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L’AUSTRALIA FA DA CAVIA DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO. LA SICCITA’ FA CROLLARE PRODUZIONE, CAMBIARE VARIETA’. IL “POLE POSITION” IL SAGRANTINO E IL VERMENTINO, OLTRE ALLO SPAGNOLO TEMPRANILLO

I produttori australiani che, per decenni, hanno goduto di produzione abbondante e di alta qualità coltivando i più pregiati vitigni europei, con grandi volumi di esportazione, sono i primi nel mondo a subire l’impatto del cambiamento climatico. Dopo la lunga siccità molti abbandonano il campo, e gli altri sono costretti a ripensare la selezione dei vini da produrre, sperimentando con varietà più resistenti, dalla Sicilia, dalla Spagna o dal Nordafrica.

Secondo le stime della Winemakers’ Federation, 1.000 dei 7.000 viticoltori in Australia potrebbero essere costretti ad abbandonare il settore quest’anno perchè i loro vigneti non sono più agibili. La vendemmia 2008 sarà sotto la media con un grave impatto sulle esportazioni, la cui media degli ultimi anni era attorno a 1,8 miliardi di euro.

Le principali regioni vinicole dell’Australia dipendono dall’irrigazione per sopravvivere, e l’alto costo dell’acqua sta causando problemi enormi: i prezzi si sono più che triplicati nel 2007, fino all’equivalente di 600 euro per megalitro. Le recenti piogge hanno aggirato le regioni vinicole dell’entroterra, mentre in quelle lungo la costa orientale sono cadute a metà della vendemmia, troppo tardi per nutrire gli acini e causando malattie del tipo muffa.

Secondo uno studio dell’Ente nazionale di ricerca Csiro, le temperature nelle tre maggiori aree vinicole d’Australia, Riverland, lungo il fiume Murray in Australia meridionale, Mildura, nella valle del Murray in Victoria, e Riverina, vicino al fiume Murrumbidgee in Nuovo Galles del Sud, aumenteranno di 2,5 gradi Celsius entro il 2030.

I produttori dovranno, quindi, affidarsi a varietà più resistenti dall’Italia, come Vermentino e Sagrantino, o dalla Spagna, come il Tempranillo. Ci vorranno però mesi o anche anni per importare nuove varietà con il severo sistema australiano di quarantena, e 3/4 anni per stabilire un nuovo stock di vitigni per produzione commerciale. Per i viticoltori già gravemente indebitati, sarà un attesa troppo lunga. Per le varietà che hanno finora alimentato le esportazioni, come Chardonnay, Semillon e Riesling tra i bianchi, e Cabernet, Merlot e Shiraz fra i rossi, le aree di produzione dovranno spostarsi verso i climi più freschi come il sud del Victoria e l’isola di Tasmania. Il futuro è, invece, promettente per la vicina Nuova Zelanda, che già produce vini pregiati con alti volumi di export, poichè il cambiamento climatico renderà temperate, e quindi più adatte, le sue aree fredde.

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