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A TUTTE BOLLICINE: FEDERVINI, NEL 2011 PROSEGUE ASCESA EXPORT SPUMANTI MADE IN ITALY, USA IN TESTA (VALORE: 58.358.076 EURO). FOCUS: 2003/2011 +51,7% PROSECCO NEL MERCATO INTERNO, +98% L’EXPORT; FRANCIACORTA A 11 MILIONI DI BOTTIGLIE, +30% L’EXPORT

“All’avvicinarsi delle festività natalizie e di fine anno, le bollicine italiane sono le protagoniste indiscusse delle nostre tavole e le previsioni, nonostante il periodo di recessione, dovrebbero essere positive”. La conferma del gradimento dei vini spumanti italiani anche in un periodo di crisi viene da presidente di Federvini, Lamberto Vallarino Gancia, che sottolinea come il trend positivo dell’export 2010, con le bollicine made in Italy molto apprezzate all’estero e soprattutto negli Stati Uniti, si conferma anche nel periodo gennaio-agosto 2011 quando “l’Italia ha esportato spumanti negli Usa per un valore pari a 58.358.076 euro: nello stesso periodo del 2010 - dice Vallarino Gancia - il valore è stato pari a 40.796.592 euro”. Ma i consumatori stranieri “sono curiosi - spiega Vallarino Gancia - in particolar modo in quei Paesi dove non esiste una cultura legata al mondo del vino”, e lo dimostra il fatto che nei primi 9 mesi del 2011 l’Italia ha esportato in Cina vini spumanti per un valore pari a 4,6 milioni di euro (nello stesso periodo del 2010 questo valore si aggirava su 1,2 milioni di euro), in Giappone il valore si attesta sui 14,6 milioni contro i 13 milioni del 2010.
Il presidente di Federvini ricorda che “a livello complessivo, risulta che le vendite degli spumanti in Italia hanno registrato un +3,7 % nel 2010 sul 2009. Si consuma principalmente in casa - dice l’industriale piemontese - a testimonianza che lo spumante è un prodotto che accompagna i momenti di convivialità, anche se è consumato fuori casa”. Comunque, lo spumante si conferma essere un prodotto molto apprezzato anche all’estero e a gradire le bollicine italiane sono soprattutto gli Stati Uniti: “rappresentano un mercato particolarmente florido - conferma il presidente di Federvini - e nel 2010 le esportazioni di spumante hanno registrato un +14,6% in valore e pari al 18,5% in quantità del totale sul 2009”.
Riguardo ai gusti dei consumatori, Vallarino Gancia spiega che “in Italia si punta alla qualità più che alla quantità, ed è consolidata la cultura del bere bene, con sobrietà, e c’è grande interesse a capire cosa si beve e in che modo”. Fondamentali per questo approccio sono “l’educazione e la scoperta dei nostri territori, due elementi essenziali - riconosce il presidente Federvini - per far conoscere la peculiarità dei nostri prodotti”. La diffusione dello spumante si deve anche al fatto che “non si beve più solo in occasione delle festività. Certamente il suo consumo è legato a occasioni particolari, ma essendo un prodotto di qualità e che offre un’ampia gamma di scelta, riteniamo possa fregiarsi il titolo di un prodotto di classe adatto a tutte le occasioni, in famiglia e con gli amici”, dice Vallarino Gancia.
Anche le aziende vitivincole italiane sono cambiate, tra tradizione e innovazione. “Il settore italiano - commenta Vallarino Gancia - è composto principalmente da piccole e medie imprese che gestiscono un rilevante capitale tecnico, impegnando e preservando un insostituibile capitale umano. Le nostre aziende hanno una lunga storia e sulla tradizione poggiano le loro basi solide grazie alle quali possono affrontare con grinta le nuove sfide di un mercato in continua evoluzione. Il cambiamento fa parte del percorso imprenditoriale - afferma il presidente di Federvini - e incentivare l’innovazione e la ricerca è un obiettivo essenziale, che impegna le nostre aziende ad essere innovative senza mai dimenticare, allo stesso tempo, il legame con la propria tradizione”. Insomma, “lo spumante è un vino a tutto pasto - conclude Vallarino Gancia - merita di accompagnare ogni momento, purchè lo si faccia con moderazione e seguendo il modello dello stile mediterraneo tipico della nostra cultura del bere che trova nell’equilibrio dei sapori la sua essenza”.

