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TRA CRITICA E BUSINESS

Da oggi Nebbiolo Prima, poi tocca a Grandi Langhe: il via ufficiale alla stagione della Anteprime

Nel calice Barolo, Barbaresco e Roero dei territori di Langhe e Roero patrimonio Unesco, tra i vigneti più preziosi dʼItalia
Anteprime, BARBARESCO, BAROLO, GRANDI LANGHE, NEBBIOLO PRIMA, Italia
Il distretto dei vini di Langhe, Roero e Monferrato. Ph Roberto Sacco/Sintesi

I vini di Langhe e Roero protagonisti nel calice di critica e trade del mondo: parte in queste ore la “mini-maratona” di degustazioni di scena ad Alba, prima con Nebbiolo Prima (24-27 gennaio), con l’assaggio delle nuove annate in commercio di con le nuove annate in commercio dei grandi vini del territorio, ovvero Barolo Docg 2015 e Riserva 2013, Barbaresco Docg 2016 e Riserva 2014 e Roero Docg 2016 e Riserva 2015, firmata dall’associazione Albeisa, e poi con Grandi Langhe (28-29 gennaio), con ancora nel calice Barolo, Barbaresco, e Roero e, per la prima volta, delle Doc Langhe, nell’evento firmato dal Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani e dal Consorzio del Roero. Tra le novità, c’è proprio l’introduzione dei vini a Denominazione di Origine Controllata, e, con l’obiettivo di portare sempre più la qualità dei vini delle Langhe nella ristorazione internazionale, la partecipazione accanto ad oltre 600 operatori specializzati e giornalisti provenienti da più di 20 Paesi, di 21 sommelier under 35 dai principali mercati di riferimento (Svezia, Finlandia, Polonia, Regno Unito, Lituania, Austria, Slovenia, Canada, Stati Uniti e India).
E tra tante degustazioni, con al centro i vini del territorio Patrimonio Unesco di Langhe e Roero, e di denominazioni con Barolo, Barbaresco e Roero, tra le poche in Italia ad aver da tempo intrapreso e completato un percorso organico di zonazione e definizione di “cru” e Menzioni Geografiche Aggiuntive, non mancheranno seminari di approfondimento, come quello del 25 gennaio sul vitigno principe del territorio, “Nebbiolo: aspetti storici e genetici” tenuto dall’ampelografa Anna Schneider, come lo sarà quello del 26 gennaio, su “Fisiologia della vite Nebbiolo e coltivazione” tenuto dal professor Edoardo Monticelli, mentre Edmondo Bonelli, il 27 gennaio, parlerà di “Geologia del territorio”.
Ancora, nel quadro di Grandi Langhe, il 28 gennaio si parlerà de “Le vigne dal fondale marino: la geologia dei terreni di Langhe e Roero”, del “Nebbiolo, il vitigno autoctono dei grandi rossi”, ma anche de “I mille volti del Dolcetto”, mentre il 29 gennaio sarà la volta della “Barbera, la rossa “regina” del Piemonte”, de I vitigni storici riscoperti tra mito e nuove opportunità di business, e dell’Arneis, il bianco autoctono che piace ai millennials.

Due eventi che arrivano in un momento di grande spolvero per uno dei territori più importanti del vino italiano e mondiale, come raccontano i numeri. L’ultima vendemmia, la 2018, è stata in crescita sul 2017 del 5% in volume, con un potenziale produttivo di 62,5 milioni di bottiglie di vini che, dalle prime analisi, dovrebbero esprimere armonia ed eleganza.
