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FIERE E MERCATI

Asia ed Est Europa per la crescita del vino: a dirlo il ProWein Business Report

La ricerca nella presentazione, a Roma, di una delle fiere top del vino mondiale, edizione n. 25, a Dusseldorf, dal 17 al 19 marzo 2019
FIERE, PROWEIN, vino, Mondo
ProWein compie 25 anni e traccia la rotta sui mercati del vino

Tanta Asia, con la Cina a far la parte del leone e un po’ di Est Europa tra le mete più attraenti per il commercio mondiale del vino dei prossimi tre anni. Emerge dal ProWein Business Report 2018, diffuso a Roma nella presentazione al Cavalieri Hilton - dove il vino è di casa essendo la sede della Fondazione Italiana Sommelier - della ProWein 2019, a Dusseldorf, di scena dal 17 al 19 marzo. Un’edizione di particolare significato per una delle più importanti fiere del vino mondiale, che celebra i 25 anni con in vista il traguardo dei 7.000 espositori.
Secondo il ProWein Business Report, curato dall’Università di Geisenheim attraverso le interviste a 2.300 esperti del settore vitivinicolo di 46 Paesi chiamati a pronunciarsi sulle prospettive e i trend dei mercati internazionali, la Cina si posiziona per la prima volta al top nella classifica degli attuali mercati più interessanti (seguono Giappone, Hong Kong e Scandinavia), e continuerà ad essere la “sirena” più attraente per l’export vitivinicolo anche nei prossimi anni (seguita da Corea del Sud, Polonia e Russia). Asia ancora amica di Bacco con Singapore, il mercato che, tra quelli emergenti, secondo l’indagine, ha il più alto potenziale per i prossimi cinque anni davanti a Repubblica Ceca e Taiwan.
Il rapporto segnala dunque che i potenziali mercati del futuro saranno Paesi piuttosto piccoli, relativamente sviluppati e stabili.
Un ridotto numero di esportatori intravede comunque un imminente sviluppo in paesi quali il Vietnam, l’India, la Thailandia, la Malesia, le Filippine e l’Indonesia, che insieme hanno una dimensione di mercato più estesa, ma una difficile accessibilità ed un più basso livello di sviluppo economico. La percentuale di persone in grado di permettersi l’acquisto del vino in questi mercati è ancora più bassa rispetto ai Paesi più sviluppati. Qui è necessaria una prospettiva a lungo termine per superare gli ostacoli esistenti (imposte sulle importazioni di vino, diversità delle legislazioni regionali).
Rispetto al Rapporto 2017, dunque, la Cina fa un grande balzo nella classifica dei Paesi attualmente più promettenti per l’export vitivinicolo, passando dal nono posto al top del ranking. Il mercato cinese registra una inarrestabile crescita di domanda importativa a cui non sono certamente estranee le diverse manifestazioni fieristiche di alto livello dedicate al vino organizzate negli ultimi anni nel Paese del Dragone. Su Cina e Asia ha scommesso forte lo stesso player fieristico tedesco organizzando ProWine China e ProWine Asia e ora, come ha rilevato Marius Berlemann, direttore di Prowein, presentando la tre giorni tedesca, c’è l’India nel mirino di future iniziative. “Stiamo attenzionando il subcontinente indiano come nuovo potenziale obiettivo - ha detto Berlemann - pur consapevoli che si tratta di un percorso tutto da scrivere”.
Intanto il rapporto sottolinea il crescente peso dei Paesi Brics in direzione export. Rispetto al Business Report ProWein 2017 non avanza infatti solo la Cina ma anche la Russia (che migliora la sua posizione, passando dal sedicesimo all’undicesimo posto) e il Brasile (che sale dal quindicesimo al tredicesimo posto). Il loro sviluppo, come sottolineano gli intervistati, è tuttavia soggetto ad alti rischi del mercato, derivanti dalla loro instabilità politica ed economica.
Guardando invece ai mercati tradizionalmente affermati, l’Italia e la Francia recuperano rispetto al 2017. I Paesi Bassi, la Corea del Sud e la Svizzera perdono invece leggermente attrattiva se comparati all’anno precedente. La Gran Bretagna guadagna la maglia nera come paese con la situazione attuale più debole e le più basse aspettative per il futuro. Rispetto al 2017, l’interesse verso il mercato vinicolo della Gran Bretagna è calato ulteriormente, mentre è cresciuto contemporaneamente il rischio percepito. Anche per quel che riguarda le prospettive fino al 2021, la Gran Bretagna si rivela essere il paese con la posizione peggiore per diversi fattori. L’imposta sull’alcol, sempre più crescente, e la perdita di spazio a disposizione sugli scaffali, dovuta anche alla concorrenza e alle forme di vendita al dettaglio locali con i discount, rendono questo mercato sempre più difficile per i produttori. A ciò si aggiungono le incertezze economiche e legali legate alla Brexit, i cui dettagli finora sono poco chiari. Dopo la Gran Bretagna i mercati tradizionali del vino, Francia e Italia, sono i paesi per i quali si prevede solo una lieve crescita
Proprio a causa della saturazione dei mercati tradizionali, anche questo rapporto, come il precedente, sottolinea come la maggior parte degli esportatori punti su nuovi mercati. Così, otto produttori su dieci hanno in programma di espandere, nei prossimi tre anni, le loro attività verso nuovi sbocchi, una percentuale elevata che rimane invariata rispetto al 2017. Anche l’e-commerce continuerà a crescere e già il 40% sia dei retailer che dei produttori hanno il loro shop online. Variano però le quote di vendita, i retailer vendono più di un quarto on line (28%), mentre i produttori solo il 5%. Infine lo scenario economico per il 2019 si prospetta a detta degli addetti ai lavori generalmente positivo, per quanto riguarda i produttori italiani hanno dichiarato che le aspettative largamente positive per il 2018 si sono concretizzate e le aspettative 2019 si attestano su questa linea.

