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LA REPUBBLICA - AFFARI & FINANZA

Primi negli Usa, ma servono nuovi sbocchi. Nonostante la concorrenza sempre più agguerrita, soprattutto degli australiani, le nostre aziende sono al top nella classifica delle vendite negli Usa. L'imperativo, però, adesso è quello di conquistare altre aree e di far crescere la domanda interna ... Il mondo del vino è diventato il campo di una grande guerra battuta mondiale: la produzione della Spagna è passata da 30 a oltre 43 milioni di ettolitri, quasi 50 nel 2005 e le sue esportazioni sono aumentate del 10%. L’Australia ha quasi triplicato in dieci anni la sua superficie vitata e oggi produce circa 15 milioni di ettolitri all’anno, di cui 75% esportati. Quattro aziende, dicono le rilevazioni Assoenologi, fanno il 70% dell’imbottigliato. Il Cile in pochi anni è passato da 4 a 7 milioni di ettolitri: nel 2000 ne esportava il 60%, quota che, secondo le stime Assoenologi, arriverà a 80% entro la fine del 2005. E l’Italia? Le nostre esportazioni sono cresciute del 10% sia in valore che in volume e il vino costituisce il 50% del nostro export agroalimentare in Canada, il 40% negli Usa e Giappone. E in Italia? Nel 2003, anno di grande crisi dell’export ha fatto segnare un crollo. I tassi di crescita attuali contribuiscono a riassorbire il terreno perso, ma ancora non abbiamo riconquistato tutte le posizioni di partenza. Si dice da più parti che il nostro mercato è in crisi, Ma in netta controtendenza appaiono le valutazioni dei produttori. Su 50 grandi aziende interpellate da WineNews - fra le più importanti del settore e posizionate nella gamma medio/alta della segmentazione di mercato - i fatturati risultano in crescita nel 70% dei casi e la stessa percentuale si dichiara ottimista per il futuro, scommettendo che anche questa tendenza si manterrà nell’anno in corso. La fascia più alta del mercato, appunto, proprio quella che in Italia è stata invece a lungo sacrificata. E’ qui che bisogna riposizionarsi, secondo Angelo Gaja, grande produttore di Barolo e Barbaresco, molto apprezzato in Usa. Come? Imparando dagli americani che hanno fiutato per tempo la tendenza. «Sembra che Costellation Brand abbia dato una scampanellata al mercato», ha dichiarato Angelo Gaja proprio nei giorni scorsi facendo notare come il gruppo americano stia facendo shopping di cantine che producono esclusivamente premium wine, vini di eccellenza. A partire dalle nostre, come Mondavi, Ruffino e Ornellaia.

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