Case history 1 - Prosecco Docg: 2003-2011, mercato nazionale a +51,7% (40,77 milioni di bottiglie), export a +98% (24,73 milioni di bottiglie), per un distretto che vale 400 milioni di euro
La crisi non arresta il successo del Conegliano Valdobbiadene e a giovarne è anche l’occupazione. Il Ministero del Lavoro, infatti, proprio in questi giorni sta analizzando il Distretto del Prosecco Superiore come uno dei cinque casi studio per combattere la crisi. Come dimostrato dai dati presentati oggi dal Centro Studi di Distretto Conegliano Valdobbiadene, osservatorio voluto nel 2004 dal Consorzio di Tutela, il Prosecco Superiore vale 65,7 milioni di bottiglie, con un incremento medio annuo in volume, dal 2003 a oggi, del + 9,5% ed una crescita complessiva del 60% valore, passato da 250 milioni di euro a 400 milioni. Questo sviluppo ha permesso la creazione di nuovi posti di lavoro, in particolare nelle mansioni specializzate di export manager (+2% nell’ultimo anno) e di enologo (1,5 per cantina) e oggi le 166 aziende produttrici impiegano più di 5.000 persone.
Si tratta, quindi, di un distretto in piena salute, il cui successo, secondo l’indagine del Centro Studi, è dovuto a due fattori, come spiegato da Vasco Boatto dell’Università degli Studi di Padova. Il primo è l’incremento del mercato nazionale che, nonostante la crisi, ha registrato un +51,7% rispetto al 2003, arrivando ad un volume pari a 40,77 milioni di bottiglie. In particolare, come evidenziato da Giancarlo Gramatica di Symphony Iri Group, cresce il canale della distribuzione moderna, e il Conegliano Valdobbiadene si dimostra lo spumante Docg più venduto e più amato d’Italia con vendite di 12,89 milioni di bottiglie (+ 4,4%) in questo canale.
Negli ultimi otto anni l’esportazione è cresciuta del +98% arrivando ad un volume di 24,73 milioni di bottiglie mentre nel 2003 superava di poco i 12 milioni. Oggi circa il 40% dell’intera produzione viene esportato nei cinque continenti. Primo mercato si conferma la Germania, con il 34,3%, seguita da Stati Uniti (+81,9% in raffronto al 2009) e il Canada (+44,6%), che detengono complessivamente il 19% dell’export. Al terzo posto si colloca la Svizzera, con il 15% delle vendite. In netta crescita risulta lo spumante, che raggiunge il 90% dei volumi, a dimostrazione che il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore è sempre più bollicina di alta qualità. La crescita dell’export si deve alla capacità imprenditoriale delle aziende, che hanno saputo diversificare la propria strategia: oggi l’80% esporta il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore in oltre 50 Paesi.

L’identikit del consumatore e le sfide per il futuro
Da un’indagine presentata oggi da Eugenio Pomarici dell’Università Federico II di Napoli e compiuta sul panel Ac Nielsen, il consumatore del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore è caratterizzato da un reddito medio-alto e da buona fedeltà alla marca. Su quattro famiglie che acquistano questo vino, tre comprano esclusivamente Conegliano Valdobbiadene quando si parla di Prosecco. Malgrado questo anche la Doc Prosecco cresce e ciò significa che i cambiamenti avuti nel 2009 hanno portato esiti positivi e oggi non vi è competizione ma complementarietà tra le due categorie.
Non mancano però le sfide per il futuro, come evidenziato durante la presentazione del Centro Studi da Daniele Fornari del Cermes - Università Bocconi di Milano), che ha evidenziato come per il futuro vitale sia la difesa del valore del Conegliano Valdobbiadene, sia nel canale moderno che nel canale tradizionale (ristoranti ed enoteche). Proprio in questa direzione va la strategia del Consorzio Tutela Conegliano Valdobbiadene, che nel 2012 potenzierà il piano di promozione per fare conoscere il Prosecco Superiore. “Possediamo tre elementi distintivi: la storia e quindi l’esperienza, il territorio e quindi la tipicità, il capitale umano e quindi la competenza - afferma il presidente Innocente Nardi - valorizzarli sarà il nostro obiettivo per rafforzare la nostra identità. Accanto a questo l’impegno con gli altri Consorzi sarà la tutela del nome Prosecco nel mondo”. In questo senso importanti novità sono state comunicate da Giancarlo Scottà, europarlamentare veneto, membro della Commissione Agricoltura, che ha evidenziato come nei giorni scorsi si sia raggiunto il traguardo dell’inserimento del Prosecco nell’accordo bilaterale Usa-Europa.