Ma interessante è analizzare i dati sulla produzione e sulle superfici dellʼintero territorio, forniti dal Consorzio del Barolo. Per le nuove annate di Barolo e Barbaresco, in assaggio in anteprima a Grandi Langhe, si evidenzia un potenziale di produzione di oltre 14 milioni di bottiglie per il Barolo 2015 e più di 4,5 milioni di bottiglie di Barbaresco 2016. Per lʼannata 2018, invece, si parla di 14,1 milioni di bottiglie di Barolo, 4,7 di Barbaresco, ma anche di 16,3 milioni di Langhe Doc, 12 milioni di bottiglie di Barbera dʼAlba, 6,5 di Dolcetto dʼAlba, 4,6 di Nebbiolo dʼAlba, 2,8 di Dogliani, 982.949 di Dolcetto di Diano dʼAlba e 159.040 di Verduno Pelaverga, per un totale, come detto, di 62,5 milioni di bottiglie, in crescita sui 59,2 milioni del 2017. Ma se il dato di produzione è, ovviamente, legato anche a contingenze stagionali, legate al clima e non solo, ancor più interessante è il dato legato agli ettari vitati a denominazione. Nel complesso, nelle Langhe, sono 9.574, sui 9.105 del 2008, ed a crescere sono tutte le Dop più prestigiose. Il Barolo, per esempio, cresce ininterrottamente da un decennio, e oggi è sui 2.149 ettari, rispetto ai 1.797 del 2008. Un aumento importante, se si considera che oggi, un ettaro a Barolo, secondo stime raccolte da WineNews, ha un valore di mercato intorno a 1,2 milioni di euro ad ettaro (che arriva a 2,5 nei cru più importanti). In crescita anche Barbaresco, a 763 ettari nel 2018, sui 700 del 2008. In crescita, nel decennio, anche i vigneti destinati alla Doc Langhe, praticamente raddoppiati, e passati da 1.090 a 1.905, e crescono anche il Nebbiolo dʼAlba, passato da 700 a 949 ettari, ed il Verduno Pelaverga, da 17 a 22 ettari. In declino, invece, Dogliani (da 1.055 ettari a 846), il Dolcetto di Diano dʼAlba (da 292 a 236 ettari), ed il Dolcetto dʼAlba (da 1.645 a 1.092 ettari). In calo, sul 2008, anche la superficie della Barbera dʼAlba, passata da 1.809 ettari a 1.610, ma con una netta inversione di tendenza dal 2015, quando gli ettari rivendicati erano 1.561. Numeri che raccontano di un territorio ampio e variegato, che si concentra sempre di più sulle sue produzioni più prestigiose e di maggior valore economico.

Focus - La valutazione delle annate in assaggio a Nebbiolo Prima e Grandi Langhe
Vendemmia 2013
La vendemmia 2013 sarà ricordata come “vintage”, in quanto le operazioni di raccolta delle uve sono iniziate mediamente con 15 giorni di ritardo rispetto agli ultimi 10 anni, e sono terminate ai primi di novembre con gli ultimi grappoli di nebbiolo raccolti.
In particolare, l’inizio del ciclo vegetativo della vite, è stato condizionato dall’avvio stentato della primavera e dalle temperature mediamente basse di marzo ed aprile. Il periodo compreso tra aprile e tutto il mese di maggio è stato caratterizzato da abbondanti precipitazioni (mediamente 210 mm di pioggia con un periodo piovoso complessivo di 18 giorni), creando non poche difficoltà ai viticoltori che si sono trovati a fronteggiare, sin da subito, i pericoli connessi agli attacchi fungini. Nonostante questo, coloro i quali sono riusciti ad intraprendere corrette azioni agronomiche sono riusciti a limitare i danni, risolvendo il problema sul nascere. L’inizio della campagna agraria è stato il presagio ad una stagione non certo facile, dove è servita tutta l’esperienza per giungere ad una vendemmia con risultati medi inaspettati, vista come si era posta l’annata dal punto di vista climatico. A giugno le condizioni legate agli eventi atmosferici sono gradualmente migliorate fino ad arrivare al mese di luglio che è stato molto positivo per la fisiologia della vite, vista anche la maggiore stabilità metereologica. La fioritura è stata regolare nella seconda decade di giugno, seguita da una buona allegazione. Sintetizzando, possiamo affermare che nonostante l’estate sia stata positiva, la vite non è riuscita a recuperare il ritardo nello sviluppo vegetativo accumulato nei mesi precedenti, anche se il decorso climatico del periodo che va da inizio invaiatura alla maturazione è stato positivo. Un’ultima considerazione di carattere generale è necessario farla sull’aspetto legato alle produzioni: la buona allegazione unita alla disponibilità idrica hanno favorito lo sviluppo dei grappoli, mediamente più grandi, pesanti e compatti rispetto alla media delle ultime annate.
