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TRA PRESENTE E FUTURO

Spendere bene le risorse italiane ed Ue, semplificare e fare sistema: le richieste del vino italiano

Dalla “Milano Wine Week” le riflessioni di produttori, rappresentanze di filiera ed istituzioni, per superare la pandemia, e guardare anche oltre
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Spendere bene le risorse italiane ed Ue, semplificare e fare sistema: le richieste del vino italiano

Spendere bene i tanti fondi in arrivo dall’Europa, ma anche quelli già a disposizione dell’Italia, per aiutare il vino e la ristorazione italiana a superare la pandemia. Come quelli dell’Ocm Promozione, che si vorrebbe potessero essere spesi anche all’interno dell’Ue e non solo nei Paesi Terzi, ma anche quelli del Recovery Fund. Magari scongiurando misure che sembrano insensate, come anticipare la chiusura dei ristoranti alle ore 23, come trapela dalle indiscrezioni sul prossimo Dpcm che dovrebbe arrivare a giorni per frenare la crescita dei contagi da Covid. Ma guardando anche oltre la contingenza, per quanto difficile, ovvero ad una visione strategica di lungo periodo, con imprese ed istituzioni che devono giocare di squadra per incentivare tutti i processi di innovazione e digitalizzazione che l’emergenza Covid ha accelerato, come racconta, tra gli altri, il boom dell’e-commerce e di meeting e degustazioni via web, esplose in tempo di lock-down, e tutt’ora attualissimi. Messaggi che arrivano da imprese, rappresentanze di filiera ed istituzioni dalla “Milano Wine Week”, che farà di Milano il centro del vino italiano, da oggi all’11 ottobre, e che di questa nuova anima ibrida degli eventi del vino, tra fisico e digitale, è esempio concreto.
Dalla Ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova al Sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano, al presidente Ice Carlo Ferro, dal presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti a quello della Fipe Enrico Stoppani, da produttori e manager come Riccardo Pasqua (Pasqua Vigneti e Cantine), Beniamino Garofalo (Santa Margherita), Ernesto Abbona (Marchesi di Barolo e presidente Unione Italiana vini), Riccardo Ricci Curbastro (Riccicurbastro e presidente Federdoc), Arturo Ziliani (Berlucchi) e Sarah Serena (Montelvini), vertici di consorzi come Luca Giavi, direttore del Consorzio del Prosecco Doc, Giuseppe Salvioni, ad del Consorzio del Franciacorta, Innocente Nardi, presidente del Consorzio del Prosecco Docg e Carlo Veronese, dg del Consorzio dell’Oltrepò Pavese, fino a rappresentanti “europei” come l’eurodeputato Paolo De Castro ed il segretario del Ceev (Comité Européen des Entreprises Vins) Ignacio Sancez Recarte, moderati dal giornalista Luciano Ferraro del “Corriere della Sera”, tutti sono consapevoli che la situazione è dura ed incerta come non mai, ma che le risorse e le possibilità per affrontarla ci sono, a patto che ognuno faccia la sua parte.

