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GLI EFFETTI DELLA GUERRA

Agricoltura, via libera dall’Unione Europea ad altri 200.000 ettari in Italia per mais e grano

Così Coldireti al vertice con il Ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli. Porteranno 15 milioni di quintali di cereali in più
Coldiretti, GRANO, ITALIA, MAIS, UE, Non Solo Vino
Il mais nella foto di Christophe Maertens via Unsplash

Dall’Unione Europea arriva il via libera alla semina in Italia di altri 200.000 ettari di terreno per una produzione aggiuntiva di circa 15 milioni di quintali di mais per gli allevamenti, di grano duro per la pasta e tenero per la panificazione, necessari per ridurre la dipendenza dall’estero. Lo dice Coldiretti, al vertice con il Ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, in riferimento alle misure europee adottate per fronteggiare la crisi per la guerra in Ucraina con la messa a coltivazione di ulteriori 4 milioni di ettari nella Unione Europea per ridurre la dipendenza dalle importazioni dei principali prodotti agricoli e dei fattori produttivi, che sta mettendo in difficoltà la capacità di approvvigionamento in Italia e nell’Unione Europea.
“Tra le regioni più interessate - sottolinea la Coldiretti - ci sono la Campania con 10.500 ettari, la Lombardia con 11.000, il Veneto con 12.300 ettari, il Piemonte con 17.544 e l’Emilia-Romagna con 20.200”. Con gli interventi straordinari decisi dalla Commissione Ue può essere garantita all’Italia una produzione aggiuntiva stimata da Coldiretti in 15 milioni di quintali di mais per gli allevamenti, di grano duro per la pasta e di tenero per fare il pane, secondo l’analisi Coldiretti,
che sottolinea come nel medio periodo si tratti di un quantitativo che può aumentare di almeno cinque volte con la messa a coltura di 1 milione di ettari lasciati incolti per la insufficiente redditività, per gli attacchi della fauna selvatica e a causa della siccità che va combattuta con investimenti strutturali per realizzare piccoli invasi che consentano di conservare e ridistribuire l’acqua.
Un obiettivo raggiungibile per l’Italia che - secondo la Coldiretti - ha abbandonato negli ultimi 25 anni più di un appezzamento agricolo su quattro (il 28% della superficie coltivabile), perché molte industrie hanno preferito approvvigionarsi all’estero speculando sui bassi prezzi degli ultimi decenni anziché fare accordi di filiera con compensi equi come propone la Coldiretti per stabilizzare le quotazioni e garantire nel tempo l’approvvigionamento. “Una soluzione che consentirebbe di limitare fortemente la dipendenza dell’Italia dall’estero da dove arriva ora - continua la Coldiretti - la metà (47%) del mais necessario all’alimentazione del bestiame il 35% del grano duro per la produzione di pasta e il 64% del grano tenero per la panificazione, che rende l’intero sistema e gli stessi consumatori in balia degli eventi internazionali”.

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