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Il Venerdi Di Repubblica

Il Tocai friulano perde il nome, ma non la nobiltà ... Oggi solo il vino ungherese può chiamarsi così. Questa etichetta Colle Duga 2006 è l’ultima (e gloriosa) superstite... È forse il primo caso che ricordiamo: il riconoscimento dei tre bicchieri del Gambero rosso Slow Food non ha fatto impennare il costo di questo Tocai friulano. Si, anche per la vendemmia 2006 mantiene il suo nome, essendo stato imbottigliato ed etichettato in tempo utile per non incorrere nei castighi delle disposizioni europee: Tocai si può chiamare solo il vino ungherese. Condividiamo l’amarezza degli amici friulani: dover ribattezzare il Tocai è come cambiar nome a un parente, a uno di casa.
Colle Duga, alias Damian Princic, si fa riconoscere non solo per la qualità dei suoi vini (tutti d’alto livello) ma soprattutto per la coerenza e la serietà delle scelte. Virtù ereditate da papà Luciano e nonno Giuseppe, che prima di lui hanno curato il vigneto di Zegla, a Cormons.
Terre benedette da Bacco, curate come giardini. Quasi monumentale il Tocai 2006 per intensità, struttura, titolo alcolico: 15 gradi non voluti né cercati. “Questo ci ha dato l’annata, questo prendiamo”. All’assaggio, la potenza va a braccetto con l’incanto dei profumi: erbe, fiori, frutti estivi (e, si, c’è il ricordo di mandorla).
IL sapore è ben legato, avvolgente, di lunghissima persistenza. A Udine alla Casa degli Spiriti, a Roma da Bulzoni e da Trimani, sui 12 euro. Non molti, per un capolavoro.

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