“In Unione Europea stiamo lavorando, ci sono in arrivo tante risorse per l’agricoltura europea, sappiamo che la situazione è complessa e speriamo in novità positive, sia dalla stessa Europa che dagli Usa, mercati fondamentali, così come il Regno Unito, dove seguiamo con apprensione il tema Brexit”, ha detto Paolo De Castro, lasciando la parola a Recarte, che ha sottolineato come “in vista di un no deal, sul fronte Brexit, stiamo consigliando alle imprese di chiedere agli importatori di aumentare gli stock, ma non è semplice”.
Ma al di là di questo, serve visione del futuro, come ricordato da Beniamino Garofalo, ad del Gruppo Santa Margherita. “Se le risorse sono poche o tante è un problema relativo, dobbiamo capire dove e come spenderle. Il mondo si sta trasformando, serve un approccio nuovo ad un mercato che è sempre più spostato verso il business to consumer, verso il contatto diretto con il consumatore, e serve che le aziende si rinforzino in competenze analitiche e digitali, perchè il futuro passa da qui. C’è il tema della dimensione, perchè serve ancora più aggregazione, e se con l’Ocm che spinge in questo senso qualche cosa le imprese hanno fatto, si deve fare ancora di più, altrimenti competere con altri Paesi è difficile”. Pensiero condiviso da Luca Giavi, direttore del Consorzio del Prosecco: “le risorse ci sono, ma dobbiamo ragionare sul modello europeo che spinge verso l’aggregazione, e quindi facendo più sistema di quanto facciamo in Italia. Ascoltare il mercato è fondamentale, interpretarne le tendenze è decisivo. Noi, per esempio, lo abbiamo fatto lanciando il Prosecco Rosè, che arriverà tra poco alla prova del mercato: siamo su una produzione di 10-15 milioni di bottiglie, che a regime potrebbero essere 40”. Certo è che serve coraggio e lungimiranza, perchè “se avevamo visto qualche segnale di ripresa in estate, ora è tornata grande incertezza - sottolinea Riccardo Pasqua, ad Pasqua Vigneti e Cantine - ed è difficile prevedere quello che può succedere anche nel nostro business. Nonostante questo abbiamo davanti grandi opportunità, pur nella grande difficoltà in questo momento così strano. Attraverso la digitalizzazione e investendo in nuovi talenti e manager, possiamo avvicinarci rapidamente ai consumatori dei prossimi 30 anni, svecchiare la comunicazione, utilizzare piattaforme digitali che ancora nel vino sono poco utilizzate. Abbiamo l’opportunità di accelerare questo processo. Così come di investire ancora di più sul tema della sostenibilità, su cui l’Unione Europea e l’Italia ci devono sostenere. Poi è chiaro che la situazione economica è difficile, gli importatori in giro per il mondo aspettano, tengono bassi i magazzini bassi, ma dobbiamo guardare avanti con ottimismo”.Aggregazione e sostenibilità sono i tasti su cui battere anche per Giuseppe Salvioni, ad Consorzio del Franciacorta: “è su questo che lavoriamo da anni, le nostre cantine sono tutte piccole nei confronti del mondo, e come Consorzio lavoriamo sui mercati per far conoscere la denominazione. E sul fronte della sostenibilità investiamo da tempo, tanto che siamo la denominazione con la più alta percentuale di vigneti bio, aspetto che in tanti mercati ci rende più competitivo. L’Europa, a livello di sostegno e di fondi, opera in maniera positiva, però serve una semplificazione delle regole: a volte la complessità è tale che consorzi più piccoli e aziende meno strutturate rinuncino a provare ad accedere alle risorse perchè è troppo complesso, ed il rischio è di vedersi tagliare i fondi dall’Unione Europea”. “Io dico che l’Europa fa anche troppo, qui serve un ripensamento complessivo come sistema Paese, a partire da infrastrutture e scuole”, provoca Arturo Ziliani, alla guida di Berlucchi, che aggiunge: “la semplificazione burocratica è una necessità, ma c’è da capire se è la politica che influenza la burocrazia o viceversa: nel mondo del vino la situazione è peggiore di anno in anno in questo senso”. In ogni caso, i produttori italiani guardano al futuro, “anche perchè questa situazione ha dimostrato che siamo preparati, non improvvisati, e unendo le nostre capacità al valore della nostra agricoltura, alla bellezza del paesaggio e alla cultura possiamo essere ai vertici mondiali per attrattiva. Certo che servono strumenti utili, e per esempio in una situazione come quella che stiamo vivendo sarebbe opportuno poter utilizzare i fondi Ocm anche nell’Unione Europea, che resta un mercato fondamentale, e non solo nei Paesi Terzi”, aggiunge Sarah Serena di Montelvini. Per Innocente Nardi, alla guida del Consorzio del Prosecco Docg, “prima di tutto si deve rilanciare con forza il brand Italia nel suo complesso, sul vino in particolare serve un grande progetto di incoming perchè le vere fiere del vino italiano sono i territori, e capire che si deve virare sempre più su una maggiore qualità e valore dei prodotti, e non su maggiori quantità”.
