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Il Venerdi Di Repubblica

Un bianco di mare, da amare ... Molto racconta l’etichetta: il campanile di Manarola, il mare, la costa a precipizio, l’asinello che carica i cesti d’uva, la barca per il trasporto sotto costa. Non dice l’immensa fatica del coltivare la vigna sulle piccole terrazze rubate alla roccia. A ragione, il Cinque Terre è nel catalogo “vini estremi” ed è consolante che, tra mille difficoltà, vi sia un fiorire o rifiorire di aziende (minime, micro) che lo producono. Forlini Cappellini, una delle firme classiche, lo fa da sempre. Germana e Alberto, aiutati dal figlio Giacomo, curano il loro ettaro di vigna suddiviso in ben sei lotti. Producono anche il leggendario Sciacchetrà (e Io tengono cinque anni in cantina) ma in quantità da contagocce e solo nelle annate giuste (ancora reperibili 2005 e 2003). Ma è il bianco secco a scrivere la storia dei Forlini Cappellini e il loro vino di mare, e da amare. Luminoso, delicato di profumi (fiori bianchi, frutti estivi, erbe di macchia, note minerali) e al palato schiettezza e fragranza, finezza e armonia. Gran bel bicchiere, di personalità. A Milano alla Bottega dell’arte del vino, ad Anzio (Roma) all’Enoteca Del Gatto, sui 18 euro.

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