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TOSCANA MON AMOUR: PER I COMPRATORI STRANIERI UN INVESTIMENTO SEMPRE PIU’ GETTONATO. ED I VIP QUI SI DIVERTONO A FARE I VIGNAIOLI!

Italia
La Toscana è la regina degli investimenti dei vip

Il fascino della Toscana non conosce crisi: arte, storia, buon cibo, un paesaggio unico al mondo ed un’alta qualità della vita fanno di questa regione una meta sempre più ambita per compratori stranieri dal budget elevato. Lo conferma anche la società di ricerca specializzata “Scenari Immobiliari”, che su “Il Sole 24 Ore” fa sapere che da gennaio 2000 a dicembre 2002 gli stranieri hanno comprato residenziale in Italia per 2,6 miliardi di euro: di questa cifra, oltre un quinto, è stata riversata sulle campagne o sulle città d’arte toscane. E, se il Chianti registra da tempo il tutto esaurito, adesso le zone più trendy e ricercate sono le Crete Senesi, la Lucchesia, la città di Arezzo e Pisa. Invariata la passione per mete classiche come Siena e Firenze. La domanda in aumento nelle aree più pregiate ha fatto aumentare i prezzi anche del 50% negli ultimi tre anni, ma questa impennata non fa desistere i potenziali acquirenti, che, nelle loro ricerche, si allargano anche a territori vicini come la Garfagnana e il Viterbese. Il merito del successo va soprattutto alla straordinaria opera di risanamento compiuta sul patrimonio immobiliare agricolo, con un recupero attento dei più vecchi e malandati casolari.
Ma perché tanti stranieri vengono in Toscana? A guardare vip e personaggi dello star system sembra che il primo motivo per cui si decide di comprare un casolare tra colline e cipressi sia il desiderio irrefrenabile di trasformarsi in contadini. La voglia di produrre il proprio vino o il proprio olio dilaga: uno dei primi ad arrivare nel Chianti è stato Sting, che nella Tenuta Il Palagio da tempo firma ottime bottiglie, ma la lista dei nomi noti che in Toscana si dedicano al lavoro della terra è molto lunga. C’è l’attrice Stefania Sandrelli a Greve in Chianti, lo show man e cantante Adriano Celentano (e la moglie Claudia Mori) a Radda in Chianti, la famiglia Ferragamo, uno dei simboli del “made in Italy” nel mondo, nella Tenuta Il Borro (Arezzo), il ministro degli Interni tedesco Otto Schily a Buonconvento (Siena), il presentatore tv Marco Columbro a Pienza (Siena), il pittore Sandro Chia al Castello del Romitorio a Montalcino, il cantante Lorenzo Jovanotti a Cortona, la giornalista del Tg 5 Cesara Buonamici a Fiesole, Beatrice Regina d’Olanda a Tavarnelle Val di Pesa, la giornalista e scrittrice Oriana Fallaci a Greve in Chianti, la ballerina per anni “regina” della Scala di Milano Carla Fracci a San Casciano Val di Pesa, il cantante Piero Pelù a San Casciano Val di Pesa, Antonio Moretti, imprenditore della moda con i marchi Arfango e Carshoe (insieme a Patrizio Bertelli di Prada) nella Tenuta Setteponti (Arezzo), l’editore del Gruppo Class a Castellare di Castellina Paolo Panerai.
Non dimentichiamo inoltre chi in Toscana ci viene regolarmente ogni estate in vacanza, come l’attore Don Johnson, il primo ministro inglese Tony Blair e famiglia, la principessa Sarah Ferguson. E se è vero, come affermano i gossip, che anche Madonna e George Clooney sono alla ricerca del loro magico angolo di Toscana, non mancherebbe davvero più nessuno …


