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ECONOMIA AGRICOLA

Ortofrutta italiana, l’aumento dei costi di produzione (+70%) oscura il record dell’export 2021

I numeri ed i trend del settore sotto i riflettori a “Macfrut 2022”, dal 4 a 6 maggio, a Rimini. Le analisi Coldiretti e Agricoltori Italiani
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Ortofrutta, l’aumento dei costi di produzione (+70%) oscura il record dell’export 2021

Se l’agroalimentare italiano vive un periodo distopico, tra record dell’export e preoccupazioni legate al caro materie prime e alle conseguenze della guerra, il comparto dell’ortofrutta, seconda voce delle esportazioni di wine & food italiane, non fa eccezione. Da un lato, c’è il record storico delle esportazioni per frutta e verdura tricolore nel 2021, a 5,6 miliardi di euro (+8% sul 2020). Dall’altro, la preoccupazione per costi di produzione cresciuti del 70%, con una perdita di reddito ancora maggiore per i produttori. Tematiche che saranno al centro di “Macfrut. Fruit & Veg Professional”, a Rimini, dal oggi al 6 maggio.
“Con quasi 5,6 miliardi di euro (+8%) è record storico per la frutta e la verdura made in Italy all’estero con le esportazioni che hanno raggiunto nel 2021 il massimo di sempre raddoppiando i valori registrati al debutto del secolo, ma il risultato è ora messo a rischio dal traumatico aumento dei costi di trasporto che pesa su un settore dove il conto della logistica arriva ad incidere fino al 30-35% per i prodotti freschi”, sottolinea la Coldiretti (su dati Istat). I prodotti ortofrutticoli made in Italy che in valore crescono di più all’estero - spiega Coldiretti - sono le albicocche (+75%), le mele (+5%), i kiwi (+2%), i pomodori (+10,5%), le lattughe (+4%), i cavoli (+10%), stabile l’uva (+0,4%) mentre calano gli agrumi (-9%) e le patate (-15,6%). I consumatori che apprezzano di più frutta e verdura italiane sono i tedeschi che mettono nel loro carrello della spesa quasi 1/3 (30,4%) di tutto quello che viene spedito all’estero dal Belpaese con un valore che sfiora 1,7 miliardi nel 2021 in crescita del 5%. Dietro la Germania si piazza la Francia con oltre 580 milioni di euro di acquisti di ortofrutta italiana seguita dall’Austria con quasi 354 milioni.

