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PROGETTO

Codice Vino, lo spin-off di “Codice Citra” che esalta la tipicità degli autoctoni d’Abruzzo

Con la regia di Riccardo Cotarella, Attilio Scienza e Valentino di Campli, due linee di monovarietali per raccontare il vino tra Adriatico e Majella
ABRUZZO, ATTILIO SCIENZA, AUTOCTONI, CODICE CITRA, CODICE VINO, MAPPATURA, RICCARDO COTARELLA, VALENTINO DI CAMPLI, Italia
I vigneti di Codice Citra, che guardano la Majella

Ci sono progetti vinicoli che nascono dalla voglia di mettere a disposizione il meglio possibile in ogni campo, dalla vigna alla cantina, dalle competenze alle persone, per valorizzare un territorio, le sue peculiarità, ed elevare la considerazione che consumatori e critica possono avere. Succede in Abruzzo, terra di grande storia enoica, con qualche perla assoluta, con realtà come Valentini e Masciarelli, ma ai più noto soltanto per il Montepulciano d’Abruzzo venduto a buon mercato nella grande distribuzione. Eppure, questa Regione, a partire proprio dalla sua uva principe Montepulciano, o dal Trebbiano, altro pilastro ampelografico della viticultura abruzzese, insieme a tanti altri autoctoni, come Passerina, Pecorino, Cococciola, Bombino Bianco, Montonico, può
esprimere molto di più, in termini di varietà e di qualità.
E per valorizzare e far conoscere questo patrimonio, sconosciuto ai più, è nata “Codice Vino”, una sorta di spin-off indipendente di “Codice Citra”, una delle realtà cooperative più importanti d’Italia e tra i riferimenti della viticoltura abruzzese (6.000 ettari di vigneto gestiti da 3.000 famiglie di viticoltori), che con la regia di Riccardo Cotarella, tra i più famosi enologi d’Italia e del mondo, e di Attilio Scienza, luminare della viticoltura italiana e docente dell’Università di Milano, sotto la guida di Valentino Di Campli, presidente di “Codice Citra” ed anche del Consorzio di tutela dei Vini d’Abruzzo, insieme a Vincenzo Ercolino e Filippo d’Alleva ha creato una cantina ad hoc, con 120 ettari di vigneto dedicati, che guardano al Parco Nazionale della Majella, oggetto di una rigorosa zonazione, e condotto con le tecniche della viticoltura di precisione, il cui obiettivo è esprimere al meglio le tipicità delle varietà autoctone abruzzesi, anche in versione spumante metodo classico, con la creazione di linee di prodotto ad hoc, e proiettarle nel futuro.
“Il progetto - racconta a WineNews Valentino Di Campli - nasce da lontano, ed è stato sviluppato grazie all’apporto di Riccardo Cotarella ed Attilio Scienza, con l’obiettivo di valorizzare i vigneti, i vitigni e le diverse sfaccettature del territorio in cui si trova Codice Citra. Un territorio che si estende dal Sud della provincia di Chieti fino a quella di Pescara, dal mare alla montagna, che abbiamo mappato con i metodi di mappatura moderni, con il progetto “Mappiamo”, prima attraverso il lavoro dei nostri soci, quindi con la mappatura digitale, che ha riguardato 120 ettari, selezionando quelli che ritenevamo essere i vigneti più adeguati. Da questi, abbiamo iniziato due anni fa a fare vinificazioni singole, capaci di esprimere al meglio la territorialità e la specificità di ogni vigneto. La volontà è quella di esaltare l’Abruzzo e le proprie peculiarità attraverso il vino. I vini - ricorda Di Campli - sono tutti monovarietali, divisi tra una linea base, che si chiama proprio “Monovarietali” (Montepulciano, Cerasuolo, Pecorino, Passerina) ed una linea “Oro” (Passerina Coda D’Oro, Pecorino Tegèo, Cerasuolo d’Abruzzo Solànte, Montepulciano d’Abruzzo Torrepasso), che hanno tempi di uscita più dilatati ed un affinamento più lungo in bottiglia”.
Non è, però, solo un progetto enologico, “ma anche un modo per comunicare la ricchezza enoica dell’Abruzzo - riprende il presidente di “Codice Citra” - e di vedere riconosciuta la qualità delle sue produzioni, anche in una grande realtà cooperativa come la nostra, fatta di 3.000 socie e 6.000 ettari di vigneto, con un approccio puntuale, in cui i vigneti sono identificati uno ad uno, la vinificazione è seguito in modo scrupoloso. Sicuramente ci sono delle innovazioni tecnologiche importanti, ma il lavoro è agevolato da un territorio vocato e da vitigni che hanno capacità espressive notevoli e riconosciute da tutti, che hanno fatto la fortuna, come vini da taglio, di altri territori. Dal progetto Codice Vino - conclude il del Consorzio di Tutela dei Vini d’Abruzzo - vengono prodotte 100.000 bottiglie, ed i nostri vigneti lambiscono il Parco della Majella, che per noi è un rifornimento fondamentale, che riportiamo anche nello sfondo delle nostre etichette”.

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