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QUESTIONE DI ANNATA

Stime di vendemmia: quantità in forte calo (-15%) ma altissima qualità per il Brunello di Montalcino

Il presidente del Consorzio del Brunello, Fabrizio Bindocci: “lo confermano anche i dati analitici. È un vino eccellente, direi perfetto”

La qualità reale di una vendemmia e la capacità dei produttori di interpretarla, si vedono sempre e soltanto alla prova del calice. Ma le stime di chi raccoglie le uve hanno comunque un valore, soprattutto per quei vini di alto lignaggio che proprio sulla bontà dell’annata costruiscono gran parte del loro prestigio. Come Barolo, per esempio, dove il grosso di una raccolta assai promettente è ancora in corso (come raccontato a WineNews da realtà come Conterno e Sandrone, Ceretto e Pio Cesare, Fontanafredda e Borgogno, Poderi Gianni Gagliardo e Marchesi di Barolo, e dal Consorzio di Barolo e Barbaresco, in questo video). O come Montalcino, terra del Brunello, dove la vendemmia del Sangiovese, invece, è praticamente agli sgoccioli. E se in uno dei territorio più prestigiosi del mondo ancora si contano i record di mercato, critica e quotazioni macinati dalla coppia di annate formidabili 2015 e 2016, è decisamente positivo il sentiment per la raccolta 2021: “secondo le prime stime si è verificato almeno un -15% di quantità sul 2020 - commenta Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino - e tutti i produttori hanno registrato un calo di produzione, ma tutti concordano sull’altissima qualità dell’annata. Lo confermano anche i dati analitici. È un vino eccellente, direi perfetto”.
Un’altra grande annata, dunque, in potenza, quella che arriverà sul mercato nel 2026, mentre Montalcino si prepara ad accogliere “Benvenuto Brunello”, che, da quest’anno, si sposta in pieno autunno, con l’edizione n. 30 dedicata al debutto dell’annata 2017 e alla Riserva 2016 in programma nel Complesso Monumentale di Sant’Agostino dal 19 al 28 novembre (dove si potrà anche visitare Il Tempio del Brunello, museo interattivo firmato da Opera Laboratori, leader in Italia nei servizi museali, nel cuore del centro storico di Montalcino, perfetto condensato di arte di un territorio storicamente importante in Toscana e nuove tecnologie video applicate, con degustazioni virtuali e reali e visioni di paesaggi mozzafiato). “L’annata 2016 era già superlativa e la Riserva 2016 è ancora migliore - sottolinea Bindocci - e il Brunello 2017 riserverà delle belle sorprese”.
Testimonianze liquide della bontà di un territorio che, come già riportato da WineNews, però, non si siede sugli allori e guarda al futuro dei suoi preziosissimi vigneti a Brunello, le cui quotazioni oscillano tra i 750.000 euro ed il milione (in mezzo secolo, secondo le stime WineNews, la rivalutazione dei vigneti a Brunello è state del +4.500%, per un valore stimato del vigneto Brunello, di 2.100 ettari complessivi, di oltre 2 miliardi di euro, secondo le stime del Consorzio del Brunello di Montalcino del 2020). Ettari che, dal 1997, sono sempre quelli, numericamente, e tali resteranno, perché l’Albo dei Vigneti del Brunello è chiuso e non c’è nessuna intenzione di riaprirlo, anche se lentamente la composizione del vigneto di Montalcino sta cambiando. Perchè diverse aziende, per contrastare l’universale riscaldamento climatico, starebbero “spostando”, in parte, alcuni vigneti dalla base della collina a piramide nel centro della Toscana, un po’ più in alto rispetto ad adesso. Ovviamente dentro il territorio comunale (allargamento a San Giovanni d’Asso non rientra nel disciplinare del Brunello, ndr), come prevede il disciplinare, e all’interno delle norme sulle autorizzazioni di impianto. Molti, stando ai rumors WineNews, hanno ancora in portafoglio diritti di impianto che vanno convertiti piantando i vigneti entro il 2023, o saranno definitivamente persi. Ovviamente, non possono essere piantati e registrati nuovi ettari a Brunello, perché come detto l’Albo è chiuso. Ciò che invece alcune cantine starebbero facendo, è piantare vigneti che con tutte le caratteristiche per poterlo essere, a partire dal 100% Sangiovese, ovviamente, ad altitudini maggiori rispetto ai vigneti già produttivi di proprietà, da rivendicare, oggi, a Igt Toscana. Con la prospettiva, quando i nuovi vigneti avranno i requisiti per essere registrati a Brunello (100% Sangiovese, ed essere almeno al terzo anno di vegetazione per rivendicare l’uva per la produzione nell’ordine del 30% del massimale previsto dal disciplinare, che sale al 70% al quarto anno e al 100% dal quinto in poi), di spostare il diritto di impianto aziendale, scambiando il vigneto rivendicato a Igt con quello rivendicato a Brunello e viceversa. Meccanismo previsto, chiaramente e logicamente, dalla normativa, e che consente così all’azienda, fatti tutti i passaggi, di mantenere inalterato il saldo dei propri ettari rivendicati a Brunello di Montalcino, e, al tempo stesso, di trovarsi con vigneti vocati ad un’altitudine maggiore e quindi, teoricamente, con prospettive a medio lungo termine migliori visto il riscaldamento climatico che si fa sentire, in generale, soprattutto nelle zone più basse e meno ventilate della “piramide” di Montalcino. Una trasformazione lenta, e non una rivoluzione, va detto, che riguarda solo pochi ettari di vigneto, e che richiede, comunque, investimenti importanti, visto che 1 ettaro di nuda terra da piantare a vigna, a Montalcino, si aggira intorno a quotazioni da 100.000 euro.
Per un territorio che forte di un presente florido, che lo mette di diritto tra i grandi territori del vino d’Italia e del mondo, non perde tempo ad immaginare il suo futuro.

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