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IL COMMERCIANTE MECENATE: A TU PER TU CON MEREGALLI, PATRON DELLA DISTRIBUZIONE ITALIANA DI QUALITA'

Italia
Giuseppe Meregalli

Tra gli addetti ai lavori del mondo del vino, il suo nome è famoso al pari di Gaja o Biondi Santi. E’ grazie a lui che milioni di bottiglie pregiate partono dalle cantine e giungono alle enoteche, ai ristoranti, agli hotel e ai wine bar di tutta Italia, per riempire alla fine i nostri bicchieri. Giuseppe Meregalli è il più importante distributore privato del nostro Paese, e oltre al vino tratta un assortimento talmente ampio di liquori e distillati da far impallidire i più raffinati intenditori. Ma non finisce qui: a scorrere l’elenco di attività della Meregalli srl, che ha sede a Monza, ci si chiede come faccia Giuseppe, presidente ed anima dell’azienda, a seguire le molteplici diramazioni dei suoi affari. Ma il segreto di questo vulcanico gentiluomo brianzolo è uno solo: l’amore. Per il vino naturalmente, per cui nutre una passione che traspare da ogni sua parola. «Mi piace troppo il mio mestiere» confida «Sono sempre in giro per il mondo a fare degustazioni, a incontrare persone, a far conoscere la mia attività. Ma non mi pesa, perché lo faccio con il cuore».
Una scuderia di fuoriclasse
Ad oggi Meregalli ( www.meregalli.it ) conta 8.000 clienti solo in Italia (2.000 tra enoteche e negozi, 600 tra i migliori alberghi e più di 5.000 ristoranti, comprendenti tutti i “tre stelle”), 80 case fornitrici, 100 agenti di vendita, 700 prodotti in listino tra vini e liquori, 48 miliardi di fatturato, 3 milioni di bottiglie distribuite in un anno. Il suo parco prodotti sembra la lista dei vini del Ristorante dei Sogni: si va dagli eleganti bianchi da aperitivo agli aristocratici rossi, dai grandi spumanti italiani ai leggendari champagne francesi, dai profumati calvados alle grappe di casa nostra, dai maturi porto alle note ambrate di cognac e whisky scozzesi, dagli sherry all’esotico rhum, dai classici brandy agli insoliti armagnac. Ma il fiore all’occhiello di Meregalli è l’esclusiva nazionale nella distribuzione del Sassicaia, il vino-leggenda di Bolgheri che è diventato un vero e proprio oggetto di culto. Bottiglie ricercatissime e quasi introvabili, al punto che chi riesce a metterci le mani non osa neppure berle, preferendo destinarle alle collezioni. Se gli si domandano cifre precise sul numero di bottiglie di Sassicaia in circolazione Meregalli nicchia divertito: «Sono vincolato dal segreto professionale. Diciamo che sono una in meno di quanto il mercato vorrebbe e una in più di quello che il mercato immagina». Ma chi le richiede il Sassicaia? «Tutti. In particolare i ristoranti di prestigio, sia in Italia sia all’estero. C’è poi una categoria a parte, quella degli speculatori che puntano a rivendere le bottiglie ad una cifra molto più alta, contribuendo così a creare prezzi “gonfiati”. Diciamo che in enoteca il prezzo accettabile per un Sassicaia 1998 va dalle 160 alle 250 mila lire. Ammesso naturalmente che si riesca a trovarlo».
Legami di famiglia
A Meregalli l’amore per il vino è stato trasmesso da una famiglia la cui storia si intreccia indissolubilmente con viti e bottiglie fin dal 1856. Fu allora che il suo antenato Giovanni, che aveva una piccola osteria con mescita a Vedano, nei pressi di Monza, decise di allargare il giro d’affari. Si trasferì a Villasanta e la trasformò in fiaschetteria e vendita all’ingrosso. L’attività passò poi a Giuseppe, finchè negli anni Trenta Isidoro Meregalli si trovò a gestire a Monza la “Polaia”, un locale tipico antesignano dei moderni wine-bar, dove, neanche a dirlo, l’attrattiva principale era l’ottimo vino. Il figlio Giuseppe nel 1969 fonda l’azienda che porta il suo nome, passando alla distribuzione dei più famosi marchi del mondo. Oggi, è affiancato dal figlio Marcello, che rappresenta la quinta generazione di questa dinastia di commercianti del vino. La filosofia di Meregalli, quella che gli ha permesso di diventare il primo del settore, è puntare esclusivamente sulla qualità. Fin dall’inizio ha rivolto un’attenzione costante alle richieste dei clienti, garantendo sempre un servizio molto accurato. «Il mercato del vino in Italia è nato solo trent’anni fa. Prima non c’era niente. Sembra incredibile, ma la prima volta che ho venduto il Sassicaia era il 1989» ricorda Giuseppe. La Meregalli dispone di una rete di corrieri selezionati per trasportare le merci, che vengono preparate ed imballate per la spedizione nel quartier generale dell’azienda. E a proposito dell’importanza della distribuzione, che anche per gli appassionati di vino è un argomento poco conosciuto, Meregalli spiega: «è fondamentale tenere separati l’aspetto produttivo da quello commerciale. La produzione finisce nel momento in cui le bottiglie vengono etichettate e imballate nelle cantine, da lì in avanti anche le grandi aziende delegano all’esterno la politica distributiva. In primo luogo per un motivo economico - i costi di distribuzione sarebbero altissimi - ma anche per una giusta distinzione di approcci: quello produttivo e quello strettamente commerciale si basano su logiche molto diverse». Lui è diventato socio di alcune aziende vinicole, nelle quali, ci tiene a sottolineare, il suo apporto si limita esclusivamente alle competenze maturate nel commercio: perché fare il vino è un altro paio di maniche. A ognuno il suo mestiere insomma, a tutto vantaggio della qualità del prodotto.
