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Maschio, fra i 20 e i 25 anni, abitante nel Nord est: l'identikit del giovane italiano che abusa di alcol ... Il 77% dei giovani italiani fra i 15 ed i 24 anni consuma alcol ma la percentuale di abuso è del 7% se consideriamo quanti ammettono di bere fino ad ubriacarsi almeno 3 volte a settimana. Percentuale tuttavia molto lontana da quella dei ragazzi danesi (36%) inglesi o finlandesi ma con le stesse componenti di vulnerabilità psico-biologica individuale che sono alla base dei comportamenti eccedentari: un mix di fattori genetici e sociali esplosivo. Saperli riconoscere nei giovani significa poter agire in tempo e quindi riuscire a prevenire l'abuso di alcol.

La dimensione del fenomeno ed il ruolo della vulnerabilità psico-biologica nei comportamenti di abuso e dipendenza sono stati illustrati questa mattina a Roma, presso la Fondazione Santa Lucia, nel corso di un incontro promosso dall'Osservatorio Permanente sui Giovani e l'Alcool in collaborazione con la Fondazione S.Lucia IRCCS e le Cattedre di Neurologia e Psichiatria dell'Università di Roma Tor Vergata.

"In Italia - ha evidenziato il prof. Enrico Tempesta, presidente del Comitato Scientifico dell'Osservatorio Permanente sui Giovani e l'Alcol - sono presenti fattori culturali protettivi che portano i giovani a disapprovare e ad escludere dal loro gruppo il coetaneo che eccede e si ubriaca".

L'identikit di chi eccede nel bere in Italia è rappresentato da queste caratteristiche: Maschio, con un'età fra i 20 ed i 25 anni ed abitante nel Nord Est. Tra le bevande più richieste ci sono gli aperitivi, gli alcolpop (32,7%) e gli amari (5,4%) (fonte ISS). Le ragazze sembrano preferire vino e aperitivi mentre i ragazzi la birra. Le stesse preferenze sono presenti nei giovani francesi, secondo quanto illustrato, nel corso dell'incontro, da due ricercatrici francesi che hanno riportato i dati di una ricerca condotta su un campione di ragazzi francesi.

"I giovani - secondo Laure Com-Ruelle, Direttore di Ricerca dell'Institut de Recherche ed Documentation en Economie de la Santé (Irdes) e Nicole Leymarie, Direttore Generale dell'Institut de recherches Scientifiques sur les Boissons (Ireb) - bevono per il gusto di farlo, per socializzare e solo in minima parte per seguire una moda". Il loro studio ha evidenziato interessanti differenze di genere nei comportamenti di abuso e di dipendenza. Nei maschi è la socializzazione a favorire il consumo frequente di alcol, bere significa essere indipendenti e sentirsi maggiormente accettati nel gruppo. Per le femmine, invece, il bicchiere di alcolico è spesso legato a una difficile comunicazione in famiglia, a stati di disagio e di depressione.

"L'alcolismo nei giovani si può prevenire - ha sottolineato il prof. Tempesta - ma per riuscirsi dobbiamo individuare, soprattutto nella prima e seconda infanzia, i comportamenti che sono predittivi".

A spiegare quali sono questi comportamenti predittivi è stato C. Robert Cloninger della Washington University. Secondo lo psicobiologo americano i sistemi neurologici alla base dei comportamenti di ricerca e di dipendenza da sostanze sono gli stessi che regolano le capacità individuali di adattarsi alle novità, agli stimoli avversi e alle ricompense.

Secondo Cloninger è possibile delineare due tipi di alcolismo. L'alcolismo di tipo I, caratterizzato dalla perdita di controllo nel bere e da un inizio tardivo, ed il tipo II, ad inizio molto precoce, dove alla ricerca compulsiva dell'alcol si associano comportamenti antisociali. Il soggetto di tipo I ha una personalità ansiosa e cerca di sedare le sue paure e la sua difficoltà a gestire lo stress ed il confronto con gli altri nell'alcol. Questo tipo di alcolismo inizia dopo i 25 anni e si sviluppa lentamente. Il soggetto di tipo II, prevalentemente maschio, è spinto dal desiderio di esplorare continuamente nuove emozioni ed esperienze, ha molto spesso una familiarità di depressione e/o alcolismo e la sua compulsività all'alcol o ad altre sostanze d'abuso comincia già in età adolescenziale.

"I dati ci dicono - ha aggiunto Tempesta - che i figli di alcolisti sono più soggetti all'abuso, è un fattore di vulnerabilità forte di cui dobbiamo tener conto. Ci deve essere da parte di tutti, in prima linea la scuola, attenzione ai comportamenti a rischio. In questo modo, senza passare per il proibizionismo indiscriminato, possiamo riuscire a guardare alle singole realtà, all'individuo e a prevenire l'abuso".

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