La curiosità - Le griffes storiche ed i volti nuovi dell’enologia in Toscana
Griffes storiche
Antinori, una delle più importanti aziende italiane nel mondo, ha tenimenti in tutta la Toscana, dal Chianti a Bolgheri a Montalcino;
Frescobaldi, famiglia storica del vino: dal Castello di Nipozzano (Chianti Rufina) a Castelgiocondo (Montalcino), passando per la Tenuta dell’Ornellaia (Bolgheri) in joint venture con l’americana Mondavi;
Biondi Santi, griffe storica del Brunello, con la Tenuta il Greppo (Montalcino), le cui Riserve sono pezzi unici nelle aste di tutto il mondo, e Castello di Montepò (Scansano), acquistato da Jacopo Biondi Santi dalla famiglia dello scrittore inglese Graham Greene;
Francesco Ricasoli è l’artefice del miracolo della rinascita del Castello di Brolio: fu il quadrisnonno, il barone Bettino Ricasoli ad inventare il Chianti (fu figura di spicco del Granducato di Toscana e grande sostenitore del nuovo Regno d'Italia; diventò Capo di Governo, nel 1861, alla morte di Cavour);
Mazzei, da sempre proprietari del Castello di Fonterutoli, lo “chateau” per eccellenza del Chianti Classico;
Duccio Corsini, principe e famoso produttore di Chianti Classico a San Casciano Val di Pesa, dove a Villa Le Corti organizza in maggio l’evento “Alla Corte del Vino” (17/18 maggio), ovvero il meglio dell’enologia toscana;
Gli imprenditori in potente ascesa
Vittorio Moretti e Martino de Rosa, imprenditori in Franciacorta con Bellavista e Contadi Castaldi, a Castiglion della Pescaia, hanno “La Badiola”, ex residenza di caccia reale, dove nei prossimi anni lo chef Alain Ducasse aprirà un raffinato “relais & chateau”;
Angelo Gaja, grande produttore piemontese, con tenute a Montalcino (Pieve di Santa Restituta) ed a Bolgheri (Ca’ Marcanda);
Ezio Rivella, enologo e presidente dell’Unione Italiana Vini, ha la Tenuta Pian di Rota a Montalcino e una tenuta nella doc Monteregio, a Gavorrano;

Agostino Lenci, imprenditore della moda nel settore calzaturiero, ha restaurato in maniera impeccabile la Fattoria di Magliano in Maremma, e dagli 85 ettari a vigneto usciranno molto presto Morellino, Vermentino di Toscana ed un Supertuscan. Una cantina ipertecnologica, una sincera passione per il vino di qualità eil desiderio di compiere in futuro grandi investimenti.



La battuta - Gianni Zonin: “Meglio la vigna della borsa !!!”
“In Chianti, negli anni Settanta, un ettaro di vigneto costava 3 milioni: oggi vale 80/100 volte tanto, ovvero 150.000 euro. Ma il boom dei terreni non è soltanto il Chianti: il valore della terra segue quello del vino e del suo fascino e cultura”. Così Gianni Zonin, il vignaiolo più grande d’Italia, spiega con questa battuta come oggi il vigneto sia davvero un ottimo investimento e che, per di più, non conosce la fluttuazioni dei titoli di Borsa. “Fortunato, quindi, chi ci ha creduto, fortunato anche chi ha visto in queste campagne prima abbandonate qualcosa di più di una casolare da ristrutturare, fortunato - continua Gianni Zonin, vignaiolo e banchiere - ma anche coraggioso chi ha puntato su un prodotto italiano di qualità che non poteva che crescere, come il vino. Il vino chiaramente di qualità che oggi si è trasformato in stile di vita, e che quindi ha portato tanti imprenditori ed appassionati della campagna alla ricerca di tenuta da sogno, incantevoli filari di vite e straordinari casolari. Così oggi la tenuta la cercano industriali, stilisti, artisti, imprenditori del mondo del lusso ...”. Ma il boom dei territori del vino, non vuol dire Chianti, o Montalcino o comunque la Toscana. Il boom segue però delle regole: rinomanza, fascino e cultura dei vini più prestigiosi. E quindi, in prima fila, oltre alla Toscana, ci sono Langhe, Franciacorta, Valpolicella, Montefalco, Alto Adige, Salento, diverse aree della Sicilia …