L’innovazione e la tradizione
L’antico convento in cui visse la Monaca di Monza ed un modernissimo magazzino di 4.700 metri quadrati dotato dei più sofisticati sistemi di stoccaggio. Cosa hanno in comune? Sono i due cuori pulsanti dell’azienda Meregalli, ad ennesima dimostrazione di come Giuseppe sia riuscito a coniugare passato e futuro nella sua personalissima ricerca di quadratura del cerchio. Entrare nel nuovo magazzino di Meregalli a Lissone è per gli intenditori una sorta di viaggio in Paradiso. Immaginate di camminare in mezzo a cataste altissime di scatole che contengono bottiglie provenienti da tutto il mondo: bianchi, rossi, spumanti, liquori, milioni di confezioni che formano una sorta di labirinto, in cui si muovono con precisione i muletti degli operai specializzati. Questa sede, a quattro chilometri da Monza, è nata appena due anni fa dall’esigenza di avere un deposito in cui stoccare e gestire un così grande volume di merci. Vi sono sei aree distinte: il deposito per merci di grande movimentazione, la zona centrale di preparazione ordini e ricevimento merci, il deposito per merci di media movimentazione, la grande cantina di 1400 metri quadrati in cui riposano le bottiglie più importanti, la sala riunioni e la palazzina degli uffici, collegata via Intranet con la sede di Monza. Il magazzino è il simbolo della Meregalli del futuro, che utilizza reti, computer, tecnologie avanzate e i più moderni strumenti di gestione logistica. Ma c’è la sede storica a fare da contraltare a tanta innovazione, a memoria costante delle proprie origini. Nel centro di Monza, sulle fondamenta del convento in cui ha vissuto la Monaca di manzoniana memoria, si trova la prima sede di Meregalli. Qui oltre agli uffici c’è Vinarte, un progetto che sembra uscito pari pari dal Rinascimento, tempo in cui signori e mecenati mettevano al servizio dell’arte la loro ricchezza, contribuendo a diffondere la pittura, la musica e la letteratura. Meregalli non si accontenta di fare il commerciante, per quanto bene gli riesca: il suo successo rivela la profonda consapevolezza che il vino non è un prodotto come tutti gli altri. Dietro ci sono una storia, una cultura, una tradizione che vengono da lontano.
Vinarte e l’arte del vino
Così è nato uno spazio dedicato al nettare di Bacco: inaugurata nel 2000, questa struttura unica nel suo genere si propone come “museo in movimento”. «Il vino di pregio è un lusso, un bene voluttuario» afferma Giuseppe Meregalli «Per questo è molto legato all’atmosfera, a qualcosa di impalpabile che contribuisce a renderlo vivo nell’immaginario di chi lo beve. Ecco, Vinarte ( www.vinarte.it ) è un ambiente in cui si parla di vino legandolo all’arte: sono esposti quadri e sculture, c’è una grande biblioteca enogastronomica e spazi per convention, conferenze, corsi di cucina e degustazione». Lungo i tre piani adibiti a museo si snoda un percorso studiato per esaltare il vino: il pezzo forte sono le antiche cantine (il cui impianto originario risale al Quattrocento) che garantiscono eccezionali condizioni di temperatura ed umidità, nelle quali sono gelosamente custodite 70.000 bottiglie da collezione. Tutte le grandi annate prodotte dalle aziende fornitrici di Meregalli, piccoli tesori che si affinano in attesa di essere acquistate da qualche fortunato che non si accontenta di ammirarle. Non sono invece in vendita quelle della collezione privata di Meregalli, a cui domandiamo da quali sue “creature” non riuscirebbe mai a separarsi: «è difficile rispondere, non saprei proprio quali scegliere. Se devo fare dei nomi, non posso nascondere un forte legame affettivo con il Sassicaia: quando ero ancora grossista sono stato il primo a distribuirlo, ricordo che la prima partita fu di 600 bottiglie, quasi tutte destinate agli amici. Un'altra mia passione è lo champagne Bollinger: avevo sempre sognato di averlo tra i miei prodotti, e ci sono riuscito, con grande gioia».
La curiosità è troppo forte: ma lei che ha a che fare con i più pregiati vini del mondo, cosa beve? «Confesso che ho una predilezione per lo champagne. I grandi vini rossi, che per altro amo molto, vanno bevuti in compagnia. Sono il fulcro intorno a cui ruota una cena, una conversazione, una serata. Un grande champagne, invece, lo si può bere anche da soli, magari dopo una brutta giornata, per sollevarsi il morale. Anche se l’ideale, naturalmente, è berlo in due».
Eleonora Ciolfi

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