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GIORNATA MONDIALE DELLE API

Difendere le api, piccole spie della biodiversità messe in pericolo da chimica e climate change

I numeri Coldiretti, le case history di Coop, Eataly, Giusti Wine, Crédit Agricole e Monini in difesa delle api, da cui dipende il 75% delle colture

Le api sono piccole spie della biodiversità, siano esse da miele o selvatiche sono fondamentali per l’impollinazione delle piante coltivate e di quelle spontanee. Infatti da loro dipende il 75% delle colture alimentari mondiali. Le api, però, sono da troppo tempo in pericolo: dagli anni Novanta si è registrato un calo del 25% del numero di specie di api osservate e dal 2006 a oggi si è assistito ad un aumento di mortalità di api mellifere spesso superiore al 30% causato dall’uso massiccio di pesticidi chimici di sintesi, dai cambiamenti climatici e da altri fattori nocivi come la perdita di habitat naturali, l’inquinamento e la diffusione di nuovi parassiti e patogeni. A ricordarlo, nella Giornata Mondiale delle Api, di scena oggi in tutto il mondo, è Coop, che alle api ha dedicato il progetto “Ogni ape conta”, una campagna volta a proteggere le api e a favorire la biodiversità, rafforzando quanto già si sta facendo per mantenere un habitat idoneo, e lanciando una ricerca scientifica su larga scala che include per la prima volta tutta la filiera, e quindi le 7.500 aziende agricole che producono per Coop (e che già destinano il 3% dei terreni coltivabili a siepi e fiori e che da tempo non usano la gran parte dei neonicotinoidi), Conapi, l’impresa cooperativa di apicoltori più grande d’Italia (600 apicoltori e circa 110.000 alveari), LifeGate e il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Alma Mater Studiorum-Università di Bologna.
Come ricorda la Coldiretti, analizzando i dati della banca dati dell’European Severe Weather Database, è destinata a crollare di almeno il 30% la produzione di miele in Italia in un 2021 segnato in media da quasi un evento estremo al giorno tra siccità, bombe d’acqua, violente grandinate e gelo in piena primavera che ha distrutto le fioriture compromettendo pesantemente il lavoro delle api. L’inverno bollente e la pazza primavera segnata da gelate - sottolinea la Coldiretti - hanno creato in molte regioni gravi problemi agli alveari con le api che non hanno la possibilità di raccogliere il nettare, con un crollo dei raccolti per tutti i tipi, dall’acacia agli agrumi, rispetto alla produzione media annuale nazionale di 25 milioni di chili.
Le difficoltà delle api sono un pericolo grave per la biodiversità considerato che sono un indicatore dello stato di salute dell’ambiente e servono al lavoro degli agricoltori con l’impollinazione dei fiori: 3 colture alimentari su 4 dipendono in una certa misura per resa e qualità dall’impollinazione dalle api, tra queste ci sono le mele, le pere, le fragole, le ciliegie, i cocomeri ed i meloni. Il ruolo insostituibile svolto da questo insetto lo racconta bene una citazione di Albert Einstein : “se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”. Le anomalie del meteo che si sono registrate lungo la Penisola, con pioggia ed il forte vento hanno ostacolato l’attività di bottinatura delle api per salvare le quali - aggiunge la Coldiretti - sono stati somministrati sciroppi a base di zucchero o miele con un intervento straordinario e costoso da parte degli apicoltori. Il danno economico e ambientale colpisce il Paese in una situazione in cui la svolta salutista degli italiani per effetto della pandemia Covid ha portato all’aumento del 13% degli acquisti familiari di miele nel 2020, ma sugli scaffali dei supermercati italiani già più di 1 vasetto di miele su 2 viene dall’estero, con una produzione nazionale stimata pari a 18,5 milioni di chili nel 2020. In Italia - conclude la Coldiretti - esistono più di 60 varietà di miele a seconda del tipo di “pascolo” delle api: dal miele di acacia al millefiori (che è tra i più diffusi), da quello di arancia a quello di castagno (più scuro e amarognolo), dal miele di tiglio a quello di melata, fino ai mieli da piante aromatiche come la lavanda, il timo e il rosmarino. Secondo le elaborazioni Coldiretti sui dati del rapporto dell’Osservatorio nazionale miele in Italia ci sono 1,6 milioni di alveari curati da 70.000 apicoltori, dei quali oltre 2 su 3 sono hobbisti che producono per l’autoconsumo.
