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Il Venerdi Di Repubblica

L’azienda che fa il miracolo: muta i bond (argentini) in vino… “I bond argentini? Beveteveli”. Non è la battuta di un risparmiatore al quale non resta che ridere. E’ proprio quello che un’azienda veneta propone a chi è rimasto avvinghiato nei tango bond. La trevigiana VinoNovo, con sede a Conegliano Veneto (non a caso la patria del Prosecco) offre infatti una sorta di baratto, titoli spazzatura in cambio di vino. “Ma garantiti da partner finanziari affidabili” assicurano i dirigenti dell’azienda. Funziona così: le obbligazioni emesse dall’Argentina vengono scambiate con vino sudamericano importato in esclusiva per l’Italia. In quantità pari al 75% del valore dell’investimento iniziale. Una trovata geniale. Figlia di un Nord Ovest che sarà pure in difficoltà davanti alla concorrenza internazionale e all’avanzata dei cinesi ma che è ancora una miniera di idee. La VinoNovo ha lanciato l’iniziativa attraverso una campagna pubblicitaria che ha assunto la forma di “comunicato ai possessori di obbligazioni argentine”. La ditta importa cabernet, sauvignon e chardonnay dal Cile e dall’Argentina. Un’attività che ha permesso ai titolari di entrare in contatto con imprenditori e operatori finanziari locali. Da questi rapporti è nata l’idea di “riciclare” le obbligazioni che dopo il default di Buenos Aires hanno perso quasi interamente il proprio valore. I risparmiatori (mezzo milione in Italia, almeno quattromila nella sola provincia di Treviso, secondo le stime delle associazioni dei consumatori) si sono trovati in mano carta straccia. O quasi. La ditta di Conegliano, tramite una partita di giro, rispedisce i bond al mittente. I risparmiatori, in cambio, si possono portare a casa bottiglie di vino scelte dal listino della ditta fino ad arrivare al 75% dell’importo delle obbligazioni restituite. In Argentina le obbligazioni vengono piazzate da un gruppo di operatori finanziari, partner dell’operazione: il mercato argentino sta ripartendo e i titoli di Stato si stanno rapidamente apprezzando, spiegano a Conegliano. Sui grandi numeri, dunque, conviene anche a loro. E ovviamente conviene ai risparmiatori. Certo, si portano a casa grandi partite di vino sudamericano. Ma per chi ha la possibilità di rivenderle o comunque di riciclarle (per esempio le piccole imprese con il cambio merci) è sempre meglio di quel 30% che il governo argentino ha proposto per riconvertire i bond in titoli di nuova emissione. C’è un’unica limitazione: l’operazione si può fare solo con l’obbligazione di cui si era chiesta la riconversione. Cosa ci guadagna l’azienda? “Siamo grossisti” spiega il direttore commerciale Umberto Teot “guadagniamo su grandi quantitativi, e poi facciamo conoscere il nostro nome e le nostre etichette, che ancora non hanno un grosso mercato. E’ un’operazione di marketing.” Pare comunque che l’interesse sia alto. “No, altissimo – sorride Teot – finora abbiamo chiuso una decina di transazioni, anche se per somme che non superano i cinquemila euro. Ma riceviamo un mucchio di telefonate. Vedrete che qualcuno, ben più noto di noi, proverà a rubarci l’idea”.

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