“Dobbiamo rendere più accessibili le risorse che pure ci sono, e spero anche che si riallochino risorse destinate a misure che poi sono rimaste meno utilizzate del previsto, come la vendemmia verde. Serve grande coordinamento tra Regioni e condivisione di strategie nazionali che non siano espressione del campanile, che non portano risultati ma dispersione di risorse. Le vere protagoniste di questo mondo sono le imprese, a cui dobbiamo dare strumenti efficaci per usare le risorse europee ed italiane”, ha aggiunto Ernesto Abbona, alla guida di Unione Italiana Vini (Uiv) e di Marchesi di Barolo, mentre Riccardo Ricci Curbastro, alla guida della cantina di famiglia e di Federdoc, ha invocato quanto prima “un Tavolo Vino da cui ci aspettiamo una attenta regia comune delle iniziative, ognuno di noi ha le sue competenze, sul mercato tutti i giorni ci sono le aziende, che devono essere a quel tavolo come in Consorzi che fanno anche promozione. Ma serve più semplicità, non tre conferenze Stato-Regioni per decidere come spendere fondi: aspettiamo da settimane, per esempio, di riallocare 60 milioni di euro inutilizzati per la distillazione, che se non spendiamo entro dicembre vanno persi”.
E se in Italia ora, oltre a tutto il resto, c’è grande apprensione per le nuove misure anti Covid allo studio del Governo, “tra cui riteniamo inutile e dannosa quella che trapela sulla chiusura anticipata di bar e ristoranti, contro cui ci stiamo battendo, perchè che penalizzerebbe il settore già fortemente colpiti, creando peraltro una movida fuori controllo nelle strade”, ha detto il presidente Fipe, Lino Stoppani, sul fronte estero un grande aiuto può arrivare dal “Patto per l’Export” che vede l’Ice tra i protagonisti, come ricordato dal presidente Carlo Ferro: “è un cantiere aperto, abbiamo tante iniziative che prima Ice non faceva, la campagna sul “nation brand”, il sostegno alle fiere, all’e-commerce e alla formazione di esperti digitali.
Sull’e-commerce, per esempio, stiamo lavorando tanto per aiutare le imprese ad accedere ad un canale sempre più importanti: ad inizio 2019 avevamo solo due accordi fissati con delle piattaforme mondiali, ora siamo a 14 e arriveremo a 24 entro fine anno, coinvolgendo player come Amazon e Alibaba, e di questi ben 16 riguardano il vino. E presto chiuderemo un accordo con Tannico (di recente divenuto di proprietà del gruppo Campari, ndr), per portare il vino italiano in 18 Paesi del mondo, a costo zero per le imprese. E, inoltre, stiamo lavorano molto sul sostegno per le mini-fiere, eventi di tagli nazionale che abbiamo voluto portare a livello internazionale. Faccio l’esempio di Wine2Wine, sui cui abbiamo messo risorse simili a quelle che mettevano su Vinitaly, soprattutto per l’incoming e per avere evento di taglio internazionale. Ma serve il lavoro di tutti. Eventi come Milano Wine Week sono un grande impegno nel trovare la quadra tra presenza fisica e digitale, e in questo senso i nostri uffici sono attivissimi: per Milano Wine Week abbiamo creato 2.000 contatti con operatori esteri”.
A chiamare in causa il Governo è stato Massimiliano Giansanti, presidente Confagricoltura, chiedendo “risposte per un settore agricolo che ha dimostrato il suo valore in questi mesi, con il vino in prima fila, che, nonostante le difficoltà, contiene le perdite”. E se il Sottosegretario agli Esteri Manlio di Stefano assicura “ascolto costante a tutta la filiera, con il Tavolo Vino che abbiamo già fatto in vista di concertazione del patto per l’export che sarà un modello da seguire”, a tirare le somme è la Ministra Bellanova: “Milano è un messaggio di ripartenza, di messa a sistema di sistemi innovativi e degli strumenti che offfer il digitale. Sul vino abbiamo fatto molto, ma molto ancora c’è da fare. Abbiamo pubblicato il decreto per l’Ocm Vino Promozione 2021, che mette a disposizione 100 milioni di euro, aprendo ad iniziative in gdo e horeca come ci ha chiesto la filiera e privilegiando nei punteggi i Consorzi per fare aggregazione. Abbiamo esteso il “decreto ristoranti”, ovvero i 600 milioni per l’acquisto di prodotti Dop e Igp anche ad agriturismi con somministrazione e catering, presto arriverà il decreto e valutiamo se estendere la misura al 2021, mentre dei 60 milioni di euro non utilizzati per la vendemmia verde, 50 milioni di euro li abbiamo usati per l’esonero contributivo, e 10 milioni di euro li metteremo a sostegno delle produzioni Dop e Igp. Sono risorse che vanno spese entro il 31 dicembre 2020, mentre nella legge di bilancio discuteremo di interventi successivi. Sul Recovery Fund dico che l’agricoltura sarà protagonista, e che dovremo spingere sulla sostenibilità. Ma nelle sue tre declinazioni: ambientale, sociale ed economica. Se manca una, le altre non stanno in piedi, a partire da quella economica. Ma Italia in questo senso è avanti e puoi dare la rotta all’Europa. Per l’agricoltura servono strategie di sistema, bisogna spendere e spendere bene, se sbagliamo questa volta mettiamo in discussione il futuro dell’agricoltura italiana”.

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