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Il Venerdì Di Repubblica

La bottiglia … Alberico Boncompagni Ludovisi era chiamato “il principe sul trattore”. Principe (di Venosa) lo era, e sul trattore andava volentieri. Nel 1946 aveva piantato un vigneto sull’Appia Antica. Vitigni francesi: Semillon, Cabernet Sauvignon, Merlot. Per il Fiorano rosso aveva chiesto i consigli di Tancredi Biondi Santi e Giulio Gambelli. Il vino, paragonato a un Sassicaia cresciuto più a sud, era tra i preferiti di Veronelli: “Ti incanta al primo sorso, scava un solco nella memoria”. Uomo geniale, anche bizzarro, dieci anni prima di morire, cioè nel 1995, Alberico decise di espiantare le vigne senza mai spiegare il perché. Oggi la fattoria di Fiorano è rinata. Parte dell’eredità è andata a tre nipoti: Allegra, Albiera e Alessia Antinori. Alessia, laureata in enologia, è quella che se ne occupa più da vicino. La tenuta comprende 19 ettari ma all’inizio (vendemmia 2010) si è lavorato su quattro filari a Cabernet Sauvignon e quattro a Merlot. Poche bottiglie, leggermente cresciute nel 2011: sono 1.650 in tutto, numerate a mano. Il vino matura in legno non nuovo per due anni, cui seguono 18 mesi in bottiglia. Intenso nel colore e nei profumi, frutti e spezie non nascosti dagli aromi del legno, al palato è ricco, armonioso, avvolgente, di classe. Qui Roma, a voi Bordeaux. A Giussano (Monza Brianza) all’enoteca Dall’enologo, a Roma da Trimani sui 73/79 euro.

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