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Il Venerdi Di Repubblica

E Milano, alla fine della fiera, fa rinascere la Campionaria ... Nata nel 1922, morta nel 1990, la storica esposizione tornerà tra un anno. Puntando sul made in Italy di qualità. Quello che della Cina non ha paura. Anzi, la conquista... C’era una volta la Fiera campionaria di Milano. Attraversò il Novecento, divenne un appuntamento a cui portare i figli, un’esposizione dell’attualità e del futuro, capace di raccontare l’Italia dal 1922 al 1990. Poi chiuse i battenti, dispersa in mille mostre specializzate. Le fiere riservate agli operatori le diedero sepoltura. A sedici anni dalla sua fine, la Campionaria ritorna. “Per far sognare di nuovo gli italiani, perché Milano abbia di nuovo la sua Fiera, perché la Fiera torni alla sua magia” dice Ermete Realacci, presidente di Symbola, Fondazione per le qualità italiane, che, in accordo con Expocts-Fiera Milano, ha rilanciato la Fiera.
Si chiamerà Campionaria delle qualità italiane e si svolgerà nel novembre 2007. Non sarà come nel 1932, quando al Salone dell’Automobile venne presentata la Fiat Balilla. Non si passeggerà più fra mirabilia del futuro, come faceva Carlo Emilio Gadda, ingegnere e scrittore, che sempre nel ’32, così scriveva: “Ho ammirato il rubinetto Carloni, questa geniale invenzione di un uomo pratico ed esperto, che meriterebbe di essere più conosciuta e largamente adottata”. Ma, nella nuova Fiera ci saranno, per esempio, reti. Quelle prodotte in un paesino di 1800 abitanti al centro del Lago d’Iseo, Montisola: da qui esce il 60 per cento delle reti di calcio, pallavolo, pallacanestro, tennis o pallamano usate in Italia. E da qui sono uscite le reti per i Mondiali di calcio in Corea e Giappone.
E in Fiera ci saranno le candele prodotte da un’impresa artigianale di San Giovanni, in provincia di Rimini. Candele che a migliaia vengono esportate in Cina. La qualità delle materie prime che le rende atossiche ha infatti convinto anche i cinesi, i più grandi esportatori di candele del mondo. E se alla Campionaria non si assisterà più, come nel 1957, alla presentazione di una nuova materia plastica, il Moplen, che valse a Giulio Natta il Nobel, ci sarà invece la camapa: la produzione italiana è passata da cinquanta ettari a 1400 in quattro anni. Quanti altri esempi di qualità made in Italy verranno messi in mostra il prossimo autunno lo deciderà Symbola, fondazione che mette insieme personaggi provenienti dai mondi più diversi, in parte riuniti in un incontro che avrà luogo domani a Milano. Interverranno, fra gli altri, Alessandro Profumo di Unicredit, Diego Della Valle, presidente di Tod’s, e Domenico De Masi, sociologo e presidente del comitato scientifico di Symbola.
“E’ un termine greco antico” spiega Realacci. “I symbola erano due tessere spezzate che venivano usate come segno di riconoscimento. Solo quelle due parti potevano riunirsi. Per noi, significa: mettere insieme esperienze diverse che si uniscono solo perché accomunate dalla qualità. E’ quella che chiamiamo sft economy, un modello che non punta sulla quantità o sui bassi prezzi, ma sull’incontro fra sapere e innovazione, mantenendo coesione sociale e qualità di vita. Ciò che rende l’Italia unica. Per questo rilanciamo la Campionaria. Per far sognare gli italiani con ciò che veramente li rende forti e competitivi nel futuro”.
(arretrato de Il Venerdi di Repubblica del 15 dicembre) 

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