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LA RIFLESSIONE

Le bolle italiane crescono in qualità, ma vivono un “paradosso”. Parola di Vinous (Antonio Galloni)

Tra i metodo classico che si “scontrano” con lo Champagne non vintage, ed il Prosecco percepito ancora come “di massa”
ANTONIO GALLONI, ERIC GUIDO, SPUMANTI ITALIANI, vino, VINOUS, Mondo
Un brindisi con gli spumanti italiani (ph: Reimund Bertrams via Pixabay)

Protagoniste nei brindisi delle feste di tutto il mondo, le bollicine italiane, da qualche anno, sono la locomotiva della crescita delle esportazioni italiane. E, a fine 2021, secondo le stime dell’Osservatorio Unione Italiana Vini (Uiv)-Ismea, il valore alla produzione supererà 2,4 miliardi di euro, per una tipologia di vino che vale ormai quasi il 25% dell’export enoico italiano. E se il traino indiscusso è quello del Prosecco (tra Doc, la denominazione più grande, Docg Conegliano e Valdobbiadene, la più storica, e Asolo, in costante crescita) a crescere sono anche Asti, Franciacorta, TrentoDoc, Oltrepò Pavese, Alta Langa, Lessini Durello ed anche le tante declinazioni da vitigni autoctoni in diversi territori in cui la spumantistica è ancora qualcosa di nicchia, ma sempre più diffusa.
Eppure, le bollicine italiane, che hanno evidentemente il vento in poppa, sono vittime di quello che viene definito un “paradosso” da una firma autorevole come quella di Eric Guido, che segue l’Italia per “Vinous” by Antonio Galloni, e che ha intitolato il suo ultimo articolo proprio “Italy’s Sparkling Wine Paradox”.
In sostanza, secondo il critico, nonostante la crescita qualitativa indiscussa di tutte le produzioni, le bollicine tricolori hanno davanti due grandi sfide. La prima riguarda soprattutto i Metodo Classico come Franciacorta, Trentodoc e Alta Langa, sempre più spesso percepiti (e presentati) come alternativa allo Champagne, che, però, si difende con una crescita della qualità dei “Non Vintage” a prezzi accessibili, che rischiano, in qualche modo, di mandare “fuori mercato” le bollicine italiane, visto l’allure intramontabile di cui gode il brand più importante della spumantistica francese, che costringe, in qualche modo, gli spumanti italiani a fornire una qualità ben più alta rispetto alla loro fascia di prezzo, per competere. L’altra riguarda soprattutto il Prosecco, ancora percepito come una categoria, e come un prodotto di massa, più che come espressione di tante aziende, brand e sottozone come le Rive o il Cartizze, nel caso della Docg Conegliano Valdobbiadene, e con una qualità in grandissima crescita.

Con le bollicine italiane che, in sintesi, riflettono una delle grandi questioni del vino italiano: una grandissima varietà, una qualità sempre più alta e in crescita, che, però, spesso, non è facile comunicare e far riconoscere. Facendo crescere, di conseguenza, i valori.

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