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RISTORAZIONE

Bar e ristoranti pericolosi per il contagio: lo studio Usa fa infuriare la ristorazione italiana

La Fipe/Confcommercio non ci sta, e si schiera contro i media: “il sensazionalismo è più contagioso del virus. I nostri ristoranti sono luoghi sicuri”
COVID, FIPE, RISTORAZINE, Non Solo Vino
In Usa uno studio evidenzierebbe come bar e ristoranti siano i più pericolosi per contagio

Non c’è certo da sorprendersi che, alla pubblicazione e la diffusione dello studio statunitense, secondo cui frequentare bar e ristoranti aumenterebbe i rischi di contagio da Covid-19, il settore abbia reagito male. E non solo perché quello della ristorazione è uno dei comparti che più ha sofferto e sta soffrendo la pandemia e il lockdown, con i dati nel Belpaese che parlano di perdite del -64,2% nell’ultimo trimestre (dati Istat), pari cioè a 13 miliardi di euro persi, e ancora 1 locale su 4 che non è riuscito a riaprire; ma anche perché i media italiani, secondo la denuncia la Fipe-Federazione Italiana Pubblici Esercizi (Confcommercio), avrebbero riportato la notizia in modo sensazionalistico, senza tenere conto che si tratta di uno studio basato sui risultati di soli 150 casi, in città statunitensi dove la situazione pandemica non è come quella italiana, e dove le misure di sicurezza e di distanziamento sociale per bar e ristoranti non sono le stesse messe in atto in Italia.
Lo studio in questione, infatti, è firmato dal Centers for Disease Control & Prevention, ed ha esaminato 300 persone, risultate metà positive al virus e metà negative. Ai partecipanti è stato chiesto di compilare un questionario, con domande sui luoghi frequentati, e quindi di possibile contagio, negli ultimi 14 giorni (trasporti pubblici, uffici, chiese, bar, ristoranti, ma anche case e feste private). Dalle risposte è emerso che sia chi era negativo che chi era positivo aveva avuto comportamenti simili in quanto mascherina indossata o meno, distanziamento sociale, ad eccezione di bar e ristoranti. Da qui, la conclusione per cui questi sarebbero luoghi più pericolosi degli altri da frequentare. Ma, i punti da chiarire della ricerca sono ancora molti, a partire dal numero di partecipanti, ma anche sulla mancata distinzione, ad esempio, tra pasti consumati al chiuso o all’aperto.
“Questa ricerca - ha commentato il noto virologo Francesco Spinazzola - è stata realizzata su 150 casi: direi che non occorre essere luminari di scienza statistica per dire che 150 casi sono un campione assolutamente scarso e poco significativo sul quale non è possibile formulare alcuna considerazione di carattere generale. Inoltre, la ricerca si è svolta in alcune città degli Stati Uniti, dove la maggior parte dei ristornati è all’interno di grandi centri commerciali ed è quindi avventuroso affermare che il contagio sia avvenuto nel ristorante o in altro esercizio commerciale. Negli Stati Uniti, tra l’altro, non sono state applicate in maniera omogenea tutte le regole e le limitazioni come invece è avvenuto in Italia. L’unico dato certo fino ad oggi - conclude - è che nei ristoranti italiani non sono stati registrati significativi casi di contagio”. “I nostri ristoranti - ha aggiunto Roberto Calugi, direttore generale di Fipe - sono un luogo sicuro, lo dimostra il fatto che questa estate, in cui l’affluenza in certi luoghi è stata significativa, non si sono segnalate criticità. Del resto, sono gli stessi ricercatori che, nel commentare il loro lavoro, consigliano che per ridurre i rischi di contagio nei ristorati vengano adottate misure di distanziamento che i ristoratori italiani hanno assunto e rispettano fin dal momento della riapertura. Per questo suggeriamo ai nostri media di riportare la ricerca nella sua completezza. La rincorsa - comprensibile - al titolo acchiappa lettori non può prescindere però dalla consapevolezza che un titolo fuorviante può compromettere il lavoro di migliaia di imprenditori, di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie”.

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