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Il VenerdÌ Di Repubblica

Vendemmia 2010 ... Le botti saranno piccole ma il vino sarà più buono... Sempre che il tempo regga sino alla fine di settembre, però. È l’unica minaccia che incombe su un’annata d’antan: piogge e temperature stagionali nella norma hanno garantito ottimi raccolti. A cominciare dal Piemonte, una delle “bottiglie” d’Italia... Roero (Langhe). Sarà una vendemmia d’antan, questo 2010, in Piemonte. Una vendemmia come quelle di vent’anni fa, quando l’effetto serra era ancora preoccupazione degli scienziati e le stagioni seguivano ritmi, diciamo così, tradizionali. Così è stato quest’anno, tra le colline di Langa e quelle del Roero, nel Monferrato e nel Tortonese. Perché, spiegano i produttori, d’inverno è nevicato, in primavera è piovuto quando doveva (forse anche un po’ di più) e l’estate è stata quasi sempre mite. Ma anche se le condizioni sono favorevoli, nessuno si sbilancia però a dire quanto buono sarà il vino che, tra uno o dieci anni, berremo. “Una vendemmia si può giudicare solo dopo che l’uva è nelle botti, anzi quando il vino è in bottiglia. È inutile cercare di spacciarle tutte come quello del secolo. Sono bluff che non pagano” dice Bruno Ceretto, che insieme al fratello Marcello forma una delle coppie più famose del vino piemontese. Li chiamano i Barolo Brothers, ma il nome è riduttivo perché Barolo e Barbaresco formano solo una piccola parte della loro produzione che copre anche il Roero e la zona del Moscato. Certo i loro Baroli sono grandi e l’ultimo nato, il Cannubi San Lorenzo, figlio di uno dei cru più famosi di Langa, verrà messo in vendita solo dieci anni dopo la vendemmia e solo nelle annate eccezionali. A prezzi d’affezione. I Ceretto sono però anche gli inventori del Blangé, un vino che è diventato un mito, poco amato dai critici e molto dai consumatori e che ha fatto rinascere un’intera zona del Piemonte, quel Roero che era sempre stato considerato il fratello minore delle Langhe. Un vino bianco, un arneis, il Blangè: per i suoi 25 anni, in primavera, i fratelli Ceretto hanno organizzato una grande festa. “Come sempre” spiega Bruno “l’arneis è il primo vino che vendemmiamo. Le uve sono in cantina e i segnali sono ottimi. Come per il moscato”. La vendemmi sta per iniziare anche a Volpedo, il paese che ha dato nome e natali al pittore del Quarto Stato, Pellizza da Volpedo appunto. Qui, a pochi passi dalla piazza dove il famoso quadro fu ambientato, ci sono le vigne di Walter Massa, leader dei “Vignaioli Indipendenti”, uno dei grandi anarchici dell’enologia italiana. E’ stato lui a rilanciare un’uva, bianca anche questa, che era quasi dimenticata, il Timorasso e che oggi è nel Gotha dei vini italiani. “Abbiamo avuto tanta acqua, qui sulle colline di Fausto Coppi e poi vento che ha impedito all’uva di marciare. Così la vite è bellissima e se avremo ancora dieci giorni di sole la prossima sarà una grande vendemmia: con vini freschi, di bella acidità, che faranno un grado in meno rispetto alla moda degli ultimi anni”. Se le uve bianche sono già quasi tutte in cantina, per quelle rosse bisognerà aspettare ancora qualche settimana: d’altronde il vitigno da cui nasce il Barolo si chiama nebbiolo proprio perché matura con le prime nebbie dell’autunno: “Credo sarà un’ottima vendemmia”dice Roberto Voerzio, produttore di bottiglie che da La Morra, vengono esportate in tutto il mondo, “i vini avranno mordente”. “Stamattina passeggiavo in vigna” conferma Sergio Germano, altro grande barolista a Serralunga, “e vedevo una vite straordinaria: foglie, frutto, avremo grandi aromi nei rossi come nei bianchi”. Aspettando che i grandi vini siano in cantina, e che arrivino i primi tartufi, il turista che vada in Langa per un weekend in questo fine settembre potrà riempire le giornate anche con la visita al WiMu, il Museo Internazionale del vino, inaugurato appena pochi giorni fa, nel castello di Barolo: un grande gioco virtuale (ma alla fine si possono anche degustare e acquistare ottime bottiglie) che si dipana nelle sale del maniero dove visse Silvio Pellico, creato da Francois Confino, l’architetto-illusionista svizzero che è già stato il padre del museo del Cinema di Torino. Unica nota stonata, in questo 2010, il crollo dei prezzi dei vini piemontesi: l’uva barbera, uno dei simboli della regione, si vende ormai a 30 centesimi e due settimane fa centinaia di vignaioli sono scesi in piazza ad Asti per protestare e chiedere aiuti. Anche il Barolo non se la passa benissimo: negli ultimi mesi c’è stata una ripresa del mercato internazionale, ma quello nazionale è ancora in crisi. “Il giro d’affari negli ultimi anni è calato del 30 per cento” ammette Voerzio “ma puntiamo sui nuovi mercati, come la Cina. E poi non dobbiamo preoccuparci perché i nostri sono vini che migliorano col tempo: abbiamo dieci anni per venderli”.

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