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INNOVAZIONE

E-commerce, Signorvino si accorda con WineLivery, mentre su Tannico corrono Bolgheri e Champagne

La catena di enoteche punta sul servizio di consegna rapida, lo storico e-shop punta sul segmento alto e aspetta la “sua” Provenza
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Il commercio di vino online in Italia evolve e cresce

Le vendite di vino online, che guidano il boom dei consumi in Paesi che hanno scoperto solo recentemente la passione per Bacco, come la Cina, sono destinate a crescere anche in Italia, dove rappresentano ancora una nicchia che, nel 2023, secondo una ricerca-sondaggio realizzata da Ovse-Ceves (Osservatorio Vini Spumanti Effervescenti), dovrebbe raggiungere un fatturato di 200 milioni di euro. Alle spalle, c’è un comparto in fermento, dove player relativamente “storici” colpiscono nicchie e segmenti ben precisi, mentre altri si affacciano al mercato in cerca di un proprio ruolo. Una delle novità, in questo senso, è la partnership tra WineLivery, servizio di consegna rapida, in mezz’ora, ma solo nelle principali città (come Milano, Bologna, Torino e Bergamo), di vino, birra ed altri alcolici, e Signorvino, per la commercializzazione a domicilio dei vini delle 15 enoteche della catena sparse in tutto il Belpaese, in una sperimentazione che partirà su Firenze, e che accresce così l’offerta dei negozi fisici della catena fondata da “Mr Caldezonia” Sandro Veronesi e diretta da Luca Pizzighella.
Per una novità, una certezza, quella di Tannico, sul mercato ormai da sei anni, forte di un’offerta ben precisa e di una profonda conoscenza delle dinamiche commerciali dell’online.
“In termini di consumi - spiega a WineNews Marco Magnocavallo, ceo di Tannico - c’è una netta predominanza dei vini italiani negli acquisti dei nostri clienti, che scelgono vini su fasce di prezzo superiori ai 10 euro a bottiglia, con numeri importanti anche sul segmento dei super premium, ossia sopra ai 40 euro a bottiglia. C’è una percentuale comunque molto forte di vini francesi, specie di Champagne, guidati dalle maison che dominano il mercato, come Dom Pérignon, Ruinart, Roederer. È interesante notare come anche Champagne di maison meno conosciute, che importiamo direttamente noi dalla Francia, stiano scalando posizioni, dimostrando che c’è un mercato anche per i nomi meno conosciuti, magari a prezzi un po’ più accessibili”.
Tornando all’Italia, quello dipinto dal ceo di Tannico è un quadro ben diverso dalle rappresentazioni del mercato che emergono dalle enoteche fisiche. “Emergono punti nuovi ed interessanti: la Toscana è soprattutto Bolgheri, mentre Chianti e Chianti Classico stanno facendo fatica. Un territorio che fa bene ormai da qualche anno è invece quello dell’Alto Adige, mentre al Sud la Sicilia è trainata dai vini dell’Etna, e c’è anche la Puglia, che ci sta dando grandi soddisfazioni”.
I vini rosati, fenomeno di tendenza che ha impattato sul mondo del vino, a livello globale ma soprattutto sul mercato Usa, dove la Provenza esporta in media quasi 30 milioni di bottiglie l’anno, “sono ancora in attesa del salto di qualità: le aziende italiane - chiosa Magnocavallo - sono legate ad una produzione che predilige rosati più rossi che rosa, e questo attrae decisamente meno i consumatori delle declinazioni provenzali, più tenui, sia visivamente che al naso. Qualche produttore, di recente, ha iniziato a produrre rosati più vicini alle richieste del mercato, ed i risultati si sono visti, resto convinto che ci sia tutto lo spazio per un vero boom dei rosati italiani e per una “nostra” Provenza”.

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