Toscana: un po’ di investimenti in vigna !
Dopo il "tutto esaurito" del Chianti e di Montalcino, tutti a caccia di nuovi territori da vino. Tanti i nomi, ma a distinguersi in questa corsa sono stati di sicuro Vittorio Moretti e Martino de Rosa, imprenditori in Franciacorta con Bellavista e Contadi Castaldi, che a Castiglion della Pescaia, hanno acquistato "La Badiola", ex residenza di caccia reale (dove presto lo chef Alain Ducasse aprirà un raffinato "relais & chateau"). Ma anche Angelo Gaja, grande produttore piemontese, con tenute a Montalcino (Pieve di Santa Restituta), è adesso anche a Bolgheri (Ca' Marcanda) e Ezio Rivella, presidente dell'Unione Italiana Vini, con vigneti a Montalcino e una tenuta nella Doc Monteregio. Ma non vanno dimenticate le tante le "griffes" storiche della Toscana che hanno diversificato le proprie produzioni andando a cercare vigneti in territori diversi da quelli di origine. È ad esempio il caso di Piero Antinori, che ha tenute ormai in tutta la Toscana: dal Chianti a Bolgheri (dove ricomporrà, per un progetto sul vino di qualità, anche la famiglia, con i fratelli Ludovico e Ilaria), da Montalcino a Sovana, a Cortona. Sulla stessa lunghezza d'onda i Frescobaldi, che oltre al Castello di Nipozzano (Chianti Rufina) passando per la Tenuta dell'Ornellaia (Bolgheri), acquistata di recente in joint venture con l'americana Mondavi (in comune hanno anche una tenuta nel terroir del Morellino, la Tenuta La Capitana) hanno anche Castelgiocondo a Montalcino. Quindi, Biondi Santi, la griffe che alla Tenuta «Il Greppo» (le cui Riserve di Brunello di Montalcino sono cult nelle aste di tutto il mondo), hanno aggiunto il Castello di Montepò (Scansano), acquistato da Jacopo Biondi Santi dai discendenti dello scrittore inglese Graham Greene. Altra storica famiglia sono i Mazzei, da sempre proprietari del Castello di Fonterutoli, lo "chateau" per eccellenza del Chianti Classico, stanno ora puntando anche sulla Maremma, la nuova frontiera dell'eccellenza enologica toscana, con la "Tenuta Belguardo", dove aggiungeranno alla loro gamma altri vini di altissima classe. In Maremma, nascerà inoltre la prima azienda frutto di una joint-venture franco-italiana, tra la Domaines Barons de Rothschild (Chateaux Lafite) e la cantina Castellare di Castellina di Paolo Panerai. In Maremma, di recente, sono arrivati anche i Cecchi, i Cinelli, l'artista Sandro Chia, la viticoltrice trentina Elisabetta Foradori. A Bolgheri ci sono gli Allegrini, una delle aziende leader della zona di produzione della Valpolicella Classico Doc. Nel Pisano, invece, c'è una delle griffes più importanti delle "bollicine" di altissima qualità: Ferrari. Cui si aggiunge il piemontese Rivetti (in società con Cionini, importatore italiano di barriques di Vicard, uno dei marchi più prestigiosi al mondo). Gianni Zonin, che è stato uno dei primi a scommettere sulla Toscana con investimenti importanti, ha da qualche anno ripiantato oltre il 30% dei suoi 140 ettari a Castello d'Albola, nel Chianti Classico, e si è spinto in Maremma, sotto la bellissima rocca di Montemassi, dove ha già impiantato 100 ettari di vigneto per la produzione di Monteregio. E, nel segno della civiltà del vino, dopo sette secoli, sono persino tornati, in Toscana, gli Alighieri: lo hanno fatto grazie al successore del Sommo Poeta, il conte Pieralvise Serégo Alighieri, che ha comprato due casolari e 80 ettari di terreno da destinare a vigneto a due passi dal territorio del Brunello di Montalcino, nel territorio della doc Montecucco.

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