I vini ottenuti da vitigni a bacca bianca, potranno contare su un quadro aromatico importante ed un’acidità ottimale per poter sviluppare al meglio i profumi. Il tenore in zuccheri, e quindi in alcol, sarà leggermente inferiore rispetto alle ultime annate, ma questo non è un fattore negativo soprattutto alla luce delle caratteristiche organolettiche che si cercano nei vini bianchi.
Per i vini a base Dolcetto, è stata un’annata positiva, le uve si presentano, nella maggior parte dei casi, sane e con valori ottimali per poter sviluppare vini freschi e profumati. Non mancano punte di eccellenza nelle aree storicamente più vocate, dove si potranno ottenere vini che si esprimeranno al meglio nel medio invecchiamento.
Il vitigno Barbera, nella zona di Langa e Roero, è senz’altro la varietà che ha più sofferto il particolare andamento climatico dell’annata. Molto probabilmente, le temperature diurne non eccessivamente elevate ed il periodo di caldo più intenso meno lungo rispetto agli ultimi anni, ha fatto si, che a livello fisiologico vi fosse una degradazione inferiore dell’acidità fissa, ottenendo così uve mediamente sane, ed un tenore in zuccheri nella media, ma con un quadro acido elevato.
Il Nebbiolo è il vitigno che ha tratto maggiori vantaggi nella parte finale della stagione, infatti ha potuto godere delle alte temperature registrate nel mese di settembre ed ottobre, ideali per poter sviluppare al meglio il quadro fenolico che lo contraddistingue, ed ottenere così vini adatti all’invecchiamento. Anche per il Nebbiolo, l’inizio stagione è stato condizionato dal clima che ha determinato un germogliamento ritardato. Ritardo che non è stato recuperato con l’estate, però, da agosto fino alla vendemmia il clima è stato ottimale per la sintesi fenolica, con giorni caldi e luminosi, accompagnati da notti fresche in particolare dalla seconda metà di settembre.
Nel complesso è stata una stagione caratterizzata da un doppio andamento: dopo una prima fase di difficoltà abbiamo avuto un secondo periodo che ha consentito forti recuperi anche grazie ai mesi di settembre ed ottobre particolarmente tranquilli dal punto di vista climatico permettendo, così di ritardare le operazioni di vendemmia e di ottenere risultati molto soddisfacenti.
In conclusione possiamo affermare che per tutti i nostri vitigni è stata un’annata impegnativa da gestire in campo, visto anche il carico produttivo. La scelta giusta del periodo di intervento nelle operazioni, in funzione del clima, del vitigno e delle condizioni pedoclimatiche ha senz’altro fatto la differenza. Laddove le operazioni di diradamento e sfogliatura sono state svolte nel giusto momento e con la giusta metodologia, si otterranno vini longevi e ben strutturati che faranno della vendemmia 2013, un’ottima annata.

Vendemmia 2014
L’annata 2014 nonostante sia stata una delle più complesse nella gestione del vigneto degli ultimi anni, ha riservato piacevoli sorprese vista la qualità delle uve vinificate dovuta ad un favorevole finale di stagione.
Osservando l’andamento climatico, si può notare che le somme termiche sono in linea con i dati degli ultimi anni; inoltre i giorni con temperature considerate positive per quello che concerne la fisiologia della vite sono stati distribuiti lungo l’intero ciclo di sviluppo, già ad iniziare dall’inverno che ha fatto registrare da subito temperature miti. La primavera si è affacciata sulle vigne delle Langhe in modo graduale ma precoce, causando una ripresa vegetativa anticipata rispetto all’anno precedente. Già dalle prime fasi si è potuta constatare una certa scalarità nello sviluppo fisiologico della vite; le differenze dovute alla variabilità microclimatica delle nostre vallate sin da subito sono parse più evidenti se rapportate ad una situazione media.
