che è una poesia… Un poeta: così Luigi Veronelli definì Giuseppe Mazzocolin. Uomo di cultura è certamente, docente di lettere antiche, e sul stio di Felsina non troverete solo dati tecnici ma anche citazioni di Mario Luzi, Henry James, Camus, Malaparte. Per noi, da molti anni, il professore è un punto fermo ala voce “estrema qualità”. Le sue opere (le bottiglie) parlano d a sole, un lungo racconto del territorio. Tutte. Ci limitiamo a illustrare un’etichetta, quella del Fontalloro (Sangiovese in purezza) come alto traguardo del meticciato. Nasce a Castelnuovo Berardenga, da un vigneto al confine sud del Chianti Classico, su una balconata a 410 metri che si allarga sulle Crete (qui le altre due vigne). Nella prima zona il terreno è calcareo e roccioso, nella seconda è ricco di limo, sabbia, piccoli ciottoli e sedimenti marini. L’union delle uve con due culli rivela tannini particolarmente nobili. Nato nel 1983 come semplice vino da tavola (oggi è Igt) ecco il Fontalloro nel bicchiere, vendemmia 2001. Rispetto al suo viaggio evolutivo è ancora un bambino. Rubino scuro il colore, bouquet intenso e profondo. Si sentono frutti rossi, sottobosco, funghi, terra e tabacco, mineralità, con sapore energico e austero. A Firenze da Monatti, a Roma da Bulzoni, Lucantoni e Trimani, sui 28 euro.


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