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MERCATI MONDIALI

Il vino in Usa nel 2020 della pandemia: volumi di consumo stabili, ma valori in calo

Le previsioni di Wine Intelligence, al netto di una seconda ondata di Covid-19 nella seconda metà dell’anno
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Il vino in Usa nel 2020 della pandemia: volumi di consumo stabili, ma valori in calo

Nel 2020 della pandemia, in Usa, primo mercato del vino al mondo, e primo partner per il vino Italiano, si berrà più o meno la stessa quantità di vino di sempre, con il crollo dei volumi fuori casa (la stima è di un -29% a fine anno) che saranno completamente assorbiti dalla crescita dei consumi domestici (+10% anno su anno). Quello che cambierà, però, sarà il valore complessivo del giro d’affari, che diminuirà in maniera importante, con i consumi che si sposteranno sempre più su vini che strizzano l’occhio al rapporto qualità prezzo. È la previsione di Wine Intelligence, che ha incrociato i propri dati e sondaggi con quanto pubblicato da altre agenzia di ricerca come Iwsr, Nielsen e Wines & Vines Analytics. Il tutto, chiaramente, se non ci sarà la temutissima seconda ondata di Covid-19 in Usa. Che, nel peggiore dei casi, se portasse ad un ipotetico nuovo lockdown tra ottobre e novembre 2020, porterebbe ad un calo complessivo dei consumi del -2/-3%, con i consumi domestici che, dunque, non riuscirebbero a pareggiare in quantità un ulteriore calo di quelli fuori casa, che potrebbe arrivare fino al -50% anno su anno.
Previsioni da prendere con le molle, soprattutto in uno scenario come questo che cambia di giorno in giorno, in un mercato che, tutto sommato, fino ad oggi, per l’Italia ha sostanzialemnte tenuto, grazie ad una partenza sprint per la paura di dazi (di cui, nel frattempo, si torna a discutere), vanificata dal crollo di marzo ed aprile 2020, con il saldo che, secondo l’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, nei primi 4 mesi 2020, è stato del +10,8%, per 613 milioni di euro.
“In linea con quanto osservato durante e dopo la crisi finanziaria globale del 2008/2010, il volumi di vino consumato in Usa sono sostanzialmente stabili - commenta Lulie Halstead, Ceo di Wine Intelligence - ma il mix di mercato si sposterà su brand meno costosi, favorendo le realtà più grandi, sia per la produzione domestica che per i vini di importazione. L’aumento dei dazi su alcuni vini importanti ed il dominio dei vini domestici nelle vendite Direct to Consumer hanno già messo pressione a molte cantine e marchi nel mercato americano, e continueranno a farlo nei prossimi mesi”.

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