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LA PRIMA VENDEMMIA NEL 2023

Un vitigno antico sul Palatino: il Parco del Colosseo avvia la coltivazione dell’uva “pantastica”

Così chiamata da Plinio il Vecchio, le barbatelle di Bellone sono state impiantate da Cincinnato all’ombra di una delle “7 Meraviglie del mondo”

Con la messa a dimora delle barbatelle della varietà Bellone, all’ombra di una delle “7 Meraviglie del mondo”, il Parco Archeologico del Colosseo ha avviato la coltivazione dell’uva “pantastica”, come lo storico Plinio il Vecchio chiamava l’antichissimo vitigno autoctono ancora oggi coltivato nei territori intorno a Roma. L’impianto, curato da Cincinnato, una delle più importanti realtà cooperative vitivinicole del Lazio, riguarda un piccolo vigneto nell’area della Vigna Barberini, sul Colle Palatino nel cuore di Roma, così denominata dalla storica e prestigiosa famiglia romana che nel Seicento ne deteneva la proprietà. Un progetto di “eno-archeologia”, tra i più importanti dell’Italia del vino, che fa parte del programma “PArCo Green” che prevede differenti iniziative per la valorizzazione dell’eccezionale ambiente monumentale e paesaggistico del PArCo.
“La nostra cooperativa ha più di 70 anni, un tempo lungo in questo settore, che tuttavia diventa un’inezia di fronte alla millenaria storia del Colle Palatino, nel Parco Archeologico del Colosseo, al quale offriamo la nostra esperienza attraverso la vite, nella terra dove essa affonda le sue radici e con le tecniche di coltivazione tramandate dai nostri avi - spiegano da Cincinnato, che produce ancora oggi il vino Bellone nel territorio di Cori, sui Monti Lepini, da agricoltura biologica - far rinascere un piccolo vigneto nel cuore di Roma è dovuto nei confronti di quello che rappresenta l’Italia nel mondo del vino. Coltivare Bellone sul Palatino significa contribuire a produrre non solo vino, al meglio delle nostre possibilità, ma soprattutto cultura. L’importanza della vite nella storia italiana risale fino all’epoca romana, da oggi la storia diventa realtà in un contesto unico, di una bellezza inarrivabile, dove si potranno vedere, e toccare con mano, i germogli e i grappoli dorati arrivare a maturazione. Ci piace pensare che tramite un piccolo vigneto milioni di visitatori porteranno con loro, in ogni parte del mondo, l’immagine dell’intimo e millenario rapporto dell’Italia con la produzione del vino”.
Dal punto di vista tecnico la scelta di produrre il Bellone trova conferma nella storia: ne parlava Plinio nel I secolo d.C. e se tutt’oggi è il vitigno identitario, per le uve bianche, del territorio di Cori, sui monti Lepini, nella Vigna Barberini, dove si procede con lavorazioni esclusivamente manuali per creare il minor impatto possibile, i pali di sostegno sono in castagno e la produzione sarà in regime biologico, senza alcun sistema di irrigazione, l’impianto riconduce a quelli di inizio del Novecento, pensato soprattutto per tramandare ed educare alla “cultura del vino”. E vedrà la sua prima vera vendemmia nel 2023.

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