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VINO E MERCATI

“La Francia è avanti, ma le cose stanno cambiando. L’Italia cresce grazie ai suoi vitigni autoctoni”

A WineNews, la visione di Jancis Robinson, tra le più autorevoli critiche enoiche a livello mondiale, Master of Wine e firma del “Financial Times”
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Jancis Robinson, Master of Wine e critica enoica tra le più autorevoli al mondo

L’Italia del vino destinata a crescere ancora, in termini di prezzo, ed a colmare pian piano il gap con i competitor, come la Francia, grazie, soprattutto, ai suoi vitigni autoctoni, sempre più buoni, in qualità, e sempre più amati e ricercati dagli appassionati di tutto il mondo. Ne è convinta Jancis Robinson, tra le più autorevoli critiche enoiche a livello mondiale, Master of Wine, scrittrice di libri di successo sul vino e firma enoica del “Financial Times”, intervistata da WineNews. “Il miglior vino italiano, va detto, è ancora lontano dal miglior vino francese in termini di prezzo. Ma penso che le cose cambieranno, via via che sempre più persone scopriranno il vino italiano. Non bisogna sottovalutare il potere dei negociant di Bordeaux, sono stati loro a fare il mercato globale del vino. Ed è interessante vedere vini come il Masseto o il Solaia sono venduti dai bordolesi ad un prezzo importante. I grandi produttori del Piemonte, per esempio, non usano questo canale, ma potrebbe essere una buona idea, in generale, per lavorare sull’aumento del prezzo”. Ma la freccia più importante all’arco del vino italiano, conferma la Robinson, è quella dei suoi tanti vitigni autoctoni, nonostante molti dei vini del Belpaese più celebrati siano ancora blend di taglio bordolese.
“Penso che questa situazione stia definitivamente cambiando. Le varietà autoctone stanno passando alle luci della ribalta, con altri due autori, Julia Harding e Josè Vouillamoz, abbiamo scritto un libro nel 2012, “Wine Grape”. In questo libro abbiamo profilato ogni singolo vitigno dal quale fosse stato ottenuto un vino in commercio. Ne abbiamo trovati 1.368 e penso che se dovessimo riscrivere il libro oggi ne troveremmo ancora di più, e molti di questi sarebbero italiani. Ammiro molto il lavoro che stanno facendo i produttori italiani per recuperare e mostrare al mondo i vitigni autoctoni. L’Italia è il paese con più vitigni autoctoni e sono sicura che questa situazione andrà sempre a migliorarsi, e onestamente vi dico che i consumatori sono alla ricerca di vitigni sconosciuti, si sono annoiati del cabernet e dello chardonnay”. Un pensiero che si riflette in quelli che, secondo Jancis Robinson, sono i vini italiani più interessanti del momento.
“Dal mio punto di vista, conoscendo al meglio il mercato inglese e quello americano, la Sicilia è uno dei territori più alla moda in questo momento, in particolare la zona est dell’Etna e tutto quello che sta intorno a questo vulcano. Ma anche la Sardegna e le Marche, per esempio, hanno degli ottimi vini così come la Campania. Una segnalazione che faccio sul mio sito è il Cirò della Calabria, vino di grande storia, ma che ha un grande potenziale per il futuro”.

Futuro che, per il mercato del vino, sarà in gran parte giocato sulla Cina e sull’Asia. “Vado in Cina tutti gli anni - spiega la Master of Wine - ed ho visto grandi cambiamenti. Quello più utile, per il vino, è che ci sono così tanti giovani che hanno introdotto regolarmente il vino nella loro alimentazione. Sono cresciuti con l’ossessione per il Bordeaux, e ora sono alla ricerca di vini interessanti che possono arrivare da ogni parte del mondo, e che abbiano anche un buon prezzo, perchè l’economia cinese sta un pò rallentando. Spero che gli esportatori italiani in Cina non si arrendano, perchè penso che guardando al numero dei potenziali consumatori valga veramente la pena insistere”. Ma non c’è solo la Cina.
“Ho appena pubblicato l’ottava edizione del “The World Atlas of Wine”, davvero un successo, con più di 4,7 milioni di copie vendute e tradotto in 14 lingue. Il Paese che ha fatto l’ordine più grande, per questa edizione, è stata la Corea. Un mercato molto interessante. E se la Cina ha ordinato una traduzione in cinese per la seconda volta, ci sono anche molti buyer che si occupano di fine wines in Tailandia, ma anche Indonesia, oltre che al Giappone, che rimane un mercato strutturato per i fine wine”.

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