Vino, a sorpresa Zenato evita la liquidazione … Tolta dal mercato una cantina che stava catalizzando l’interesse di molti investitori. Nei giorni scorsi l’assemblea dei soci di Zenato ha infatti deliberato all’unanimità la riassegnazione agli stessi soci del significativo pacchetto azionario che su istanza del Tribunale di. Venezia si apprestava a essere messo sul mercato. Zenato è uno dei marchi più conosciuti della Valpolicella e dell’Amarone, ma va anche ricordato come il compianto Sergio Zenato anni fa fu tra i primi a scommettere su un vino bianco del Garda, il Lugana, diventato poi in anni recenti una delle Doc più performanti. Nei mesi scorsi, a causa dell’alta conflittualità tra i diversi membri della compagine sociale, e della famiglia, era stato impossibile nominare il nuovo consiglio di amministrazione. Di conseguenza fu presentato un ricorso al Tribunale di Venezia per richiedere, vista l’impasse gestionale, la messa in liquidazione con tanto di liquidatore di nomina giudiziale (Lorenzo Miollo nominato a luglio del 2021). L’ipotesi che si profila era che stil mercato finisse la partecipazione della I lolding Zenato che tuttora detiene il 44% del capitale. Sembrava uno sbocco inevitabile a un anno e mezzo dalla nomina del liquidatore, ma proprio quando si è giunti alla stretta decisiva e alla presentazione (anche se ancora in forma anonima) delle manifestazioni di interesse, il colpo di scena: l’assemblea dei soci ha deliberato la riassegnazione delle quote agli stessi soci dai cui attriti era nata l’intera procedura. Evidentemente è stato trovato un accordo sulla governane dell’azienda ed è stato possibile gettare le basi per lo sviluppo futuro. Si chiude così - per il momento – un’opportunità che aveva fatto gola a tanti. Le manifestazioni di interesse presentate al liquidatore Miollo esclusivamente da professionisti erano anonime anche se da alcuni rumors sono emersi i nomi del Gruppo Santa Margherita (che fa capo alla famiglia Marzotto), del Fondo Dea Capitai e di altri grandi nomi del vino made in Italy. Acausa dei dissidi famigliari stava per finire sul mercato un’azienda senza esposizione debitoria, coni conti in ordine, un brand forte e riconosciuto e dai margini di redditività elevata. Zenato produce quasi 7 milioni di bottiglie l’anno e dovrebbe chiudere il 2022 con un giro d’affari di 40-45milioni (realizzato per il 75 % all’estero) e una crescita del 5% rispetto al 2021. Progressi che seguono quelli in doppia cifra messi a segno nel 2021. In un biennio Zenato ha registrato un incremento del giro d’affari di quasi il 20%. Resta sullo sfondo solo un’ultima incognita. I due soci principali, i fratelli Nadia e Alberto, figli di Sergio (un altro 15% del pacchetto azionario di famiglia è detenuto dalla signora Carla, vedova del fondatore) per vedersi riassegnate le quote della holding (un 22% a testa per arrivare a una quota complessiva per ognuno dei due fratelli del 42,5%) dovranno versare un’imposta successoria calcolata in un’aliquota del 26% del valore stimato dell’impresa che è di 40 milioni. Due quote di oltre 5 milioni a testa da versare nel giro di poche settimane. Ci riusciranno?
Copyright © 2000/2025
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025