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TESORO D’AUTUNNO

Non piove e i prezzi dei tartufi salgono alle stelle: il “bianco” aumenta in media del 28%

Coldiretti: “a far alzare le quotazioni il lungo periodo di siccità”. La speranza affidata alle precipitazioni, in gioco un business da mezzo miliardo
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Il Tartufo Bianco di Alba (credits: Tino Gerbaldo & Giorgio Perottino/Getty Images)

Cercasi tartufi. Una stagione partita male a livello quantitativo e che, di conseguenza, fa impennare i prezzi di una delle eccellenze italiane più ricercate dai ristoranti più blasonati. Le cause? La scarsità delle precipitazioni anche se la speranza è che la stagione autunnale possa correre ai ripari. Intanto i “listini” sono da record: il prezzo medio del tartufo bianco aumenta del 28% e schizza a 450 euro all’etto al borsino del tartufo di Alba, punto di riferimento a livello nazionale per il tubero più prezioso d’Italia. Emerge da una analisi Coldiretti che fotografa uno scenario mai visto parlando dei valori sui massimi toccati negli ultimi anni: 350 euro nel 2013, 500 euro nel 2012 e 450 euro all’etto nel 2017 per pezzature medie dai 15 ai 20 grammi. Una situazione illustrata, nei giorni precedenti anche da WineNews, tastando il polso ai tartufai nelle zone più vocate del Belpaese. Dalle Langhe alle Crete Senesi, da Acqualagna all’Umbria, senza piogge e con le temperature ancora troppo elevate, la “cerca” è infatti iniziata in calo in quantità, con pochi esemplari e pezzature piccole, e, di conseguenza, con prezzi alle stelle (dai 3.000 ai 5.000 euro al kg).
Dunque a far alzare le quotazioni, sottolinea Coldiretti è stato il lungo periodo di siccità che ha frenato le nascite del pregiato tubero ma la speranza adesso è tutta riposta nelle precipitazioni stagionali nelle regioni simbolo della raccolta: Toscana, Piemonte, Umbria, Lazio, Marche, Calabria, Molise, Abruzzo.
“Il Tuber magnatum Pico - precisa la Coldiretti - si sviluppa in terreni che devono restare freschi e umidi sia nelle fasi di germinazione che in quella di maturazione. L’arrivo della pioggia, se non ci saranno manifestazioni violente, fa dunque sperare cercatori e appassionati che affollano le mostre, le sagre e le manifestazioni dedicate al tartufo che coinvolge in Italia 200.000 raccoglitori ufficiali che riforniscono negozi e ristoranti, per un business stimato attorno al mezzo miliardo di euro, tra fresco e trasformato. La ricerca dei tartufi praticata già dai sumeri svolge una funzione economica a sostegno delle aree interne boschive dove rappresenta una importante integrazione di reddito per le comunità locali, con effetti positivi sugli afflussi turistici come dimostrano le numerose occasioni di festeggiamento organizzate in suo onore”.
Il tartufo vive sotto terra ed è costituito in alta percentuale da acqua e da sali minerali assorbiti dal terreno attraverso le radici dell’albero con cui vive in simbiosi. Nascendo e sviluppandosi vicino a piante come il pino, il leccio, la sughera e la quercia, le caratteristiche del tartufo, e quindi la sua colorazione, il profumo e il sapore, derivano dal tipo di albero in cui si è sviluppato. La forma invece deriva dalla tipologia di terreno: se questo è soffice il tartufo sarà più liscio, se compatto, diventerà nodoso e bitorzoluto per la difficoltà di farsi spazio.

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