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Il vino in Usa soffre la concorrenza di ready-to-drink e cocktail, ma i prezzi sono sotto controllo

Iri: cala la quota destinata al vino nelle spesa del consumatore dedicata alla categoria beverage, dentro e fuori casa
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Il vino sul mercato Usa

Le sfide che la supply chain dei produttori di alcolici di tutto il mondo stanno affrontando da un po’ sono tutte ancora sul tavolo, dalla disponibilità delle materie prime alle difficoltà dei trasporti, dall’aumento del costo del lavoro a quello dei costi dell’energia. I trend dei consumi, così, continuano a fluttuare, con l’impatto dell’inflazione che, dopo la pandemia, si fa sentire, anche se il comparto degli alcolici fa segnare rincari decisamente più contenuti rispetto a tante altre categorie merceologiche, motivo per cui, ad esempio, i consumi on-premise continuano a crescere, così come tutta la categoria dei cosiddetti “better for you” (No e Low-Alcohol, Lower Calorie, Lower Sugar e tutto ciò che risponde ai principi di una dieta sana). Crescono, allo stesso tempo, la categoria delle birre e dei vini premium e quella degli spirits super premium, con il canale degli e-commerce che, pur rallentando, rimane un’opzione di tutto rispetto per i consumatori di vino, birra e superalcolici. Ecco, a grandi linee, i trend che hanno guidato i consumi di alcolici in Usa nei primi sei mesi del 2022 raccontati dal report “Beverage Alcohol Defies CPG Trends” by Iri.

Non una cornice semplice in cui muoversi, che necessita, per i player del beverage, di qualche accorgimento: investire in promozione, puntare sulla vendita diretta, targettizzare al meglio i consumatori, non abbandonare il canale e-commerce e investire sulle tipologie di prodotto in crescita. Come anticipato, secondo i dati di giugno 2022, nell’ultimo anno il prezzo della bottiglia di vino in Usa è cresciuto del 4%, meno della birra (+5,5%) e più degli spirits (+2,9%), ma distante dal boom dei prezzi di carne (+12,4%), energy drinks (+10,6%), latte (+10,1%) e prodotti da forno (+9,7%). Nell’ultimo anno, inoltre, sono cambiati i consumi in termini di fasce di prezzo: la quota dei vini Value è passata dal 77,6% del 2020 al 74,6% del 2022, e contestualmente crescono gli acquisti di vini Premium (dal 21,5% al 24,2%) e Super Premium (dallo 0,9% all’1,2%).

Una crescita della spesa media che, però, non è sufficiente a difendere la quota di spesa complessiva destinata al vino. Tra il 2018 e il 2021, infatti, sul totale beverage (alcolici e non), il vino è passato dal 14% al 12%, nello stesso periodo fanno la loro comparsa i cocktail pre miscelati (che valgono l’1% della spesa beverage) e crescono energy drinks (8%) e acque minerali (12%). Il boom delle bevande “better for you” (No e Low-Alcohol, Lower Calorie, Lower Sugar e tutto ciò che risponde ai principi di una dieta sana) riguarda anche il vino, con questa nicchia, in verità piuttosto fluida, che è passata da 1,58 miliardi di dollari di giro d’affari del 2019 a 1,9 miliardi di euro del 2022, mentre il comparto delle bevande alcoliche, nel complesso, è cresciuto da 2,97 miliardi di dollari del 2019 a 8,49 miliardi di dollari del 2022.

Un altro dato interessante riguarda i consumatori Usa, il 27% dei quali beve sia birra, che vino, che spirits, una quota che potrebbe crescere fino al 30% entro tre anni. Solo il 13% sceglie esclusivamente il vino, contro l’11% di chi beve solo spirits ed il 16% di chi sceglie la birra. Nelle abitudini quotidiane, ciò che rimane dalla pandemia è l’abitudine degli americani di cucinare a casa: se prima di lockdown e chiusure solo il 48% dei pasti veniva preparato a casa, oggi la percentuale è salita al 78%: un’opportunità per il wine pairing e per i consumi di vino domestici, che negli ultimi 12 mesi hanno perso, a valore, il 5,7%.

Come emerso dai dati dell’US Census Bureau (di cui abbiamo scritto qui), la ripresa dei consumi fuori casa dopo la pandemia consegna una ripartizione della spesa leggermente diversa al periodo pre pandemico: la quota destinata al cibo passa dal 69% al 71,7%, quella destinata al vino dal 5,6% al 3,7%, mentre crescono spirits e cocktail, dal 12,7% al 14,1%. Inoltre tra le pieghe della categoria ready-to-drink, che nell’ultimo anno ha fatturato ben 8,9 miliardi di dollari, troviamo i Wine Seltzer, che vanno forti tra tutte le fasce di età: il 44% degli acquisti è ascrivibile agli over 35, il 56% agli under 35. Infine, la quota di vino acquistata online, che continua a crescere, arrivando negli ultimi 12 mesi al 2,9%.

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