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Il Venerdi Di Repubblica

La bottiglia. Il Pinot nero sui colli marchigiani dai tempi di Napoleone. Dopo due secoli di soggiorno e buona prova di adattamento, dal 2000 gli viene data cittadinanza, sotto forma di Doc. A chi? Al Pinot nero di Pesaro, che si trova quasi tutto nella tenuta (80 ettari di cui 31 a vigna) della Fattoria Mancini. Ettore e Luigi, quinta generazione in attività, se lo sono trovati lì. Non l’hanno scelto come vitigno migliorativo, né per acchiappare i palati internazionali. Nel 1797 Bonaparte era passato da Pesaro per regolare i conti “con quel vecchio prepotente” (il papa Braschi). E da imperatore aveva piazzato nel 1805 Eugenio Beauharnais ad amministrare i beni sottratti alla Chiesa, tra cui terre e vigne. Habitat perfetto per il Pinot nero le colline di Roncaglia e Focaia. I Mancini l’hanno sempre amato e coccolato, nonostante le sue bizze la scarsa simpatia che ispirava ai contadini. Due le versioni impero: bianco (le fasi della trasformazione avvengono in barrique) e questo rosso. Il 2003 ci dà un bicchiere di tutta piacevolezza: colore non troppo intenso, limpido, bouquet quello sì intenso, gentile, dalla rosa canina ai piccoli frutti alle spezie. Sapore di bella eleganza e riconoscibilità. A Imola (Bologna) da le Lune, a Fano (Pesaro Urbino) da Biagioli, sui 21 euro. (arretrato del 22 dicembre 2005)

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