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VINO E DENOMINAZIONI

Prosecco Doc, riclassificata la riserva vendemmiale, che non diventerà più Prosecco

Le previsioni di vendemmia 2019 non prevedono criticità sui volumi di produzione. Contraffazione: entro 2 anni il logo del Consorzio sulle bottiglie

Fatti i dovuti scongiuri, nelle terre del Prosecco, traino delle esportazioni di vino italiano negli ultimi anni, la fase dell’anno in cui si generano le condizioni climatiche che possono compromettere pesantemente la produzione si spera superato. E per questo, la riserva vendemmiale accantonata per far fronte ad eventuali scarsità di produzione non serve e più. E così, l’assemblea del Consorzio del Prosecco Doc ha deciso di riclassificarla, in modo che quei vini non siano più atti a diventare Prosecco. Una decisione a tutela dei valori del vino e della denominazioni, presa dall’Assemblea dei Soci dopo quanto rilevato dal Cda, esaminando l’andamento dei mercati, l’entità delle giacenze e lo stato di salute dei vigneti.

Perciò, come del resto previsto da precise leggi regionali di Veneto e Friuli Venezia Giulia, in un’ottica di regolazione delle vendite e di mantenimento del prezzi al di sopra di determinati valori, i soci hanno dato mandato al presidente di chiedere alla Direzione agroalimentare delle due Regioni di “riclassificare” gli ettolitri della riserva da Prosecco a “vino bianco con o senza indicazione geografica”. Si parla di un quantitativo che si aggira intorno ai 600.000 ettolitri di vino. Ad essere esclusa dalla richiesta sarà soltanto la componente di riserve vendemmiali destinate a diventare Prosecco biologico.
Va ricordato che la riserva vendemmiale è disciplinata dalla legge n. 238 del 2016 la quale delega alle Regioni la facoltà di autorizzare, per i vini a Denominazione di origine protetta, l’accantonamento fino al 20% del prodotto ottenuto dalla vendemmia in contesti climatici particolarmente favorevoli. Le decisioni vengono prese dalle Regioni sentiti i pareri delle associazioni di categoria su proposta del Consorzio di tutela ed il fine è ovviamente quello di permettere ai produttori di disporre di un “tesoretto” da utilizzare in seguito qualora i raccolti successivi fossero sotto le aspettative.

Ma è una circostanza che per il Prosecco Doc nell’ultima stagione non si è certo verificata, dato che fra gennaio e maggio 2019 gli ettolitri imbottigliati sono stati superiori del 5,5% rispetto all’anno precedente, in piena corrispondenza con le previsioni del Consorzio. “L’andamento climatico degli ultimi mesi - riferiscono il presidente del Consorzio Stefano Zanette - ci ha fatto uscire indenni dal pericolo di gelate e la produzione va quindi a soddisfare i 180 quintali per ettaro previsti dal disciplinare. I pronostici sulla vendemmia 2019 e l’andamento del mercato, dunque, ci hanno indotto a chiedere la riclassificazione a vino bianco ciò che era stato accantonato in via prudenziale”.

L’assemblea dei soci del Consorzio Prosecco Doc ha infine approvato una misura che punta ancora una volta a contrastare i rischi di contraffazione e di uso improprio di denominazioni che richiamano l’origine italiana dei prodotti (il cosiddetto “italian sounding”). Entro due anni, cioè, tutti i soci del Consorzio dovranno apporre sulle loro etichette il logo della denominazione Prosecco Doc, fino ad oggi facoltativo.

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