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Il Parmigiano Reggiano, un’icona del made in Italy tra record, futuro e la minaccia dei dazi Usa

Produzione a 3,7 milioni di forme e giro d’affari al consumo a 2,4 miliardi di euro, ma il rischio è di perdere il 90% delle vendite Oltreoceano
CONSORZIO, DAZI USA, DOP, EXPORT, MADE IN ITALY, PARMIGIANO REGGIANO, TRUMP, Non Solo Vino
Il re dei formaggi italiani, il Parmigiano Reggiano

Icona del made in Italy nel mondo, primo marchio Dop secondo la classifica “The Most Influential Brands 2018” di Ipsos, primo prodotto Dop/Igp per valore alla produzione, con un giro d’affari al consumo di 2,4 miliardi di euro, il Parmigiano Reggiano merita appieno la definizione di “re dei formaggi”, specie dopo aver superato le 3,7 milioni di forme prodotte nel 2018, record storico per la denominazione, con una propensione all’export che ha ormai raggiunto il 40%, sostenuto da una crescita produttiva del +12% negli ultimi tre anni e da quotazioni alla produzione che hanno superato gli 11 euro al chilo. Una solidità che poggia sul Piano di Regolazione che, dopo il via libera del Ministero delle Politiche Agricole, conferma anche per il triennio 2020-2022 capisaldi fondamentali come le quote di produzione assegnate agli allevatori e la contribuzione aggiuntiva versata da chi supera i livelli soggettivi.
L’unica ombra che si staglia sul Parmigiano Reggiano, di cui tenere assolutamente conto, è la proposta del presidente Usa Donald Trump di applicare un dazio pari al valore del prodotto importato, in quello che è oggi il secondo mercato estero di sbocco (dietro la Francia), e che nei piani della Dop dovrebbe diventare il primo nel 2025, raddoppiando le quote esportate. Una minaccia che, in termini pratici, si traduce in un dazio che passerebbe da 2,15 dollari a 15 dollari al chilogrammo. Considerando i vari passaggi che subisce il formaggio da quando arriva all’importatore a quando raggiunge lo scaffale del supermercato, si può stimare che il costo del Parmigiano Reggiano passerebbe da 40 dollari a 60 dollari al chilogrammo. Ad un aumento di prezzo corrisponderà inevitabilmente un crollo dei consumi: In queste ultime settimane il Consorzio si è relazionato con gli operatori americani che trasformano il prodotto, hanno prospettato uno scenario inquietante, vale a dire una riduzione dei consumi pari all’80-90%. A beneficiarne sarebbe senza dubbio il Parmesan prodotto negli Stati Uniti, ma non bisogna dimenticare che il Parmigiano Reggiano, come ricorda il Consorzio, genera un business, negli Stati Uniti, di 200 milioni di dollari.

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