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Il VenerdÌ Di Repubblica

Investire brindando:
puntare sul vino
rende più delle azioni ... Se avete qualche soldo da parte, lasciate perdere investimenti
e case, comprate vino. Può
sembrar un po’ azzardata come strategia di gestione risparmio ma
potrebbe rivelarsi molto redditizia.
Una recente ricerca di Mediobanca,
commissionata dal produttore Ornellaia
e che ha coinvolto anche Censis e Liv-ex (la Bibbia delle quotazioni per le etichette di prestigio) ha rivelato come l’investimento di denaro in vino si sia rivelato del 160 per cento più redditizio degli investimenti tradizionali. “Un euro investito in vino nel 2001” si legge nella ricerca “è cresciuto a
5,4 euro a inizio 2016 mentre lo stesso
euro, investito in Borsa si sarebbe invece
tradotto in un capitale finale di 1,6 euro”.
Una crescita sostenuta dall’espansione del settore ai nuovi mercati, primo fra
tutti la Cina dove, dal 2010 a oggi, i consumi di vino sono cresciuti del 136 per cento e sono state vendute quasi due miliardi di bottiglie. Un investimento, quello nei vini, che oltre a rendere molto, piace ai
risparmiatori italiani: secondo quanto rilevato dal Censis, gli italiani, per il 30,6 per cento vorrebbero investire in vini, preferendo questo settore alle aziende informatiche o alle multinazionali. Peccato però che il loro desiderio rischi cli rimanere tale, dal momento che, in Italia non esiste una Borsa dei Vini e solo due aziende, Italian Wine Brands e Mani, sono quotate a Piazza Affari.
Oggi chi vuole mettere i suoi soldi “in botte” ha davanti a sé solo due strade: o comprare bottiglie pregiate aspettando che il tempo ne aumenti il valore (oltre al vini italiani più famosi, come Barolo e Amarone, Brunello, anche i francesi e i californiani tendono a rivalutarsi moltissimo) oppure, più prosaicamente, comprare quote di fondi di investimento dedicati, come il Wine Investinent Fund di Londra o i lussemburghesi Noblè Crus e Vin the Edge, quest’ultimo specializzato in etichette italiane e aspettare che, come il buon vino, che invecchino bene.

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