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L'ECONOMIA CENTRO - CORRIERI

Il 2005 sarà un buon anno: parola di produttore…Sembrerà strano, ma il sondaggio di Winenews.it, condotto sull’attuale congiuntura del mercato del vino in Italia, approda a un risultato sorprendente e del tutto atipico. Infatti, delle 50 aziende interpellate, posizionate nella gamma medio-alta del mercato, il 70% ha dichiarato di aver incrementato il proprio fatturato nel 2004. E la stessa percentuale si dichiara altrettanto ottimista per il 2005, scommettendo su una tendenza al rialzo dei propri ricavi. Per il 50% delle imprese intervistate, il positivo bilancio del 2004 è dovuto, in larga misura, alla domanda del mercato, con una prevalenza di quello nazionale (per il 35% degli intervistati). Mentre le previsioni ottimistiche sul 2005, vedono sì un ulteriore crescita della domanda,, ma con una netta prevalenza di quella proveniente dall’estero (55% dei pareri espressi).
Per quel che riguarda i canali di vendita, il sondaggio ha messo al primo posto quello del commercio specializzato (per esempio, enoteche e gastronomie), seguito dalla grande distribuzione organizzata. E per il 2005 il trend, secondo gli addetti ai lavori, è destinato a proseguire nella stessa direzione. Ma i produttori di vino del centro Italia concordano con la visione del mercato emersa dal sondaggio? “Nel 2005 si farà di certo un po’ meglio, poiché l’economia non è del tutto bloccata”, spiega Marco Caprai, dell’azienda umbra Arnaldo Caprai. “I risultati del sondaggio, però, vanno letti alla luce della loro incidenza sull’intero comparto vino. Evidentemente, le aziende che hanno lavorato e continuano a lavorare con serietà, ottengono dei buoni risultati. Dall’altra parete, come il campione delle aziende intervistate fa intuire, nei momenti di crisi il mercato finisce per premiare le imprese che hanno più storia, più presenza e più visibilità grazie al brand”. Enrico Viglierchio, della società toscana Castello Banfi, focalizza la sua attenzione sulle dinamiche di mercato”. “In effetti, esiste un’apertura confortante dei mercati, specie quelli asiatici” sottolinea Viglierchio, “che mandano segnali incoraggianti con tassi di crescita di buon livello. Invece, quello interno sta attraversando ancora un momento di stagnazione, con un incremento in volume, ma una diminuzione in valore, privilegiando i vini di fascia medio-bassa. Discorso a parte merita il mercato europeo, dove i segnali di crescita restano piuttosto deboli, mentre gli Stati Uniti restano una buona piazza, nonostante i problemi derivanti dal cambio. Non dimentichiamoci, però, che il primo Paese esportatore resta l’Australia.

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