Tornando alle iniziative intraprese dalle aziende per favorire il lavoro e la sopravvivenza delle api, quella di Coop, però, non è certo l’unica, tutt’altro. Anche Eataly, con i punti vendita di Milano Smeraldo e Lingotto e Green Pea a Torino, si schiera in prima linea dando continuità a Bee the Future, il progetto nato nel 2018 che ha già riforestato oltre 100 ettari agricoli con fiori amici delle api. Ora è il momento delle città, che nell’arco di tre anni riceveranno fino a 10 milioni di semi selezionati da Eataly insieme a Slow Food e Arcoiris. Così, oggi il 10% del valore della spesa effettuata dai clienti di Eataly - in negozio e online - verrà devoluto a iniziative di riforestazione urbana. E se a Milano Eataly ha raccolto l’adesione di otto Giardini Condivisi milanesi che riceveranno in donazione parte dei semi per ricreare un habitat favorevole alle api, a Torino hanno deciso di contribuire all’iniziativa con “Bee Garden - Il Giardino del Rispetto”: uno spazio della comunità e amico delle api e degli insetti impollinatori dedicato ad Andrea Paternoster fondatore di Mieli Thun, prematuramente scomparso.
Tra le colline trevigiane, per permettere alle api di godere della fioritura delle acacie arriva l’“Accordo per il Montello”, primo passo per valorizzare il potenziale apistico delle colline trevigiane, basato sugli studi del Progetto ApInVigna, una sperimentazione in campo coordinata da Confagricoltura Treviso e avviata nel 2019 nei vigneti della tenuta Rive degli Angeli di proprietà dei 5 Comuni del Consorzio del Bosco Montello e gestita da Giusti Wine. Nelle arnie, tra i filari di Rive degli Angeli, sono state monitorate le interazioni tra le api e l’ambiente circostante, con l’obiettivo di trovare soluzioni per migliorare la convivenza tra apicoltura e agricoltura - con particolare riguardo alla viticoltura - e garantire l’equilibrio. L’area del Montello, infatti, richiama ogni anno miliardi di api, che bottinano il polline delle acacie in fiore. Oltre ad essere cardine dell’attività apicolturistica (la potenzialità produttiva della zona si stima essere attorno ai 5.000 quintali di miele annui, ma la gestione fitoiatrica delle colture specializzate rende la reale produzione molto inferiore) le api svolgono un ruolo indispensabile per il mantenimento della biodiversità e per la stessa sopravvivenza dell’uomo: la loro salvaguardia e ripopolamento è quindi di vitale importanza. A firmare l’Accordo per il Montello ed impegnarsi per la ripopolazione di questi insetti straordinari nell’area del Montello sono Confagricoltura Treviso, Ulss 2 Marca Trevigiana, Fai - Federazione Apicoltori Italiani, Una-Api, Consorzio Asolo Prosecco, Consorzio Vini Montello, Consorzio del Bosco Montello, Cantina Montelliana, Apicoltura Francesco Bortot, ExtendaVitis e ProgettoNatura.
Neanche il mondo della finanza è insensibile al futuro delle api e del pianeta, come racconta “Bee Future”, l’iniziativa sostenibile promossa da Crédit Agricole Italia che, con la collaborazione di 3Bee, l’Agri-tech startup residente a Le Village by CA Milano, permette ai propri clienti di adottare alveari, per ogni prestito stipulato, al fine di tutelare la biodiversità del pianeta. Il concorso, aperto a tutti, permette di partecipare all’estrazione di 400 alveari da adottare, a protezione di 400.000 api e oltre 4 milioni di fiori. I sottoscrittori di un prestito otterranno un alveare in adozione per un anno, dopo averlo scelto personalmente online, e riceveranno a casa mezzo chilo del miele prodotto.
Infine, il progetto di Monini, tra i principali produttori olivicoli d’Italia, che ha avviato un progetto a livello nazionale per la salvaguardia delle api, con cui ha 750.000 piccole “coltivatrici” hanno “trovato famiglia” in appena quattro anni. Il progetto si è inizialmente concentrato sulla salvaguardia delle api del Gargano, e lo scorso anno, nel centenario dell’azienda, la scelta di risalire lo Stivale e lanciare un messaggio forte anche al mondo cittadino con l’adozione simbolica di 100.000 api – 1.000 per ogni anno di vita - nell’hinterland milanese, a Carugate. Il 2021 segna un ulteriore passaggio, quello dell’adozione diffusa in tutta Italia: quest’anno infatti il progetto di salvaguardia si lega al concorso “Vinci e Aiuta” e sarà il consumatore a scegliere quale iniziativa, ovviamente legata alla tutela delle api, sostenere con il contributo di Monini. Perché ognuno deve fare la propria parte per costruire un futuro migliore, spiega Monini, che con “A Hand for the Future”, il suo piano di sostenibilità con orizzonte 2030, inaugura un nuovo modo di fare impresa e costruire sviluppo condiviso. Il piano, un progetto corale da 25 milioni di euro che parte dalla terra per arrivare all’educazione alimentare e al sostegno della ricerca scientifica, ha non a caso un capitolo dedicato proprio alle api. Accanto all’impegno di tutela e salvaguardia, è prevista la collaborazione con il mondo scientifico per valutare la sopravvivenza e la tolleranza delle api nell’agricoltura integrata e biologica al fine di migliorare la convivenza tra l’uomo e la natura.