Ma il trend rialzista coinvolge, nonostante le difficoltà legate alla Brexit, anche il Regno Unito dove i consumi crescono del 7,7% per un carrello della spesa che vale oltre 279 milioni di euro. “E, prima che le truppe russe scatenassero l’inferno con l’invasione militare, l’andamento positivo coinvolgeva anche l’Ucraina con una crescita del 4% degli acquisti. In questo scenario l’impennata dei prezzi dei carburanti - continua Coldiretti - rischia di scatenare una tempesta sui costi della logistica con l’Italia che deve già affrontare per il trasporto merci una spesa aggiuntiva di 13 miliardi di euro rispetto ai concorrenti degli altri Paesi. In Italia il costo medio chilometrico per le merci del trasporto pesante è pari a 1,12 euro al chilometro, più alto di nazioni come la Francia (1,08 euro/chilometro) e la Germania (1,04 euro/chilometro), ma addirittura doppio se si considerano le realtà dell’Europa dell’Est: in Lettonia, il costo dell’autotrasporto è di 0,60 euro al chilometro, in Romania 0,64 euro/chilometro; in Lituania, 0,65 euro/chilometro, in Polonia, 0,70 euro/chilometro”, secondo l’analisi Coldiretti (su dati del Centro Studi Divulga). “In tale ottica è determinante agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese e anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo” evidenzia il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “il caro energia ha aumentato il gap competitivo del nostro Paese”.
A sottolineare il problema enorme del boom dei costi di produzione, che non è il solo, è anche la Cia - Agricoltori Italiani: “l’aumento degli eventi climatici estremi con effetti diretti sui campi, i danni da insetti alieni come la cimice asiatica, la frammentazione della filiera e una catena del valore ancora non equa per gli agricoltori. L’ortofrutta italiana porta già sulle spalle il peso di problematiche non risolte, ma ora le conseguenze della guerra in Ucraina rischiano di mettere definitivamente ko il settore. I rincari energetici, così come quelli di fertilizzanti, trasporti e imballaggi, hanno più che raddoppiato i costi correnti per la produzione di frutta e verdura, con incrementi tra il 65% e il 70% in particolare per l’orticoltura, e perdite di reddito che raggiungono anche l’80% nelle aziende specializzate, solo in parte compensate dal rialzo dei prezzi al consumo. Ecco perché adesso occorre intervenire con misure di sostegno specifiche per il comparto ed evitare di far andare in pezzi un patrimonio nazionale da 15 miliardi di euro di fatturato all’anno, che coinvolge oltre 300.000 imprese per 1,2 milioni di ettari coltivati”, spiega la Cia. Che sottolinea come il quadro sia molto preoccupante.
“Sul versante del commercio, negli ultimi dieci anni, l’ortofrutta europea è stata più volte vittima delle controversie geopolitiche - ricorda Cia/Agricoltori Italiani - diventando oggetto di sanzioni. Destinazioni importanti dell’export sono state una a una sospese: la Russia nel 2014, l’Algeria nel 2016, la Bielorussia a gennaio 2022. E se il conflitto in Ucraina non ha avuto immediati effetti shock sul comparto, come è successo ad esempio per cereali e mangimi, le ripercussioni indirette sono altrettanto drammatiche, con i rialzi eccezionali di tutti gli input di produzione che, secondo le previsioni, per il settore ortofrutticolo Ue rappresentano un costo aggiuntivo di quasi 10 miliardi di euro l’anno. E quasi 4 miliardi sono solo l’addizionale logistico totale (disponibilità di container, trasporti a lunga distanza, distribuzione locale) per i prodotti freschi. In più, il perdurare della guerra può ridurre i consumi, frenare le esportazioni in Ucraina e reindirizzare quei Paesi terzi che ancora riforniscono il mercato russo verso l’Europa, con il rischio di creare sovrapposizioni commerciali e volumi invenduti di frutta e verdura, che sconta anche il problema della deperibilità”.
Tutto ciò in uno scenario, quello italiano, già difficile per l’ortofrutta. C’è l’annoso problema del forte squilibrio di filiera (su 100 euro spesi dal consumatore, al produttore rimangono in tasca solo tra i 6 e gli 8 euro netti) con la necessità di stimolare processi di aggregazione tra gli agricoltori e costruire relazioni più eque e innovative tra tutti i soggetti del sistema ortofrutticolo. A questo, si aggiungono il post pandemia e le conseguenze dei cambiamenti climatici, tra la recrudescenza di fitopatie e avversità e il ripetersi di eventi estremi. Basta ricordare che solo le gelate tardive hanno procurato, nel 2021, oltre 800 milioni di danni alla frutticoltura primaverile ed estiva, mentre quelli causati dalla cimice asiatica sono ammontati a più di 700 milioni di euro.
“Servono interventi immediati per difendere un settore fondamentale della nostra economia, che da solo rappresenta il 25% della produzione agricola italiana - sottolinea il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino- per far fronte ai contraccolpi della guerra e dei rincari di energia e materie prime, bisogna prevedere innanzitutto misure Ue per i ritiri dal mercato di prodotto ortofrutticolo eccedente da destinare agli indigenti; monitorare i flussi con valutazioni di impatto dedicate; sostenere con incentivi gli investimenti sulle produzioni orticole, particolarmente gravate dall’aumento dei costi, per frenare il rischio di contrazione delle superfici coltivate”. Quanto alle misure introdotte dal Governo con Il Decreto Ucraina, aggiunge Scanavino, occorre “estendere il credito d’imposta per l’acquisto di carburanti ed energia elettrica anche per le colture in serra; aumentare la dotazione del Fondo per lo sviluppo e il sostegno delle imprese agricole e meglio indirizzare i finanziamenti sull’ortofrutta; incrementare le risorse dedicate alla rinegoziazione e ristrutturazione dei mutui agrari, così da garantire a una platea maggiore di beneficiari la liquidità necessaria a fronteggiare l’emergenza”.
Inoltre, è sempre più necessario “favorire e incoraggiare la ricerca e l’innovazione, sia tecnologica che genetica, per garantire la sostenibilità e salvaguardare le produzioni ortofrutticole Made in Italy contro i cambiamenti climatici e le malattie, costruendo anche un modello efficace di gestione integrata del rischio con nuovi strumenti di difesa attiva e passiva delle colture, più tempestivi e snelli. Senza la tutela degli agricoltori - conclude il presidente Cia/Agricoltori Italiani - non si tutela né l’economia né l’ambiente”.
Ma come capita per tanti altri settori, i successi ed i problemi dell’ortofrutta italiana sono legati alo scenario internazionale. Ed è per questo che, a Macfrut, oltre alle autorità italiane come il Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli e la viceministra degli Affari Esteri Marina Sereni, ci saranno anche il vicedirettore generale Fao Maurizio Martina, e quattro ministri dal continente africano: Gourouza Magagi Salmou, Ministra dell’Industria e imprenditoria del Niger, Umer Husen, Ministro dell’Agricoltura dell’Etiopia, Rebecca Alitwala Kadaga, ministra per le Politiche comunitarie dell’Uganda, e Frank Kagyigyi Tumwebaze, Ministro dell’Agricoltura dell’Uganda.
In quella che sarà anche una fiera di contenuti, oltre che di affari. Ci sarà il Simposio mondiale della ciliegia, richiamando oltre 350 esperti da tutto il mondo e i principali player. Poi c’è la novità dello Spice & Herbs Global Expo, il primo Salone in Europa dedicato a spezie, erbe officinali ed aromatiche. Prodotti di uso quotidiano che paradossalmente non avevano un contenitore di respiro internazionale che li valorizzasse. In fiera oltre agli espositori ci saranno anche percorsi sensoriali, apertivi aromatici, show cooking, e tanti incontri. Ed ancora focus sull’avocado nel Tropical Fruit Congress n. 3, mentre ampio spazio sarà dedicato ai prodotti naturali per la difesa, nutrizione e biostimolazione delle piante nel Biosolutions International Event. Menzione speciale merita Macfrut Field Solution, una doppia grande area dinamica che vedrà all’opera le principali tecnologie in campo sui sistemi di irrigazione, coperture e sensoristica applicata nella cerasicoltura ed agricoltura 4.0 con droni e robot in campo. A cui si aggiungono le proposte innovative di una decina di start up in collaborazione con il Gruppo Bancario Crédit Agricole Italia. E, nonostante il clima di incertezza, ampia sarà la presenza estera tanto da rappresentare il 28% degli espositori: un grande focus sarà posto sull’Africa, Continente delle opportunità che vedrà operatori e delegazioni da Angola, Camerun, Costa D’Avorio, Etiopia, Ghana, Kenya, Mali, Niger Uganda, Tanzania, Senegal, Somalia, Zambia e Zimbabwe. Il tutto per un totale di 200 operatori. Presenze extraeuropee arrivano anche da Cuba, Repubblica Dominicana, Venezuela, Uzbekistan, Indonesia, Vietnam.

