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Il VenerdÌ Di Repubblica

La bottiglia ... Botte grande per bouquet piacevolmente complesso Se il Barolo avesse una cattedrale, si chiamerebbe Cannubi. Pensate che in una casa di Bra si conserva una bottiglia con su scritto “Cannubi
1752”. Ignoto il produttore, sorprendente il riconoscimento del cru già prima che nascesse il Barolo. Sì tratta di 15 ettari in totale, di cui due dal 1935 appartengono ai Damilano. L’attività in vigna risale al 1890, con Giuseppe Borgogna, poi il genero Giacomo. Dal 1997 al timone un trio:
Guido, Paolo e Mario. Agronomo Giampiero Romana, enologo Alessandro Bonelli, consulenza di Beppe Caviola. Le vigne, 53 ettari, si estendono oltre il territorio della Docg, il che significa Barbera, Nebbiolo, ma anche Spumanti. È il Barolo la specialità della Casa. In cinque versioni per altrettanti crus: Brunate, Cerequio, Liste, Cannubi e Cannubi 1752. C’è poi Lecinquevigne, Barolo blend di cinque diversi vigneti dei comuni di Barolo, Monforte, Novello e Grinzane. Ecco il Cannubi 2010: sarebbe meglio lasciarlo ancora un po’ in bottiglia, ma i barolisti curiosi Io bevono già oggi. Matura in botte grande e s’affina in bottiglia per un anno. Bouquet piacevolmente complesso (fiori secchi, frutti scuri, ferro, spezie dolci) è elegante e corposo al palato, equilibrato e morbido. A Giussano (Milano) da Consonni, a Torino da Rosso Rubino sui 58/60 euro.

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