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STORIA E VINO

Tra archeologia e viticoltura, torna la vendemmia tra i filari delle rovine di Pompei

Dal 1994, a rilanciare la coltivazione della vite, prima nel Foro Boario, oggi in 15 aree diverse, la griffe del vino campano Mastroberardino

L’Italia è un un vero e proprio museo a cielo aperto, dove tra i resti risalenti alla Roma Antica di quel patrimonio che sono gli scavi di Pompei, torna la vendemmia tra i filari del vigneto del Foro Boario, recuperato e curato, dal 1994, dalla griffe del vino campano Mastroberardino, in un progetto di botanica applicata all’archeologia condotto dal Laboratorio di Ricerche Applicate del Parco archeologico di Pompei, che in questi anni si è presa cura delle ricerche preliminari, dell’impianto e della coltivazione dei vigneti dell’antica Pompei, da cui nasce il Villa dei Misteri. Il progetto, che, all’inizio, riguardava un’area limitata degli scavi, oggi interessa 15 aree a vigneto, ubicate tutte nelle Regiones I e II dell’antica Pompei (tra cui Foro Boario, casa del Triclinio estivo, Domus della Nave Europa, Caupona del Gladiatore, Caupona di Eusino, l’Orto dei Fuggiaschi) per un’estensione totale di circa un ettaro e mezzo, e per una produzione potenziale di circa 40 quintali per ettaro, che nel bicchiere diventano, come detto, il Villa dei Misteri, dal 2011 un uvaggio di Aglianico, Piedirosso e Sciascinoso, che rappresenta un modo per raccontare e far conoscere Pompei con la sua cultura e la sua tradizione antica, anche come luogo di valorizzazione e di difesa del territorio, del paesaggio e dell’ambiente.

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