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“VINITALY 2022”

Vino bio, crescono i consumatori nel mondo, le superfici vitate e le vendite in gdo e online

A dirlo Nomisma-Wine Monitor by FederBio e AssoBio. Un italiano su 2 beve bio e gli Usa sono il mercato più promettente. Il Prosecco è il più venduto

Una consumer base e un interesse da parte dei consumatori per il vino bio che continua ad aumentare sia in Italia sia all’estero, superfici vitate bio in crescita così come le vendite in gdo. Emerge da “Vino bio: trend & sfide”, evento promosso da FederBio e AssoBio e curato da Nomisma-Wine Monitor, a “Vinitaly 2022”, che ha evidenziato il posizionamento e le prospettive di sviluppo del vino bio made in Italy in Italia e all’estero. Il tutto attraverso la realizzazione di un’indagine ad hoc che ha coinvolto 800 consumatori italiani di vino e una ricognizione dei dati sui mercati internazionali grazie al contributo informativo della piattaforma www.ita.bio, curata da Nomisma per Ice Agenzia e FederBio.
La sostenibilità rappresenta un fattore chiave nelle scelte di acquisto in ambito food & beverage dei consumatori italiani: accanto alla ricerca di italianità delle materie prime e dei prodotti (requisito molto importante per il 43% dei responsabili degli acquisti di prodotti alimentari), la sostenibilità si conferma infatti un elemento imprescindibile tra i valori che supportano gli acquisti (29%) con specifico riferimento alla presenza del marchio bio (27%).
In questo contesto l’interesse per il biologico va oltre il food: prosegue infatti la crescita della consumer base anche per il vino. L’indagine ha evidenziato come gli italiani che hanno avuto almeno un’occasione di consumo di vino biologico nell’ultimo anno è oggi pari al 51%. La percentuale è in continua crescita (nel 2015 era pari al 17%), grazie al forte apprezzamento da parte del consumatore, che riconosce al vino bio valori più elevati rispetto ai vini convenzionali. Si pensi in primis al metodo produttivo maggiormente rispettoso dell’ambiente rispetto a quanto accade per il vino convenzionale: aspetto riconosciuto sia dal 72% degli user che dal 58% dei non user; a questo fattore si aggiungono le maggiori garanzie di sicurezza percepite grazie ai controlli previsti dal disciplinare (60% tra gli user), a cui si aggiunge un alto riconoscimento di qualità che non solo arriva dall’esperienza diretta dei consumatori (49%), ma che è percepito anche tra chi non ha avuto esperienze di consumo.
Per tutti questi motivi, ben l’86% dei wine user bio è disposto a riconoscere un differenziale di prezzo per un vino bio. I canali preferiti per l’acquisto di vino bio rimangono iper e supermercati (46%), seguiti dalle enoteche (19%), dagli acquisti diretti dal produttore/in cantina (15%) e dai negozi alimentari specializzati in prodotti biologici (10%); la quota di consumatori che acquista vino bio soprattutto online raggiunge l’8%. “Le opportunità di crescita per il vino biologico sul mercato italiano sono molto alte: non solo la consumer base è destinata ad aumentare negli anni a venire, ma l’interesse è collegato anche alla qualità che questi vini sono in grado di esprimere - dichiara Silvia Zucconi, responsabile Market Intelligence di Nomisma - l’interesse del consumatore è chiaro: il 32% degli attuali wine user bio sarebbe intenzionato ad accrescere il consumo attuale se l’assortimento venisse ampliato (gamma più profonda, grandi marchi che introducono referenze a marchio bio oppure presenza nei negozi di scaffali dedicati ai soli prodotti bio). La richiesta di avere informazioni aggiuntive sul vino bio, indicata dal 54% dei non user è indice di alto interesse nei confronti de vino bio”. Un ulteriore fattore che emerge come potenziale stimolo al primo acquisto di vino bio è la possibilità di effettuare assaggi in negozio, indicato dal 14% degli attuali non users. Infine, un elemento che risulta trasversale sia tra gli user che tra coloro che non bevono vino bio è la
necessità di avere maggiori informazioni per valutare valori e caratteristiche distintive dei vini a marchio biologici: tra gli user di vino bio, ben 1 su 3 lamenta di non avere informazioni sufficienti, quota che sale al 54% tra coloro che non hanno mai consumato vino bio.