L’inizio dell’estate ha visto temperature pienamente nella norma consentendo di mantenere il piccolo anticipo vegetativo, maturato in primavera, rispetto all’anno precedente. La quantità di precipitazioni nell’estate è stata oltre la media non tanto dal punto di vista del numero di giorni piovosi quanto da quello delle intensità dei fenomeni che si sono verificati. Abbiamo assistito in un paio di occasioni a vere e proprie “bombe d’acqua”, molto localizzate ed intense. Particolarmente rilevanti sono state le piogge del 23 e del 29 luglio, che hanno avuto però esiti profondamente diversi: in alcune zone si sono registrati 63 mm di pioggia in un solo giorno, mentre a soli 15 Km di distanza solo 13 mm. La quantità di pioggia unita alle temperature medie non basse, ha creato le condizioni ideali per gli attacchi fungini: mai come quest’anno l’attenzione a questo aspetto da parte dei viticoltori ha rappresentato un punto fondamentale per arrivare alla maturazione dell’uva con grappoli sani. La scelta dei corretti sistemi di gestione del vigneto e l’oculata scelta del periodo di intervento è stata più che mai determinante per la sanità dei grappoli. Inoltre molti fenomeni aggressivi nei confronti dell’uva, si sono verificati prima delle operazioni di diradamento: questo ha consentito, grazie al meticoloso lavoro degli operatori, di porre rimedio alla situazione sanitaria consentendo di risolvere il problema di un eventuale rischio di marciumi sul nascere. Ovviamente questo ha determinato una diminuzione della produzione che già si presentava meno abbondante rispetto alle ultime annate. Il mese di settembre è stato indubbiamente positivo dal punto di vista climatico, con una buona escursione termica, fattore che si è mantenuto stabile anche nel mese di ottobre, contribuendo in modo determinante alla maturazione dell’uva e alla composizione del suo quadro fenolico.
Le varietà a bacca bianca della zona hanno fatto registrare una produzione più bassa rispetto allo scorso anno con tenori in zucchero molto simili uniti ad acidità talvolta spiccate che ne dovrebbe garantire la freschezza anche nei profumi.
Tra i vitigni a bacca rossa, il dolcetto è forse la varietà che ha avuto una resa inferiore a livello quantitativo, ma laddove si siano svolte correttamente le operazioni di diradamento e pulizia del grappolo non si rilevano problemi di sanità e si può prospettare di ottenere un vino equilibrato, forse meno strutturato ed alcolico, ma certamente con una quantità di profumi interessante unita ad un intensità colorante marcata, dovuta all’esaltazione della presenza di antociani, che si apprezza particolarmente nelle aree di Dogliani e Diano d’Alba. La barbera si presenta alla vendemmia con una situazione più eterogenea, anche perché l’areale di produzione è più ampio ed è difficile delineare una situazione media. Tendenzialmente le temperature massime del mese di agosto non elevate hanno influito sul tenore dell’acidità che, se già di norma è una caratteristica genetica del vitigno, con le temperature massime più basse viene particolarmente esaltata. E’ lecito comunque attendersi un calo dopo le fermentazioni garantendo un equilibrio maggiore e una durata nel tempo, anche alla luce della presenza massiccia di sostanze fenoliche. Il Nebbiolo ha delle potenzialità interessanti, dimostrando capacità di adattamento alla nostra area davvero sorprendenti. Le vigne ben lavorate con grappoli ben arieggiati, non mostrano attacchi di marciume di alcun tipo. Nella zona del Barolo la situazione si presenta assai più variegata rispetto agli ultimi anni anche a causa delle grandinate che hanno interessato a “macchia di leopardo” l’area di produzione. In generale, comunque, si può affermare che i migliori risultati si sono riscontrati nei vigneti meglio curati e gestiti in linea con l’andamento climatico, quindi quelli diradati e sfogliati rispettando i tempi, difesi con trattamenti corretti, nelle posizioni più soleggiate con terreni arieggiati e drenanti. Un discorso a parte lo merita l’areale del Barbaresco che ha fatto registrare, dal punto di vista climatico, una situazione privilegiata: basti pensare che le precipitazioni hanno avuto un’intensità tre volte inferiore al resto del Piemonte e che non si sono verificate grandinate.
Per i nebbioli in genere è prevedibile attendersi vini mediamente alcolici, eleganti, equilibrati, con buona acidità e pertanto longevi, con ottimi profumi ricchi di note minerali.
In definitiva l’annata 2014 conferma come sia prematuro in Langa fare previsioni troppo anticipate in quanto è constatato come l’ultima parte della stagione sia per noi fondamentale per la qualità finale dell’uva e dei vini.