Case history 2 - Franciacorta: nel 2011 vendute più di 11 milioni di bottiglie, export a +30%
Il Franciacorta si prepara a celebrare le feste del 2011 da protagonista: in tavola per cenoni e pranzi, nei calici tintinnanti per i brindisi, ma soprattutto nei numeri e nei riconoscimenti più autorevoli. Saranno più di 11 milioni le bottiglie della prestigiosa denominazione “metodo classico” italiana che, secondo i dati raccolti dal Consorzio Franciacorta, sono state vendute nel corso di quest’anno. E le bollicine di Franciacorta si confermano molto apprezzato anche oltre confine, dove i principali consumatori si riconfermano Germania, Belgio e Svizzera, mentre un trend positivo si registra negli Stati Uniti e in Giappone. Un 2011 importante per il Franciacorta che nell’anno del suo anniversario n. 50 ha realizzato performance da record. Da una ricerca Cermes-Bocconi è emerso che in un mercato delle bollicine già positivo (+4,7%) la crescita del Franciacorta ha raggiunto il 16,7% con la previsione di un ulteriore incremento delle vendite, 11,60 milioni di bottiglie prodotte su 25,81 milioni totali nel metodo classico e buone performance all’estero con un aumento progressivo dal 7 all’8% negli ultimi due anni.
Alla base del successo la cura scrupolosa e la ricerca costante della qualità più elevata che le aziende dedicano al prodotto e il lavoro incessante del Consorzio Franciacorta che quest’anno, per primo in Italia, ha istituito l’Osservatorio economico. Si tratta di uno strumento che permette di raccogliere ed elaborare dati certificati dalle aziende associate. Ad esempio, negli ultimi tre anni emerge che il Franciacorta è stato venduto per quasi l’80% nel Nord Italia, mentre nel 2011 l’export registra un aumento del 30% circa.
Il risultato è un’ulteriore conferma delle valutazioni positive dei critici che nel 2011 hanno premiato i Franciacorta. I numeri sono eloquenti: su 103 “metodo classico” premiati dalle 6 principali guide italiane e straniere (Duemilavini, Gambero Rosso, L’Espresso, Sparkle-Bere Spumante, Slow Wine, Veronelli) oltre il 50% sono Franciacorta. La soddisfazione cresce se si pensa che fatta la somma delle valutazioni totali e stilata un’unica classifica, l’80% delle prime trenta etichette sono Franciacorta. “Chiudiamo l’anno pieni di soddisfazione - commenta Maurizio Zanella, presidente del Consorzio Franciacorta - i numeri e la critica ci premiano doppiamente, infatti arriviamo a fine 2011 forti dell’orgoglio per ciò che abbiamo raggiunto e pronti a proseguire su questa strada con la stessa determinazione nella cura del nostro lavoro”. Dai premi alla tavola per il Franciacorta il passo è stato breve e così il 2011 si è rivelato l’anno dell’affermazione delle bollicine a tutto pasto oltre che per il consueto brindisi, quest’anno quanto mai meritato.

Focus - Il “sorpasso” dell’uva da Prosecco Docg su quella del Franciacorta
Sembra proprio che il 2011 sia destinato ad essere ricordato come l’anno dei record per il Prosecco, il cui grande successo commerciale si riflette anche sulla materia prima. Tanto che per la prima volta il prezzo medio dell’uva da Prosecco Docg ha superato le quotazioni di quella che diventa Franciacorta Docg: 1,20 euro al chilo (rilevazione al 13 settembre 2011) per i veneti su 1 euro al chilo per i lombardi (dati al 26 ottobre 2011).

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