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TENSIONI INTERNAZIONALI

Dazi Usa: Trump valuta dazi del 100% su alcuni beni, allarme per Grana Padano e Parmigiano Reggiano

Berni (Grana Padano): “se applicati, allevatori davanti alle basi Usa in Italia”. Bertinelli (Parmigiano Reggiano): “i consumi crollerebbero del 90%”
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Parmigiano e Grana, a rischio l'export negli Usa per la querelle sui dazi con l'Ue

È allarme rosso per il possibile impatto dei Dazi Usa per i due formaggi italiani più esportati in assoluto, il Parmigiano Reggiano ed il Grana Padano, in attesa che il Wto prenda posizione sulla possibile applicazioni di dazi “a carosello”, cioè nella misura del 100% su alcuni prodotti, a rotazione, che arriverà il 30 settembre.

“I corposissimi incrementi di dazi annunciati dal presidente Trump genererebbero nei confronti del Grana Padano e del Parmigiano Reggiano due pesantissimi risultati: azzerare, o quasi, il nostro export negli Stati Uniti, che oggi sfiora le 400.000 forme all’anno, e l’annullamento degli introiti, da parte degli americani, visto che l’attuale export paga dazi, non rilevantissimi, ma li paga”. A dirlo il direttore generale del Consorzio Grana Padano, Stefano Berni, che sottolinea come si tratterebbe di una misura che “si tradurrebbe in un grandissimo regalo di Trump ai produttori di “fake” statunitensi. In altre parole, verrebbe usato lo strumento dei dazi, autorizzato dal Wto, per un generoso regalo ai ’copioni’ americani delle nostre pregiate Dop casearie. L’effetto in Italia di questo provvedimento, che viene annunciato come imminente, sarebbe devastante perché quelle 400.000 forme di Parmigiano Reggiano e Grana Padano, senza più sbocco in America, peserebbero tremendamente sugli altri mercati, a cominciare da quello italiano. E sarebbe un cospicuo danno al sistema lattiero caseario italiano perché il 40% del nostro latte è trasformato in Grana Padano e Parmigiano Reggiano e i prezzi dei due prodotti condizionano, anzi trascinano, tutto il prezzo del latte italiano anche quello a destinazioni diverse. Il rischio perciò è grandissimo, ma nonostante ciò ci sembra che le Istituzioni italiane non se ne stiano occupando adeguatamente”.

E se l’appello di Berni è rivolto a Governo e Bruxelles, quanto sia delicata la situazione lo si capisce anche dalla promessa del direttore del Grana Padano: “se avverrà quanto minacciato, chiameremo tutti i produttori di latte e formaggi italiani a manifestare davanti ai numerosi insediamenti militari statunitensi in Italia, che ospitiamo con grande piacere, a Montichiari, Ghedi, Longare e Vicenza, realtà che sono proprio nel cuore pulsante di casa nostra, la casa Grana Padano, perché se si è amici ci si comporta da amici e non si usa una vicenda aereonautica - la disputa è tra Boing e AirBus, ndr - avulsa dall’Italia per danneggiare il Made in Italy di qualità e favorire le fake statunitensi.Siamo certi che - conclude il direttore del Consorzio Grana Padano - nella protesta si unirebbero a noi moltissimi allevatori italiani, che vedrebbero il loro futuro a rischio se i mega-dazi annunciati ad inizio estate azzerassero l’export di Grana Padano e Parmigiano Reggiano negli Usa”.

Un po’ di speranza, secondo il consorzio del Parmigiano Reggiano diretto da Nicola Bertinelli, in queste ore a Washington, è rappresentata dalla prossima vista del Segretario di Stato degli Stati Uniti Mike Pompeo, fissata per i primi giorni di ottobre. “Sarà l’occasione per sensibilizzare gli Stati Uniti sulle ragioni italiane. Il Parmigiano Reggiano - spiega Betinelli - è il prodotto simbolo del Made in Italy, non solo per la reputazione del brand, ma anche per dimensione del business. Nel 2018 sono state esportate negli Usa 10.000 tonnellate di prodotto. Il mercato americano è, dopo la Francia, il secondo mercato estero per il Re dei Formaggi. Trump minaccia di applicare un dazio pari al valore del prodotto importato. Ciò significa che il dazio passerebbe da 2,15 dollari a 15 dollari al kg: si può stimare che il costo del Parmigiano Reggiano passerebbe da 40 dollari a 60 dollari al kg. Ad un aumento di prezzo corrisponderà inevitabilmente un crollo dei consumi pari all’80-90%.Lanciamo quindi un messaggio alla politica italiana, e precisamente chiediamo di adoperarsi affinché non arrivi sul nostro comparto una mazzata ingiusta che andrebbe a colpire uno dei pochi motori positivi dell’economia italiana. Siamo pronti a fare gioco di squadra con tutti i settori del food di qualità italiana per vincere questa battaglia”.

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