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TENDENZE

Iwsr: la resilienza di Cina e Usa, la tenuta del Prosecco e il sostegno dell’e-commerce

Il webinar “Road to Recovery: Trends and outlook to 2025 for the global beverage alcohol industry” apre “Wine Paris & Vinexpo Paris 2021”
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I trend, del vino e non solo, di Iwsr

Il 2020, per i consumi globali di alcolici, si è rivelata una mezza debacle, con un calo del 6,2%, comunque decisamente inferiore alle prime stime, come ricorda, dal webinar “Road to Recovery: Trends and outlook to 2025 for the global beverage alcohol industry” ospitato dalla “Wine Paris & Vinexpo Paris 2021”, al via oggi e tutta in digitale, e firmato dall’Iwsr - Iternational Wine & Spirits Research. Non tutte le categorie hanno pagato la crisi allo stesso modo, e se la birra, la più legata al consumo fuori casa, ha perso il 7,2%, il calo del vino si è fermato al -6,5%, e quello degli spirits al -6,1%, mentre il sidro nel 2020 ha lasciato sul terreno il 10,9% e i ready to drink, al contrario, sono cresciuti del 26,4%, stesso trend confermato nel 2021, mentre il rimbalzo globale sarà del 2,9% a volume, con crescite più contenute per birra (+2,5%), vino (+1,7%) e spirits (+0,6%).

A lungo termine, invece, nei 20 mercati chiave (Canada, Usa Messico, Colombia, Brasile, Olanda, Francia, Germania, Spagna, Italia, Regno Unito, Polonia, Sudafrica, Russia, Cina, Giappone, India, Thailandia, Filippine e Australia), che valgono il 75% dei consumi globali di alcolici, la crescita annua sarà dell’1,5% fino al 2025, che diventa 1,2% per la birra, 0,4% per il vino e 0,8% per gli spirits.

Il Covid, come raccontano i dati Iwsr, non ha avuto lo stesso impatto dappertutto, perché ci sono Paesi in cui i consumi sono cresciuti anche nel 2020, come Australia, Canada, Usa, Regno Unito, Filippine, Russia e Polonia, a ritmi, nella maggior parte dei casi, persino maggiori della media annuale prevista per il periodo 2021-2025. I Paesi che hanno invece sofferto maggiormente sono stati Spagna, Colombia, India e Italia, con la Cina che, alla fine, ha confermato i livelli di decrescita previsti, senza peggioramenti, mostrando una certa resilienza, proprio come gli Stati Uniti. Guardando al vino fermo e alle dinamiche di consumo di questo nefasto 2020, è interessante notare come sia cresciuto in Brasile, Colombia, Regno Unito, Canada, Polonia, Germania e Stati Uniti, con Olanda, Australia, Italia, Giappone e Francia che limitano i danni, grazie al boom degli acquisti online e dei consumi casalinghi.

L’altra faccia della medaglia, però, a lungo termine, è la prevista “V” rovesciata, che potrebbe portare ad un calo, nel 2021, dei consumi di vino fermo in Germania, Gran Bretagna e Canada, ma non in Brasile, dove il trend è già tornato in territorio positivo, nonostante il caos in cui la pandemia ha precipitato il Paese ed il Governo Bolsonaro. In sofferenza ancora maggiore le bollicine, con i consumi, tra i grandi Paesi del vino, che crescono, leggermente, solo in Italia, grazie alla straordinaria vivacità dell’estate 2020. Bene anche il Canada, ma meno delle aspettative, e in territorio positivo anche la Russia e gli Stati Uniti. Cali importanti in tutti gli altri Paesi, dal Giappone alla Francia, dalla Spagna alla Germania, fino al Brasile.

Tornando alle tendenze generali, la pandemia di Covid ne ha accelerate alcune e stravolte delle altre. Prima di tutto, il boom dei ready to drink, che al di là dei numeri corrono tendenzialmente in Usa in maniera impressionante: il merito è della semplicità, la freschezza, la trasportabilità e l’accessibilità di drink alla portata dei tutti, specie dei più giovani. Una categoria che, se in Italia - e più in generale in Europa - ha davvero poche chance di emergere, in Canada, Cina, Sudafrica, Messico e Russia è invece un settore da tenere sott’occhio. Altro trend importante, quello dei consumi di birra, vino e persino spirits a basso contenuto di alcol, o addirittura senza alcol, nell’ottica della moderazione, uno stile di vita sempre più popolare, e i grandi brand ne sono consapevoli, adeguando la propria offerta alle richieste del mercato. Se nella birra il boom dei prossimi anni riguarderà quella senza alcol, nel vino, i cui consumi sono decisamente più legati alla tradizione, e quindi alla ricchezza e complessità aromatica, mentre gli spirits senza alcol vivranno una grande impennata.

Ovviamente, un altro trend che la pandemia ha accelerato, è quello dell’e-commerce, che nel 2019 valeva 20 miliardi di dollari, e nel 2020 è arrivato a toccare i 29 miliardi di dollari, una crescita che sfiora il +50%. E poi, la premiumizzazione dei consumi, che vale sia per il vino che per gli spirits, e che dopo un leggero calo del 2020 vivrà un rimbalzo enorme nel corso del 2021. Restando sul segmento dei premium wine, l’unica tipologia che non ha subito cali, e che anzi è cresciuta nel 2020 e tornerà a correre a ritmi più alti nel 2021 e ancora maggiori nel periodo 2021-2025, è il Prosecco, che fa meglio dello Champagne, crollato nel 2020, e degli altri sparkling, la cui ripresa definitiva arriverà solo nel 2022. Infine, una tendenza tuta nuova è quella di una offerta delivery sempre più ampia e alta, in termini di qualità, con decine di migliaia di nuovi ristoranti (e “dark kitchen”), gastronomie, enoteche, supermercati, serviti dalle grandi compagnie di delivery. Infine, come sottolinea il report dell’Iwsr, quello che è forse il settore che più lentamente tornerà alla normalità: i viaggi. Per tornare ai livelli del 2019, si dovrà attendere fino al 2024, ribaltando un trend in crescita da anni, e ridisegnando così anche il mondo del turismo internazionale e quindi dei consumi di birra, vino e spirits.

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