Focus - La ricerca di Coop e la campagna “Ogni ape conta”
Di fatto oggi Coop ha già all’attivo oltre 1 miliardo di api ospitate ogni anno, ma con la campagna “Ogni ape conta” intende allargare la platea delle api da proteggere e attivare al tempo stesso una opportuna attività di divulgazione nei confronti dei consumatori. Per la prima volta ci si occuperà scientificamente di un altro genere di api, quelle solitarie, in particolare le osmie che non producono miele, ma svolgono l’opera fondamentale dell’impollinazione con un’efficacia di oltre il 90% di fecondazione dei fiori visitati rispetto all’ape mellifera che ha un indice decisamente più basso. Si tratta inoltre di api gentili, molto meno conosciute delle altre, in grado di muoversi in un raggio di qualche decina di metri dal loro nido, molto più ridotto rispetto al chilometro e mezzo di raggio d’azione che può arrivare a raggiungere l’ape mellifera, ma ideali per fornire un’informazione complementare a quella dell’ape da miele sullo stato di salute del nostro eco-sistema. Per facilitare la loro presenza sono state posizionate nelle prime 36 aziende agricole che hanno aderito (7 regioni coinvolte, dal Trentino alla Sicilia) 100 nidi costruiti con appositi criteri che le rendono luoghi privilegiati dalle osmie per nidificare (progettate dalla società Pollinature con materiali di riciclo impiegando persone con diversi tipi di disabilità). A queste si aggiungono le 100 arnie con api mellifere e la collaborazione di apicoltori e agricoltori esperti impegnati nell’attività di monitoraggio così da ottenere al termine della ricerca triennale un’informazione il più possibile completa sia sulla dinamica delle popolazioni delle osmie rilasciate che sulla presenza e livello di pesticidi nel polline raccolto da entrambe le tipologie di api. I dati scaturiti dai due “sistemi di monitoraggio” si integreranno tra loro per avere un quadro complessivo dello stato di salute del territorio. Infatti, le api da miele ci danno un’informazione generale/complessiva sia sull’azienda agraria selezionata che sull’ambiente circostante per un raggio di volo che convenzionalmente è considerato pari 1,5 Km. Invece, i dati scaturiti dalle osmie forniscono un’informazione più puntuale sia nello spazio che nel tempo, perché il loro raggio di volo è più limitato come più breve il loro periodo di attività, però più preciso perché circoscritto all’azienda agraria oggetto del monitoraggio e durante le settimane di nidificazione delle osmie. Prezioso e insostituibile il ruolo degli apicoltori e agricoltori coinvolti; a loro spettano infatti i prelievi periodici (ogni 10 giorni circa per un mese dall’inizio della fioritura) e l’invio dei campioni per l’analisi dei dati da parte dell’Università seguendo un preciso protocollo.

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