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Il VenerdÌ Di Repubblica

Sentimentale e ribelle, quella Freisa è un sorriso quotidiano … Un Barolo è un Barolo. un Barolo, un Barolo. Sedata, se non finita, la questione tra conservatori e modernisti, galleggiano lievi i nomi indimenticabili di chi ha contribuito al prestigio del grande vino. Come Bartolo Mascarello. Oggi Maria Teresa è al posto del papà. Ne ha assorbito la filosofia e l’onestà del pensiero, limpido e colto. Si è formata una “famiglia di lavoro”: in cantina Alessandro Bovio, in ufficio Silvia Rinaldi. Non ha ampliato la vigna, sempre cinque ettari sono, e le etichette sempre le stesse: un solo Barolo, sinfonia di vari appezzamenti, intramontabile. Più Nebbiolo, Barbera, Dolcetto. E Freisa, “illustrata” da un carosello di calici alzati a firma di Bartolo. È un vino della memoria, un sorriso quotidiano. Bloccata la fermentazione con un minimo residuo zuccherino, rifermenta poi in bottiglia. Esce sul mercato dopo due anni dalla vendemmia. Stappi ed è mosso (non frizzante) quanto pare a lui. È un bicchiere sentimentale e ribelle, che profuma di viola e di piccoli frutti, ha ottima struttura, gusto invogliante e talora severo. E non è tiepido l’amore di chi lo ama. A Torino da Grandi Bottiglie, a Milano da Cotti, a Roma da Trimani sui 17/19 euro.

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