Focus - I numeri dell’ortofrutta italiana
L’ortofrutta è un settore chiave del made in Italy, e rappresenta il 25,5% della produzione agricola nazionale, con 1,2 milioni di ettari coltivati a frutta e verdura, per 300.000 aziende coinvolte. In valore il settore registra 15 miliardi di euro, un terzo dei quali dedicato all’export che ha raggiunto lo scorso anno la cifra record di 5,6 miliardi di euro, e un saldo della bilancia commerciale di oltre 1 miliardo di euro (Fonte Ice-Agenzia).
Nel mercato globale, l’Italia è l’ottavo esportatore di ortofrutta al mondo, e il secondo produttore in Europa dietro la Spagna. Nel 2021 l’Italia ha prodotto quasi 24 milioni di tonnellate di frutta e verdura, sostanzialmente in linea con l’anno precedente (-1%). In calo i consumi domestici di ortofrutta (-3%) attestati a poco meno di 6 milioni di tonnellate a volume, dopo il balzo del periodo pandemico.
La frutta ha registrato un -4%, con tre prodotti nella preferenza degli italiani: mele, arance e banane. In calo anche gli ortaggi -3%, con patate e pomodori a fare la voce più grossa nella borsa della spesa (fonte: Cso Italy). Ogni famiglia ha acquistato 229 kg di frutta e verdura con una spesa media di 458 euro.

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