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WEB E CLASSIFICHE

Dai giudizi online dei wine lovers, le migliori etichette dei “Vivino’s 2019 Wine Style Awards”

La app utilizzata da 35 milioni di enoappassionati in tutto il mondo ha messo in fila le top 50 di rossi, bianchi e bollicine
ITALIA, vino, VIVINO, Mondo
Il giudizio popolare nella “Vivino’s 2019 Wine Style Awards”

Il giudizio dei wine lover, in quella democrazia diretta che è il web, ha stilato la classifica dei vini preferiti dagli enoappassionati di tutto il mondo, o almeno dei 35 milioni di utenti di Vivino (di cui quasi 3 milioni in Italia), la app più diffusa nel vino, che hanno assaggiato e giudicato migliaia di bottiglie, lasciando milioni di recensioni, che hanno dato vita alla “Vivino’s 2019 Wine Style Awards” (https://www.vivino.com), che raccoglie, ma non ordina, le 50 migliori etichette divise per categoria: rossi, bianchi e bollicine.
Nutrita, e non potrebbe essere altrimenti, la presenza italiana, a partire proprio dai rossi: a fare compagnia a mostri sacri come Domaine de La Romanée-Conti La Tâche Grand Cru 2000, Petrus 2005, Château Latour 1982, Château Margaux 2010 e Château Lafite Rothschild, simboli della Toscana enoica nel mondo come il Brunello di Montalcino 2006 Case Basse di Gianfranco Soldera, il Brunello di Montalcino 2010 Cerretalto di Casanova di Neri ed il Masseto 2005 della Famiglia Frescobaldi, ma anche le griffe top della Valpolicella, dall’Amarone 2003 di Giuseppe Quintarelli all’Amarone Monte Lodoletta 2009 di Romano Dal Forno, fino al meno noto ma altrettanto apprezzato Amarone Riserva 2010 Octavius di Marchesi Fumanelli.
Tra i vini bianchi, invece, la presenza tricolore è decisamente più omogenea, e ben rappresenta la varietà e la ricchezza della produzione bianchista della penisola: si va dal Gaia & Rey 2013 del simbolo del Piemonte enoico Angelo Gaja a Il San Lorenzo 2004 di Fattoria San Lorenzo, nelle Marche, dall’Alteni di Brassica 2015, di nuovo di Gaja, al Beyond The Clouds 2016 della griffe altoatesina Elena Walch, dai siciliani Quojane di Serramarrocco 2017 di Barone di Serramarocco e Didacus 2014 di Planeta, allo Chardonnay 2014 Memundis di Giampiero Marrone, dalle Langhe, dal Pinot Grigio 2017 Vigneto Campo dei Gelsi della friulana Arneces al Donna Giovanna 2017 della calabrese Tenuta Iuzzolini, dal Moscato delle Venezie 2011 Primo Amore di Zonin al MunJebel Classico Bianco 2015 di Frank Cornelissen, sull’Etna.
Infine, le bollicine, categoria in cui a farla da padrone, non senza una certa sorpresa, è il Moscato, che piazza in “top 50” ben 9 etichette, contro le 3 del Prosecco: Moscato d’Asti 2015 di Patrizi, Moscato d’Asti Moncalvina 2017 di Coppo, Moscato d’Asti 2017 di Capetta, Moscato d’Asti 2016 Sant’Ilario di Ca’ d’Gal, Moscato d’Asti 2016 La Caliera di Borgo Maragliano, Moscato d’Asti 2017 Sourgal di Elio Perrone, Moscato d’Asti 2015 Nivole di Michele Chiarlo, Moscato d’Asti 2016 di Ruffino, Moscato d’Asti 2016 de I Vignaioli di S. Stefano e Moscato d’Asti 2017 Le Fronde di Fontanafredda. Tra le bollicine venete, la più bevute e le più esportate al mondo, senza dubbio le più popolari, troviamo invece il Prosecco di Valdobbiadene Cartizze Superiore 2016 di Col Vetoraz, il Valdobbiadene Prosecco Superiore 2016 La Primavera di Barbara di Merotto ed il Prosecco di Valdobbiadene 2017 Más de Fer Rive di Soligo di Andreola.

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