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DALLE MARCHE “CASE HISTORY” CONTROCORRENTE: UMANI RONCHI A +20% DI VENDITE SU SCAFFALI D’ITALIA. BERNETTI: “FORSE LA PUR GIUSTA CONCENTRAZIONE VERSO SCAMBI OLTRE CONFINE È STATA ENFATIZZATA E HA PORTATO A TIRARE I REMI IN BARCA SUL NOSTRO MERCATO”

Con i consumi interni in netto calo, l’Italia del vino “si salva” soprattutto grazie all’export, ma le aziende hanno ben chiaro che il mercato italiano ricopre un ruolo chiave proprio quando l’obbiettivo sono i mercati internazionali, più reattivi se il mercato domestico garantisce quella visibilità che poi viene spesa sulle piazze internazionali. E’ questa una sofisticata strategia “glocal”, che riesce a far raggiungere risultati lusinghieri anche sul mercato nazionale: come il +20% di vendite nel 2011 della griffe Umani Ronchi, forse la cantina che più di altre ha rilanciato l’enologia della Marche, grazie a ricopnoscimenti e premi internazionali (per il Pelago e il Verdicchio Vecchie Vigne), case history controcorrente nell’Italia del vino.

“Nel mercato interno - spiega Michele Bernetti, alla guida della cantina - avevamo ancora margini di crescita. Le vendite sugli scaffali italiani, infatti, raggiungono il 25%, poco, tutto sommato, in confronto al 75% delle nostre esportazioni. Si spiega così, in parte, il nostro avanzamento sugli scaffali italiani, sostenuto da una serie di investimenti mirati, un affinamento dei rapporti commerciali e un lavoro molto puntuale sul marchio. A questa serie di azioni - aggiunge Bernetti - vanno aggiunti anche un aumento generale della richiesta dei bianchi e il buon rapporto qualità-prezzo che ha sempre contraddistinto i nostri vini”.

Concentrando la maggior parte dei suoi sforzi sull’export, ma senza dimenticare il mercato domestico, Umani Ronchi nel 2011 ha incrementato le sue vendite del 4%. “Forse la pur giusta concentrazione delle aziende italiane verso gli scambi commerciali oltre confine - dice Bernetti - è stata un po’ enfatizzata e questo ha portato alcune aziende a “tirare i remi in barca” rispetto al mercato del Belpaese, lasciando qualche spazio libero per quelle cantine che, invece, hanno continuato a ritenere importante il ruolo del mercato domestico. Il suo ruolo di “vetrina” per gli acquirenti esteri è e resta del tutto fondamentale. Difficile - conclude Bernetti - che un importatore straniero voglia a tutti i costi il tuo prodotto se non è ben presente nel mercato nativo”.

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