Vendemmia 2015
Il 2015 è iniziato con un inverno caratterizzato da abbondanti nevicate che hanno consentito un ottimo approvvigionamento idrico dei terreni. Questo fattore unito ad una primavera con temperature miti sin dal mese di febbraio ha consentito un anticipo del ciclo vegetativo che si è poi mantenuto nel proseguo dell’annata. Il germogliamento è stato regolare ed anticipato rispetto al 2014, lo stesso dicasi per la fioritura che è iniziata verso la metà del mese di maggio, alla quale è seguita un’ottima allegagione dei grappoli. La stagione è proseguita con un susseguirsi di precipitazioni tra la fine del mese di maggio e la prima decade di giugno. Dalla seconda metà di giugno e per tutto il mese di luglio le piogge sono state assenti e le temperature si sono stabilizzate su valori massimi sopra la media, basti pensare che nel mese di Luglio le temperature massime hanno avuto picchi attorno ai 40°C con medie abbondantemente sopra i 30°C. Il caldo non ha però causato nessun fenomeno di stress ai vigneti grazie alle abbondanti riserve idriche accumulate nei primi mesi dell’anno. Le condizioni climatiche registrate ad inizio estate hanno gettato le basi per un anticipo nella maturazione delle uve di una decina di giorni rispetto all’anno precedente ma in linea con un’annata che possiamo definire “normale”.
Dal punto di vista quantitativo si sono viste, mediamente, produzioni nella norma, questo ha consentito di intervenire con diradamenti mirati ed oculati. Particolare attenzione quest’anno si è dovuta prestare proprio all’aspetto legato alla gestione della chioma in vigneto: vista l’abbondante quantità di irraggiamento solare, si è dovuto procedere con molta cautela per non scoprire troppo i grappoli e non avere danni dovuti a scottature specialmente nelle vigne esposte a sud, sud-ovest. Per il resto, guardando all’aspetto sanitario delle uve, possiamo archiviare l’annata come una delle migliori degli ultimi anni, dove non è stato necessario intraprendere particolari misure di difesa visto che il clima ha contribuito in modo determinante a contenere lo sviluppo di patologie fungine, ad eccezione di alcune aree colpite da eventi grandinigeni fortunatamente non estese e circoscritte. Per le varietà a bacca bianca la vendemmia è cominciata a fine agosto per le cultivar più precoci e le esposizioni migliori e si è protratta fino alla metà di settembre per i vitigni più tardivi. Al momento della vendemmia la sanità delle uve si presentava ottima corredata anche da dati analitici molto positivi sia sotto il profilo zuccherino (19,3° babo in media) che per quanto riguarda il quadro acido (con valori di pH attorno a 3,20), fondamentale per ottenere piacevolezza e struttura. La raccolta del Dolcetto è cominciata attorno alla seconda settimana di Settembre. I caldi estivi hanno causato, più che in altre varietà, un calo dell’acidità mentre l’ottima irradiazione solare estiva ha consentito un buon accumulo di antociani, questo dovrebbe permettere di ottenere vini morbidi dal colore intenso. Osservando i dati della maturazione delle uve Barbera, si può osservare facilmente come questo vitigno abbia tratto giovamento dall’andamento climatico dell’annata, infatti, si presenta a maturazione con dati particolarmente incoraggianti e molto equilibrati: l’acidità geneticamente elevata è stata ben degradata dai fenomeni fisiologici agevolati dal caldo nel mese di luglio e l’ultima parte dell’estate con notti più fresche ha consentito di raggiungere un equilibrio tra antociani e tannini oltre che ad una buona dotazione zuccherina. Il Nebbiolo è arrivato a maturazione in modo perfetto seppur leggermente in anticipo rispetto alla media degli ultimi anni. In particolare nella seconda parte dell’estate si è notato un andamento climatico tale da consentire un ottimo accumulo di polifenoli. In sede di controllo analitico, emerge un’eccellente qualità dei tannini che garantiranno certamente vini strutturati eleganti e longevi. Per quanto attiene alle sostanze coloranti (antociani) è noto come il nebbiolo non ne sia un grande accumulatore, in particolare in annate calde, ma la buona dotazione e qualità di tannini dovrebbe garantire la stabilità anche dal punto di vista dell’intensità del colore. La gradazione zuccherina si attesta su valori medi potenziali attorno a 14 – 14,5 %vol mentre l’acidità è ideale per il nebbiolo (6,5 g/l). Emerge in modo chiaro, dati di maturazione alla mano, una grande armonia nei parametri tecnici che va ben oltre i numeri e quindi con tutti i presupposti per ottenere vini importanti.
