02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

RAPPORTO “FUTURE OF WINE” BY ENOTECA BERRY BROS & RUDD DI LONDRA: CINA NEL 2058 PRIMO PRODUTTORE MONDIALE; GEOGRAFIA DEL VINO - CAUSA CLIMA - SPOSTATA NELLE AREE PIÙ TEMPERATE; FATTORE “BRAND” CRESCE, GENETICA CREERA’ VINI COME GUSTI DEI CONSUMATORI

Italia
Il Paese della Grande Muraglia nuova frontiera del vino

Terremoto in vista nel mondo internazionale del vino: allo scoccare del 2058, la Cina conquisterà lo scettro di primo Paese produttore al mondo, mentre, causa cambiamenti climatici, la geografia dei principali attori di settore sarà spostata nelle zone più temperate del pianeta. Sul fronte commerciale, nei prossimi 50 anni crescerà di importanza il fattore “brand”, la genetica contribuirà a creare vini sempre più vicini alle richieste e ai gusti dei consumatori. Ecco le principali previsioni emerse dal rapporto “Future of Wine”, realizzato per la famosa enoteca londinese Berry Bros & Rudd.
Già sesto produttore mondiale di vino (alle spalle di Francia, Italia, Spagna, Usa e Australia) il gigante mondiale dell’economia, secondo lo studio, non solo supererà per livelli di produttività i concorrenti europei, ma sarà anche in grado di realizzare vini qualitativamente competitivi con i migliori Bordeaux. “La Cina ha i giusti vigneti e le giuste condizioni climatiche per produrre vini di grande qualità. Ciò che manca, ma che non tarderà ad arrivare - si legge nel rapporto -, è l’esperienza e la giusta conoscenza tecnica”.
Se dunque il gigante asiatico avrà motivi per festeggiare, il grande sconfitto della competizione vitivinicola globale sarà l’Australia, che diventerà “troppo calda e troppo arida per poter ospitare grandi aree di vigneti. Scompariranno i vini a basso costo, ma emergerà una vitinicoltura di nicchia, attenta alla qualità e al territorio”.
Le sorprese non finiscono qui: a causa del riscaldamento globale, la nuova mappa del vino premierà i Paesi dell’Europa dell’Est (Ucraina, Moldavia, Croazia, Slovenia, Polonia), la Gran Bretagna e il Canada, che potrebbe dare filo da torcere ai cugini statunitensi.
Il terremoto, secondo lo studio, non si fermerà alla cartina geografica, ma sarà molto più profondo e modificherà il nostro modo di avvicinarci al vino e le caratteristiche stesse del prodotto. Nel 2058 sarà il “brand” a dettare il mercato, mentre tipo di vigneti e provenienza del vino saranno relegate in secondo piano. “Sarà un po’ come ordinare una Coca-Cola, piuttosto che una Fanta o anche un pacchetto di sigarette: non sarà importante il Paese di provenienza, quanto piuttosto il sapore, la riconoscibilità e l’immagine del prodotto”, dice ancora lo studio.
A questo scopo, “le uve verranno modificate geneticamente sia per poter essere più resistenti al clima, sia per dare un sapore nuovo al vino, e i produttori aggiungeranno artificialmente aromi per realizzare uno stile che possa incontrare le esigenze del consumatore”. A questo mercato “popolare” farà però da contraltare un altro di nicchia, attento alla qualità e alla tipicità, ed i cui prezzi tenderanno a diventare sempre piu’ proibitivi.
Ultima novità, infine, il packaging: nel 2058, probabilmente, scompariranno le bottiglie di vetro, “troppo care e antiecologiche”, a favore di un confezionamento con materiali “light” e facilmente riciclabili.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli