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Il VenerdÌ Di Repubblica

Il Prosecco italiano ora punta sull’Unesco ... Valdobbiadene vuole diventare patrimonio dell’umanità ... È l’aperitivo per eccellenza, È ideale con secondi, ottimo con il dessert, Gusto intenso, colore paglierino, amato negli Stati Uniti e apprezzato in Germania, il prosecco italiano prende vita tra le colline al confine tra Friuli Venezia Giulia e Veneto nell’area di Valdobbiadene e Conegliano, in provincia di Treviso, in un paesaggio unico fatto di filari che scendendo verso il Piave. Tra questi colli, già nel 1876, nacque la prima scuola enologica italiana, Ed è sempre qui che ha avuto origine il Conegliano Valdobbiadene prosecco superiore riconosciuto con la Docg nel 2009, Paesaggio e bollicine che ora aspirano a diventare patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Le carte sono tutte in regola: colline ricamate dai vigneti, borghi storici che non sono stati stravolti da abusivismi o brutte ristrutturazioni e una viticoltura basata ancora sul lavoro manuale, soprattutto lungo i terreni scoscesi, le cosiddette “rive”, da cui nascono le piccole produzioni di qualità. La candidatura e lanciata e il “paesaggio culturale” del Prosecco è stato inserito nella Tentative list italiana. Un successo che si affianca a quello commerciale del Consorzio. Lo scorso anno, le 166 case spumantistiche hanno prodotto un giro d’affari di 420 milioni di euro con quasi settanta milioni di bottiglie distribuite. Tra i grandi produttori c’è la Cantina Vai d’Oca che riunisce 550 soci e oltre 770 ettari di vigneti. Una struttura nata nel 1952, quando, dopo la tragedia della guerra, un gruppo di viticoltori decise di unire le forze per superare le difficoltà. Oggi la Cantina produce circa dieci milioni di bottiglie Tra queste anche il Valdobbiadene Superiore di Cartizze, il celebre Cru che riguarda poco più di cento ettari di vigneti centenari racchiusi tra i pendii di San Pietro di Barbozza, Saccol e Santo Stefano di Valdobbiadene.

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