Focus - 25 anni di Prowein
Da formichina a gigante, in 25 anni di strada ne ha fatta ProWein. Presentando l’edizione dei 25 anni, a Dusseldorf dal 17 al 19 marzo, il direttore della grande kermesse internazionale Marius Berlemann ha ricordato un po’ di numeri per far risaltare i progressi di questo evento “su cui all’inizio in pochi scommettevano”, ha sottolineato Berlemann. Nata con appena 321 espositori da 8 Paesi, nell’ultima edizione la fiera ha superato quota 6.800 da 64 nazioni, con l’Italia cresciuta di quasi 60 volte (da 29 produttori nel 1994 a 1.736 nel 2018) e saldamente al primo posto per rappresentatività, davanti alla Francia.
Non a caso, anche per la ProWein 2019, il Belpaese si prepara a schierare nei padiglioni 15 e 16 oltre 1.700 espositori, provenienti da tutti i principali territori del vino, confermando la propria posizione di leadership, con l’auspicio di arrivare nei prossimi anni ad un ampliamento degli spazi tricolore in fiera.
“Se dopo un quarto di secolo - ha osservato Berlemann - siamo universalmente riconosciuti come punto di riferimento per il settore a livello internazionale, avendo registrato in totale 712.000 visitatori specializzati e oltre 74mila espositori, vuol dire che il nostro approccio è più che mai vincente. Basti guardare all’Italia come case history di successo, il cui contributo aumenta di edizione in edizione consolidando un legame per noi prezioso. E per confermare questi risultati anche nei prossimi anni continueremo a investire sull’internazionalizzazione, sul perfezionamento della macchina organizzativa e sulla qualità dei contenuti, così da porre solide basi per futuri ampliamenti sia degli spazi fieristici che del nostro raggio d’azione”.
Dalla nuova cultura dell’aperitivo improntata sul “No Waste” ai “Vini d’altura”, saranno diverse le tendenze e le novità al centro dell’edizione 2019, che si prepara ad aprire i battenti di 10 padiglioni per ospitare tutte le principali regioni vitivinicole del mondo, insieme a 400 produttori di liquori e a 40 maison dello Champagne presenti con oltre 150 etichette nella Lounge dedicata.
A strizzare l’occhio al tema della sostenibilità sarà in particolare la “fizzz Lounge” con lo slogan “Zero rifiuti: totale riciclaggio dietro al bancone” per sensibilizzare ad un uso razionale delle materie prime e ad un’ottimizzazione del ciclo produttivo, utilizzando tutte le parti di un frutto e riciclando in modo intelligente. Ad arricchire l’area, inoltre, la mostra speciale “same but different” sulle bevande artigianali (birre, liquori e sidri) che torna per la seconda volta, accanto alla “fizz Lounge, ma con il doppio degli espositori (oltre 100 da 22 Paesi) rispetto al 2018. Sarà l’occasione, spiegano gli organizzatori, per toccare con mano i migliori “craft drinks” del pianeta e quelli più in voga del momento, in arrivo da Germania, Belgio, Francia, Grecia, Italia, Austria e Inghilterra, ma anche dalle aree scandinave e baltiche (Estonia, Finlandia, Lettonia, Norvegia e Svezia) e da oltreoceano (Canada, Messico, Perù e Stati Uniti).
Per conoscere le tendenze in campo enoico bisognerà invece spostarsi nel ProWein Forum, dove i due “talent scout” Stuart Pigott e Paula Sidore condurranno diversi tasting che verteranno su vini d’altura, field blends, vini in lattina e varietà emergenti come Chenin Blanc e Gamay. E se la grande Area Degustazione punterà i riflettori sulle etichette vincitrici dell’edizione primaverile di Mundus Vini, la Organic Lounge darà invece ampio spazio ai vini biologici, ospitando i produttori top e le principali associazioni internazionali.
“Saranno oltre 500 le iniziative che animeranno i dieci padiglioni della fiera - aggiunge Nicole Funke, Senior Project Manager e membro del team della ProWein - tra degustazioni guidate, masterclass e incontri. Ad arricchire il tutto anche gli eventi serali targati ProWein goes City che si svolgeranno in 60 location sparse per Düsseldorf”.
E, in fiera, ci sarà anche uno spazio dedicato alla Fondazione Italiana Sommelier dove non si farà solo promulgazione e cultura del vino italiano ma si sarà spazio anche all’extravergine italiano, altro vanto del made in Italy italiano da far conoscere e apprezzare nel mondo.

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