Tale successo trova naturalmente riscontro anche nel carrello della spesa. In Italia nel 2021 le vendite di vino biologico nel canale off-trade (Iper+Super+Lsp+Discount) hanno raggiunto i 46,5 milioni di euro mettendo a segno un +3,7% rispetto al 2020, un dato sostanzialmente in linea con le tendenze che hanno interessato il vino convenzionale. Ma emergono tendenze differenti tra le diverse tipologie. Secondo i dati NielsenIQ, a trainare le vendite di vino bio in Italia sono infatti i vini fermi & frizzanti, che, con 40,1 milioni di euro nel 2021, pesano per l’86% sul totale vino bio venduto nel canale retail: +4,5% rispetto al 2020, un trend decisamente migliore rispetto a quello che ha interessato nello stesso periodo i vini fermi & frizzanti non a marchio bio (-0,2%). Degno di nota è poi l’e-commerce: nonostante l’online rappresenti appena il 2% del canale off-trade e le vendite abbiano decelerato rispetto al boom del 2020, gli acquisti online continuano a crescere a doppia cifra (+13,4% rispetto al 2020) e ad orientarsi su prodotti di fascia di prezzo superiore. Il differenziale rispetto al vino bio venduto negli scaffali di iper e supermercati è difatti del 10%.
Quali sono i vini bio più apprezzati dal consumatore italiano? Il Prosecco è il vino bio più venduto in iper e super: oltre 5 milioni di euro di vendite nel 2021. Seguono due rossi fermi, Nero d’Avola (2,9 milioni di euro) e Montepulciano d’Abruzzo (2,6 milioni di euro), e poi Pecorino (1,9 milioni di euro) e Chianti (1,7 milioni di euro).
Il vino biologico è un fenomeno - almeno sul fronte produttivo - tutto europeo: l’Unione Europea, con 398.000 ettari nel 2020, rappresenta ben il 79% della superficie vitata bio del mondo. La leadership dell’Europa si segnala anche attraverso l’incidenza delle superfici vitate bio sul totale, che nel 2020 ha superato il 12% a fronte di una quota mondiale del 7%. In tale scenario l’Italia (117.000 ettari di vite con metodo biologico) detiene, insieme alla Francia, il primato per incidenza di superficie vitata biologica: 18% del totale. La concorrenza europea è però agguerrita: nel giro di un decennio le superfici bio in Italia sono cresciute del +125% (2020 vs 2010) contro il +129% degli spagnoli e ben il +171% messo a segno dai cugini francesi.
Se si va a vedere l’interesse da parte dei consumatori per i vini a marchio biologico, si nota come la domanda potenziale sia davvero enorme e coinvolge tutti i principali mercati mondiali. A testimoniarlo sono i risultati di alcune indagini che Nomisma ha condotto - negli ultimi due anni - sui consumatori di diversi mercati con lo scopo di mappare i comportamenti di consumo di vino e tra questi anche il ruolo rivestito dal bio. E se nel Regno Unito (quinto mercato per consumi di vino al mondo), il 29% dei consumatori pensa che i vini biologici saranno tra i trend di consumo dei prossimi 2/3 anni, tale quota sale al 35% in Cina per arrivare, addirittura, al 46% negli Stati Uniti. “E sono proprio gli Usa, il mercato a maggiore potenzialità per il vino bio italiano: primo consumatore di vino al mondo e primo destinatario dell’export vinicolo italiano, dove ben 1 consumatore su 3 (parliamo di circa 65 milioni di persone) beve vini biologici - dice Emanuele Di Faustino, senior project manager di Nomisma - un’ottima opportunità per le aziende italiane alla luce sia dell’elevata capacità di spesa degli americani sia dell’ottima percezione di cui godono i vini bio made in Italy: per il 63% dei consumatori statunitensi è infatti molto importante che il vino bio sia di origine italiana e il 18% indica proprio il vino come il prodotto bio made in Italy a maggior potenziale sul mercato Usa”.
“In questo momento storico, è proprio quello vinicolo il settore dove il biologico italiano eccelle, sia per l’incremento dei terreni dedicati ai vigneti, sia per la forte crescita delle esportazioni - afferma il presidente AssoBio, Roberto Zanoni - il concetto di sostenibilità, unito alle varietà regionali e all’alta qualità, consentono di soddisfare le esigenze dei consumatori e di ottenere prestigiosi riconoscimenti internazionali che rendono le nostre imprese eccellenze mondiali”. “I dati che emergono da questa indagine evidenziano come il vino biologico sia sempre più apprezzato e ricercato dai consumatori e il suo ruolo centrale all’interno del processo di transizione ecologica verso un’agricoltura sostenibile che non utilizza sostanze chimiche di sintesi a tutela della fertilità del suolo e della biodiversità. La viticoltura biologica è il settore che più ha innovato, rappresenta un modello virtuoso per la capacità di valorizzare l’ambiente e l’identità dei territori. La forza dei vini italiani è la denominazione d’origine che unita al metodo sostenibile fa davvero la differenza. La conversione al biologico rappresenta quindi un’opportunità straordinaria, inoltre, con il 19% sul totale della viticoltura nazionale, il vigneto bio ha già il primato di superficie coltivata. È uno dei trend più positivi dell’agricoltura biologica italiana, il settore va però supportato con politiche e investimenti in ricerca per essere sempre più competitivo sia in Italia che all’estero”, sottolinea Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio.

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