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VINO & RELIGIONI

Vino simbolo di unione tra l’uomo e Dio e di condivisione nel Cristianesimo come nell’Ebraismo

Nel segno del dialogo interreligioso, un convegno nella Chiesa e Convento di San Francesco della Vigna a Venezia ha messo a confronto le due religioni
CRISTIANESIMO, EBRAISMO, RELIGIONE, Italia
Il vigneto del Convento di San Francesco della Vigna di Venezia

C’è il calice di vino dell’Eucarestia nel Cristianesimo, e ci sono i quattro calici del Sèder della Pasqua, il calice per il Qaddish, la santificazione, dello Shàbbat, il sabato, e quello delle feste nell’Ebraismo: tutti sono simbolo di unione tra la terra ed il cielo, tra l’uomo e Dio, e di condivisione. “Benedetto tu, Signore, nostro Dio, re del mondo, creatore del frutto della vite” è la benedizione recitata sul calice nel Qaddish nella religione ebraica, secondo la quale, quando Dio accoglierà i giusti, lo farà con il vino dei grappoli dell’albero da cui Eva colse il frutto proibito, che per i Maestri d’Israele era una vite. “Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’Universo: dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo vino, frutto della vite e del lavoro dell’uomo; lo presentiamo a te, perché diventi per noi bevanda di salvezza”. Sono i punti in comune tra le due grandi religioni ribaditi nel convegno “Valore e significato del vino nella religione ebraica e in quella cristiana”, voluto nei giorni scorsi dai frati francescani di Venezia nel loro Convento, uno scenario unico per misticismo e cultura: la Chiesa di San Francesco della Vigna. E dove si è parlato di come il vino nell’una e nell’altra, abbia un ruolo nel culto fondamentale, significativo ed insostituibile.
San Francesco della Vigna è una delle più belle chiese rinascimentali della Laguna, opera di Jacopo Sansovino ed Andrea Palladio, scrigno di capolavori di Giambattista Tiepolo e Giovanni Bellini e di una delle biblioteche più ricche d’Italia, luogo di sepoltura di molti nobili veneziani, il cui nome deriva dal fatto che in origine il luogo in cui sorge era coltivato dai primi vigneti piantati nella Laguna, nei pressi dei quali sorgeva una piccola e modesta chiesa dedicata a San Marco poiché, secondo la tradizione, era il luogo dove l’evangelista si era rifugiato dopo una tempesta e gli era apparso un angelo salutandolo con le parole “Pax tibi Marce Evangelista meus” (motto della Serenissima) e profetizzandogli la futura fondazione della città. Ancora oggi i frati-vignerons vi producono vino, nel vigneto di Teroldego all’interno del Convento, ed i cui introiti finanziano borse di studio per studenti che frequentano l’Istituto di Studi Ecumenici San Bernardino, sede staccata della Pontificia Università di Roma che ha sede proprio a San Francesco della Vigna e ha promosso il convegno. “Uno degli scopi del nostro Istituto - spiega a “Il Gazzettino” il preside padre Stefano Cavalli - è aiutare i cristiani a formarsi nel dialogo, nel rispetto e nella stima reciproci. In questi ultimi anni il nostro Istituto si è preso a cuore l’attenzione al dialogo interreligioso. E il vino è sempre stato nella storia ebraica e cristiana segno di festa, di allegria, di convivialità e di relazioni festose, e simbolo della relazione dell’uomo con Dio”.
A raccogliere l’invito al confronto, relatori nazionali ed internazionali di altissimo profilo, come il professor Gianpaolo Anderlini, studioso di Ebraismo, che ha spiegato il valore del vino nella tradizione ebraica. Mauro Carosso, sommelier, ha raccontato invece il valore del vino nella tradizione cristiana, ricordando come la Bibbia non tacei pericoli insiti negli abusi del vino, contrapponendo l’ideale della moderazione. Padre Epifanios, monaco del Monte Athos, fondatore della attuale viticoltura della regione ed autore del volume “La cucina del Sacro Monte Athos”, ha parlato della produzione di vino nel territorio autonomo della Grecia, dotato di uno statuto speciale di autogoverno, affidato alla Sacra Comunità. Il vigneron Mark Indigo della cantina Von Hövel ha mostrato i vini Kosher che produce in Germania, mentre la storia della produzione di vino da Messa è stata affidata alla storica Cantina dell’Abbazia di Praglia, mentre Marco Ricasoli Firidolfi, proprietario di Rocca di Montegrossi, ha raccontato la secolare produzione di Vin Santo.
A celebrare l’incontro, anche una degustazione del vino di Santa Eucaristia del Monte Athos, dell’Harmonia Mundi 2017 di San Francesco della Vigna, dei vini Kosher di Von Hövel e del Domaine du Castel, del vino da Messa dell’Abbazia di Praglia, di Vini Evaristiano, dell’Abbazia di Novacella e di Baglio Baiata, e del Vin Santo del Chianti Classico della Rocca di Montegrossi.

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