In generale possiamo affermare senza alcun dubbio, visto anche il grande equilibrio manifestato dai dati di maturazione, che ci sono tutti i presupposti per una grande annata, da ricordare, come poche altre nella storia.

Vendemmia 2016
La vendemmia 2016 è stata certamente una delle più lunghe, in termini di durata, degli ultimi anni. I primi avvisi di un ciclo vegetativo così lungo si sono verificati già ad inizio stagione, dove il mese di gennaio e la prima parte di febbraio sono stati caratterizzati da temperature miti e scarse precipitazioni, confermando l’andamento climatico che si era già evidenziato nella prima parte dell’inverno. Sul finire del mese di febbraio e per tutto marzo invece le temperature sono scese ed anche le precipitazioni sono state abbondanti così da fornire una buona riserva idrica al terreno anche se inferiore a quella che si è registrata lo scorso anno. Il freddo “tardivo” ha generato un ritardo nella ripresa vegetativa stimabile attorno ad una decina di giorni per tutte le varietà rispetto allo scorso anno. La primavera è cominciata con piogge di entità apprezzabile che però non hanno causato danni fitopatologici in quanto abbinate ad uno stadio vegetativo non sensibile con temperature medie non elevate, dovute perlopiù a minime notturne basse. Questo ritardo fenologico si è protratto fino alla fine dell’estate, cominciata anch’essa con lentezza ma che si è sviluppata fino alla fine di settembre. Tutte le uve si presentano sane ed anche gli eventi grandinigeni sono stati meno intensi e diffusi rispetto all’anno precedente. Le varietà a bacca bianca sono state vendemmiate a partire dal 5 settembre sino al 20 dello stesso mese e si presentano con ottimi profumi ed una buona acidità dovuta al fatto che durante il periodo caldo non si sono avuti picchi oltre i 35 °C come è accaduto invece nel 2015. Sulla base di questi dati e visto anche il buon tenore zuccherino ci attendiamo vini equilibrati e di buona struttura. La raccolta delle uve a bacca nera è iniziata con il Dolcetto subito dopo il 20 settembre ed è continuata senza soste fino alla metà di ottobre con il Nebbiolo. Il Dolcetto si presenta alla raccolta in splendida forma: non vi è cascola degli acini come talvolta accade e questo è dovuto principalmente agli sbalzi termici moderati tra il giorno e la notte che si sono verificati nelle ultime due settimane dalla vendemmia. Dal punto di vista degli accumuli in zuccheri si tratta di un’annata molto buona per il dolcetto. Sotto questo aspetto la varietà che si è distinta è senz’altro il Barbera che ha giovato del lungo periodo di bel tempo per acquisire un ottimo tenore zuccherino comunque ben supportato dalla buona acidità, tipica del vitigno. La vendemmia del Nebbiolo è cominciata, in alcuni casi, sovrapponendosi a quella del Barbera, seguendo l’ordine classico: prima Barbaresco e Nebbiolo d’Alba, poi il Barolo. In tutti i casi si è arrivati senza problemi ad una maturazione completa sia dal punto di vista tecnologico che fenologico, come dimostra la bassa quantità di acido malico che è un importante indicatore di maturazione (circa 2,5 g/l per la Barbera, 1,5 g/l per il Dolcetto ed inferiore ad 1 per i Nebbioli). Il ritardo nello sviluppo che si è constatato nella prima parte dell’anno è stato colmato nei mesi di agosto e settembre. In particolare la seconda parte del mese di settembre è stata determinante per le componenti che andranno a determinare la struttura dei vini soprattutto per quanto concerne l’accumulo delle sostanze fenoliche. In attesa di poter valutare nel concreto la reale qualità dei vini del 2016, da quanto è stato possibile verificare analiticamente, ci possiamo aspettare vini caratterizzati da un ottimo equilibrio con aromi importanti e un’eccellente struttura, anche se in alcuni casi si registreranno gradazioni alcoliche meno elevate rispetto al 2015. E’ dunque lecito attendersi un’annata dalle caratteristiche significative della quale se ne parlerà a lungo.

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